Mitridate, Mozart e il canto di Massimo Mila

Mitridate, Mozart e il canto All'Olimpico di Vicenza l'opera del musicista quattordicenne Mitridate, Mozart e il canto L'orchestra della Fenice di Venezia era diretta dal maestro Brydon, l'ottima regia firmata da Ponnelle DAL NOSTRO INVIATO VICENZA — La rassegna delle opere giovanili di Mozart, cosi ben programmata e condotta dal Festival di Vicenza, si è conclusa in bellezza col Mitridate re di Ponto, prima opera seria del giovane quattordicenne, e prima sua opera per le scene Italiane, al Teatro Ducale di Milano. Lunga e Indecisa è la discussione fra gli studiosi, e lo fu anche tra i contemporanei, se questo perentorio coup d'essai sia da considerare superiore o inferiore al Lucio Siila, che lo segui di due anni, ripreso recentemente con tanto successo alla Scala. Generalmente la bilancia pende In favore del Mitridate, del quale 1 contemporanei richiesero un numero di repliche molto maggiore. Oggi noi non slamo di questo parere, ma possiamo comprendere benissimo quello opposto. Il Mitridate è, nella carriera teatrale di Mozart, un poco quello che fu 11 Nabucco per Verdi: l'occasione suprema, dove uno ce la mette tutta, o la va o la spacca, se non va bene, addio, bisogna rassegnarsi: continuare a fare 11 fornitore di Messe e Minuetti per la noiosissima corte dell'arcivescovo di Salt sburgo. I tre atti dell'opera sono lunghi, pieni come un uovo. Dal punto di vista di un compito scolastico, dieci con lode Il ragazze si cimenta puntigliosamente con le varie forme di aria con o senza da capo, In ogni caso abbreviato come ormai era prevalso anche nell'opera seria, col decadere delle Insopportabili bra vate belcantistlche in uso fino a metà del secolo, già cominciando un poco a farsi sentire la benefica concor renza dell'opera buffa nel ri guardi del pomposo spettacolo melodrammatico. Il Mitridate arriva al termine del primo viaggio, di più di un anno, in Italia. La penisola è venuta incontro al ragazzino austriaco come il giardino fiorito del canto, la rivelazione della voce umana: né Vienna, né Parigi, né Londra, e meno che mal Salisburgo, arroccata tra le montagne, avevano potuto aprirgliene 1 segreti. Nelle venti e più arie del Mitridate, un duetto e uno pseudoqutntetto finale, c'è ancora spesso una rigidità impettita da bravo Kapellmeister, ma si direbbe che man mano che l'opera procede, il giovane, col canto, ci prenda confidenza. L'aria di Aspasia in sol minore, 'Nel sen mi palpita dolente il core», la cosiddetta •scena dell'ombra* dove il medesimo personaggio, col nappo del veleno In mano, trapassa successivamente e senza Interruzione da un ricco recitativo secco a un recitativo accompagnato e infine alla cavatina «Pallici'ombre die scorgete*, e 11 portentoso duetto Aspasla-Slfare che chiude 11 second'atto, dove le due voci femminili (anche se Slfare è un uomo) si sovrappongono in vertiginosi vocalizzi con una tecnica da fuochi artificiali, sono ormai ben più che ottimi compiti di scuola, sono colpi di genio belli e buoni. Curiosamente deludente, invece, 11 finale dell'opera, cinque voci per cantare tre parti reali: proprio una miseria. Nonostante la strampalata magniloquenza della storia, 11 libretto del torinese Vittorio Cigna Santi, musicato pochi anni prima da Quirino Oasparinl (e c'è chi dice che Mozart ne avesse lo spartito ben presente), conserva, nei recitativi, qualche pallida traccia della nobiltà secentesca e della finezza psicologica della tragedia di Racine, che Giuseppe Parini aveva tradotta. Soprattutto nel due personaggi «teneri» di Aspasia e Slfare, matrigna e figliastro innamorati, eppure rispettosi del diritti di Mitridate, rispettivo sposo e padre. E quest'ultimo è un curioso tipo di barbaro piramidale, soprattutto nell'Interpretazione che ne ha dato il tenore americano Curtls Rayam, un uomo di colore d'impressionante aspetto, che canta 1 recitativi con una tal carica d' espressione da rasentare eccessi veristici (e anche da mettere un poco in pericolo 1' intonazione). SI è fatto largo in America interpretando, naturalmente, l'opera Tremonisha di Scott Joplln, per la quale noi Invece dobbiamo cospargere 1 cantanti di fuliggine. DI giovani anglo-sassoni, che spesso hanno studiato in Italia, e anche di italiani è composta la compagnia, che veramente sorprende per la quantità di voci esperte in quel canto di bravura settecentesco del quale, secondo le solite prèfiche del belcanto, si sarebbe smarrita la traccia e la scuola. L'australiana Yvonne Kenny, attiva a Londra e ora al suo debutto Italiano (ma già ha conosciuto la scuola della Scala) Insieme con la nostra cara e gentile Leila Cuberii hanno fatto veramente trepidare sul loro amori contrastati. La cagliaritana Bernardina Manca di Nlssa ha difeso assai bene la brutta parte contrattile del cattivo Farnace, altro figliastro di Aspasia Innamorato di quell'Irresistibile matri- gna; il soprano milanese Adelina Scarabelll quella gentile e affettuosa di Ismene, innamorata del suddetto. La piccola Monique Baudouln, parigina, ha ben disimpegnato l'unica aria della piccola parte di Arbate, e il tenore romano Mario Bolognesi, già apprezzato qui nel Sogno di Scipione, ha avuto naturalmente la parte dell' unico personaggio romano, Marzio. A lui è toccato 11 curioso privilegio che gli hanno aggiunto un'aria, oltre all'unica che lo spartito comporta; più curioso ancora è che nessuna delle cinque arie sovrabbondanti e tralasciate di quest' opera, è di Marzio. Una è .. Vado incontro al fato estremo* di Mitridate, piuttosto bella e perciò giustamente ricuperata. Ma 11 fatto è che l'opera risulta d'una lunghezza preoccupante. Se ha avuto esito eccellente, si potrebbe dire trionfale, ciò si deve specialmente a due fattori: uno è 1' autorevolissima presenza dell'orchestra della Fenice, ben guidata dal direttore Roderick Brydon, e l'altra è la regia accurata e sensibile di Jean-Pierre Ponnelle, 11 cui segreto si compendia in una semplicissima formula: recitare recitare recitare. Appunto 1 recitativi, Invece di riuscire mortalmente noiosi come di solito, sono stati il filo conduttore dell'azione, con gesti e espressioni da grande teatro tragico recintano, di cui fortunatamente nulla va perduto nelle piccole dimensioni del Teatro palladiano. Ponnelle ne ha integrato la scena fissa con pochi ed abili elementi mobili, e Pet Halmen ha disegnato 1 nobili, un po' ingombranti costumi. Massimo Mila U d M Una scena di «Mitridate re di Ponto», opera in tre atti di Mozart ragazzo, diretta da Roderick Brydon con l'orchestra della Fenice