Il venerdì nero dell'oro

Il venerdì nero dell'oro Per vendite massicce è sceso sotto «quota 360» Il venerdì nero dell'oro Superdollaro e alti tassi Usa l'hanno messo al tappeto II braccio di ferro fra l'amministrazione Reagan ed il Congresso sul deficit del bf-j lancio americano ha spedito al tappeto i pressi dell'oro e degli altri metalli preziosi. La galoppata del dollaro e dei lassi di interesse americani ìm creato una psicosi fra i detentori di oro, che hanno de-, ciso di vendere a qualsiasi prezzo un metallo che ha perso tutto il suo splendore. Le regole di mercato sono più forti — nel breve periodo — dell'attrattiva psicologica di un metallo che ha corteggiato e che si è fatto corteggiare dalle genti di ogni razza e di ogni tempo. Infatti, i tas^i reali di interesse sono mol¬ to più appetitosi della speranza di forti profitti nella tesaurizzazione dell'oro. Inoltre il progetto americano di ridurre l'imposizione fiscale del 30% sui capitali stranieri ha giocato un ruolo fondamentale ncll'attlrarc verso il Nuovo Continente capitali freschi liberatisi dai metalli preziosi. D'altra parte, verso la metà della settimana i prezzi dell' oro avevano perforato la barriera tecnica di 368 dollari V oncia, che per un certo periodo ha rappresentalo il limite inferiore della forchetta di fluttuazione compresa fra 395 e 368 dollari. I massicci acquisti delle settimane scorse da parte di al- cune Banche centrali e di investitori dell'Estremo Oriente ed una politica molto attenta alle vendite del Sudafrica non lianno potuto difendere il livello del prezzi di 370 dollari Inoltre, il mercato era dominato da importanti posizioni al rialzo che però erano protette da ordini di vendita -al meglio-, soprattutto per conto di capitali arabi. Gli ordini di vendita -al meglio», provenienti soprat- . , ,tutto dall Estremo e dal Me- \dio Oriente hanno massacra to il mercato nella mattinata di venerdì. Nel primo pomeriggio, con l'apertura del mercato americano, lo stillicidio delle vendite ha continuato. Sembra die i principali Paesi produttori (Sudafrica e Unione Sovietica) si siano ritirati dal mercato per evitare di pesare con le loro vendite sui prezzi. Sono però stati segnalati degli interventi all'acquisto di alcune Banche centrali, preoccupate della caduta 'dei prezzi. D'altra parte, parecchi crediti bancari internazionali sono ancorati sull'oro dato a pegno e nessuna banca vuole essere costretta a liquidare il metallo per recuperare la contropartita dei crediti. Passato lo choc del venerdì nero — a Londra la chiusura è stata di 353^5 dollari l'oncia — gli osservatori si interrogano sull'evoluzione dei prezzi del metallo che dovrebbero stabilizzarsi ed eventualmente rimbalzare tecnicamente ai primi cenni di debolezza del dollaro, mentre sul mercato non pesano più come una pericolosa spada di Damocle le importanti posizioni dell'acquisto. Però, l'evoluzione dei tassi reali di interesse dominerà i movimenti dei corsi dell'oro, che ha perso il suo valore carismatico di bene rifugio contro gli eventi politico-militari (crisi mediorientale) e finanziari (la crisi di liquidità dei Paesi debitori del Terzo Mondo), tanto clic i pessimisti attendono un livello di 330/300 dollari l'oncia. Alessandro Giraudo

Persone citate: Alessandro Giraudo

Luoghi citati: Estremo Oriente, Londra, Sudafrica, Unione Sovietica, Usa