Delitto Dalla Chiesa, accusati i capi della «mafia vincente»

Delitto Dalla Chiesa, accusati I capi della «mafia vincente» Palermo, il giudice istruttore ha trasmesso gli atti al pm Delitto Dalla Chiesa, accusati I capi della «mafia vincente» Nell'agguato del 3 settembre '82 furono uccisi anche la moglie del generale-prefetto e la guardia di scorta - Delle 14 persone ritenute responsabili solo quattro (fra cui i tre killer) sono detenute DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PALERMO — Giovanni Falcone — il giudice più odiato dalla mafia per le sue inchieste sul traffico degli stupefacenti, sul; riciclaggio di denaro «sporco» e sulle connessioni tra mafia e politica ha chiuso l'istruttoria sul delitto Dalla Chiesa e su altri crimini ordinati ai loro «picciotti» dai boss delle cosche vincenti nella guerra fratricida che negli ultimi anni ha insanguinato Palermo. La maxi-istruttoria passa ora al sostituti procuratori della Repubblica Giuseppe Ayala e Domenico Signorino che, ora in ferie, se ne occuperanno al loro rientro e dovranno quindi redigere la requisitoria scritta. Non vi sono grosse novità rispetto a quanto si sapeva. Vi è semmai la conferma che le ricerche compiute da Falcone, con la tenacia di un mastino, portano a conclùdere che i più gravi delitti mafiosi a Palermo tra il 1981 e il 1982, sono un unico tassello ncll'agghiacclantc mosaico mafioso di morte e violenza in questa città. Falcone ha accusato quattordici persene, già l'anno scorso incriminate (quattro sole sono in carcere, le altre sono introvabili), per l'agguato perpetrato qualche minuto prima delle 21 del 3 settembre 1982 in via Isidoro Carini in piena centro. Sotto i colpi di un fucile mitragliatore so- victlco Kalashnikov e di due pistole calibro 38 furono massacrati Carlo Alberto Dalla Chiesa — che lasciata la divisa di generale dei carabinieri e nominato l prefetto e alto commissario per la lotta alla mafia era giunto a fine aprile a Palermo —, la sua giovane moglie Emmanucla Setti Carraro e l'agente dei servizi di sicurezza che li scortava su un'altra automobile, Domenico Russo. Dalla Chiesa aveva osato troppo. L'uomo che aveva assestato colpi decisivi alle Br, tornato in Sicilia per lottare nuovamente centro la mafia stava «esagerando»: voleva indagare a fondo sui santuari del potere mafioso. Fu per questo che I boss decisero la sua eliminazione. Anche questo delitto, come quelli Mattarella, Costa, La Torre, Terranova, Giuliano, Russo, ecc., avrebbe potuto essere considerato un'aperta sfida contro lo Stato? Tanto meglio, conclusero i capi. Una sfida era proprio ciò che essi in quel periodo — secondo Giovanni Falcone — intendevano lanciare allo Stato che, dopo l'omicidio La Torre, si apprestava a varare la legge antimafia. Dalla Chiesa, poi, e la cosa non era gradita alla mafia, Insisteva per ottenere poteri eccezionali. Fatta questa analisi, Giovanni Falcone non ha esitato a dare un nome ed un volto a coloro che egli considera sicuramente i responsabili del delitto Dalla Chiesa perché sarebbero loro t capi della mafia: Michele Greco detto il -Papa- e suo fratello Salva tore detto il •Senatore- (accusati anche del delitto Chlnnlcl e processati per questo in contumacia alle assise di Cai tanlssetta dove 11 p.m. Renato Di Natale, l'altro giorno, ha chiesto la loro condanna all'ergastolo: la sentenza sarà emessa entro il mese); il boss di Corlcone, Salvatore Rllna, luogotenente di Iyuc|a/no Ligglo; Rosario Riccobono, capo dell'influente cosca nel rione San Lorenzo che, a parere di molti, a Palermo, potrebbe essere deceduto; 11 capo della malavita di Catania, Benedetto Santapaola detto «MMo»; Filippo Marchese, capo della cosca di corso dei Mille che, In un magazzino semtdtroccato in piazza Sant'Erasmo, aveva impiantato una camera della morte dove gli avversari venivano sottoposti a indicibili sevizie, sfregiati con acido muriatico e gettati in mare; Pietro Vernengo che, con fratelli e cugini, gestiva una raffineria di eroina in una villa in costruzione all'ingresso orientale della città; Tommaso Spadarò; Carmelo Zanca; Giuseppe Greco; Mario Prcstlflllppo, considerato un super killer, cinico e implacabile, che avrebbe ucciso numerose persone; Nunzio Salafia; Antonino Ragona e Salvatore Genovese. Questi ultimi tre avrebbero fatto parte del commando di via Isidoro Ca¬ rini e sono tre dei quattro detenuti (l'altro è .Spadaro).' Nell'Istruttoria Dalla Chiesa 11 giudice Falcone ha incluso altri delitti. Sono quelli dei capimafla Stefano Bontade (26 aprile 1981) e Salvatore Inzerlllo (11 maggio 1981), 11 ferimento di -Totucclo- Contorno, ed infine la strage (16 giugno 1982), sulla circonvallazione di Palermo, in cui furono assassinati il boss catenese Alfio Ferlito, di 26 anni, nemico giurato di Benedetto Santapaola, tre carabinieri che lo scortavano e l'autista di una Mercedes da noleggio sulla quale Ferlito veniva trasferito quel giorno dal carcere di Enna In quello, ritenuto più sicuro, di Trapani. Le sette morti ed il ferimento di Contorno, a parere del giudice Falcone, vanno sicuramente attribuiti agli stessi quattordici imputati del delitto Dalla Chiesa. Antonio Ruvida

Luoghi citati: Catania, Falcone, Palermo, Sicilia