Sfida alla regina di Delhi di Aldo Rizzo

Sfida alla regina di Delhi Dalla rivolta sikh nel Punjab ai tumulti nel Kashmir: il «male indiano» torna a scuotere l'Unione Sfida alla regina di Delhi A un mese dalla strage nel Tempio d'Oro, all'indomani dei massacri di Bombay, Indirà fa silurare il capo del governo di Srinagar - Musulmani e opposizione denunciano il colpo di mano, la Gandhi risponde con lo stato d'assedio - Attesa per le elezioni di gennaio: tutti si chiedono se la figlia del Pandit Nehru garantirà la scadenza e la regolarità del voto popolare gennaio: A un mese dalla strage nel Tempio d'Oro di Amrltsar, in quel Punjab tuttora presidiato dalle truppe di Indirà, la cui partenza scatenerebbe certamente nuovi massacri, 11 • male indiano» si propaga, seguendo una facile previsione. Il colpo di forza contro l'estremismo sikh forse era necessario o inevitabile; ma non è stato la .lesione-, che il governo centrale sperava, per tutte le minoranze riottose, mentre un'eccitazione estremistica affiora nella stessa maggioranza hindù, come dimostrano tumulti e regolamenti di conti a Bombay. Forse la crisi dell'Unione Indiana non era mal stata cosi grave, dopo l'indipendenza. H nuovo epicentro è il Kashmir, Stato che confina col Punjab, in quell'area dell'India e dell'Asia sulla quale si affacciano 11 Pakistan e la Cina (e pakistani e cinesi erano i marchi di fabbrica su molte armi rinvenute nel Tempio d'Oro: il che non vuol dire che la rivolta era Ispirata dal due grandi e tradizionali rivali dell'India, ma indica le possibili implicazioni Internazionali di un incendio In quell'area). E, a diffe renza dal Punjab, dove pre valgono 1 sikh, la maggioranza nel Kashmir è musulmana, cioè appartiene a una comunità che conta, in tutta l'India. 170 milioni di persone; il pericolo di uno scontro etnico-religioso si moltiplica all'infinito. Almeno un milione, fra musulmani e hindù, furono I morti nel 1947, nel tragico esodo incrociato, e il Kashmir ha conosciuto tre guerre di massacro tra l'India e 11 Pakistan islamico. Per ora, tuttavìa, questo è un pericolo remoto. I fatti di Srinagar, la capitale del Kashmir rimasto all'India (•Jammu and Kashmir»), attengono, almeno in superi! eie, a rivalità politico-eletto rall tra la periferia e il centro, più che a motivi etnicoreligiosi. E' accaduto che il governo locale, presieduto da Farooq Abdullah. capo di un partito che si chiama •National Conference», perdesse la maggioranza nell'Assemblea legislativa per l'improvvisa defezione di tredici deputati, e che 11 governatore Jag Mohan, da poco Insediato da Indirà Gandhi, subito ne approfittasse per sostituirlo. Al posto di Abdullah è stato collocato Mohamed Shah. cognato del primo, ma legato al Partito del Congresso d'Indirà. Colpo di Stato, hanno tuonalo Abdullah e i deputati rimastigli fedeli. Normale avvicendamento parlamentare, invece, secondo il governatore e la sua alta protettrice di New Delhi. La prima tesi è stata naturalmente fatta propria da tutti gli oppositori nel Parlamento dell'Unione, i quali anzi temono che il primo ministro segua l'esempio del Kashmir in altri Stati, dove esistono governi e assemblee non ossequienti al potere centrale, Stati come il Karnataka, l'Andhra Pradesh, il Bengala Occidentale... E naturalmente il Kashmir è ora presidiato anch'esso dalle truppe d'Indirà, soprattutto lungo il confine con la zona pakistana, ed 6 stato imposto il coprifuoco, e c'è un gran fermento nella popolazione locale, benché il deposto Adbullah incili a una campagna .gandhiana» (del Mahatma Gandhi) di disobbedienza civile e di «non violenza». In realtà almeno un argomento appare Insuperabile: se davvero la defezione del «tredici» (dodici della ■National Conference», più un .-indipendente- ) era spontanea, bisognava dare 11 tempo a Abdullah di riaversi e di chiedere, come diremmo noi, una verifica elettorale, invece di sostituirlo fulmineamente. Il problema vero sono le elezioni, non quelle nel Kashmir, ma in tutta l'Unione indiana, in programma nel gennaio prossimo. Avere governi locali a lei favorevoli, o non sfavorevoli, significa per Indirà condizionare un voto complessivo, che, riguardando settecento milioni di persone, non 6 influenzabile più che tanto dai «messaggi» del centro. E questo non tanto, o non solo, per difendere un potere personale, quanto o soprattutto per conservare 11 ruolo egemone di quel Parti to del Congresso, che è la sola, vera struttura multimi zlonalc o transnazionalc in un Paese dalla complcsssltà e dalla eterogeneità disperanti Ma, adottando la maniera forte, nella misura richiesta dalle circostanze, sia contro le rivolte estremistiche che contro le autonomie politicamente scomode, 11 leader di Delhi finisce per provocare un .backlash-, un effetto di ritorno, di segno contrarlo alle attese. Questo è appunto 11 «mate indiano-, 11 dramma indiano. Cosicché sono In molti a chiedersi se queste elezioni di gennaio si terranno poi veramente, o se Indirà, forte di una maggioranza di due terzi In Parlamento, non finirà per rinviarle o addirittura annullarle. Un giornalista di Newsweek le ha posto francamente la domanda. Indirà ha risposto: .Nella vita tutto è possibile, ma non ne vedo la ragione per ora-. Ne vide la ragione. In circostanze di nuovo drammatiche e fra grandi tensioni, nove anni fa. La sua .ditta tura» durò due anni, dal 1975 al 1977. Ricordo Bombay nel 1976, dure parole d'ordine e slogan minacciosi sullo sfon do della megalopoli disfatta dalla storia e dal caldo. Il più diffuso era: .Talk less, work more', parla di meno e lavora di più. Faceva un'imprcssio ne penosa, non tanto guardando quell'umanità sonnolenta, che poi tale non è, quanto pensando alla grande civiltà di un Paese, che aveva accettato la scommessa della democrazia liberale nelle condizioni più avverse, o addirittura proibitive. Indirà Gandhi ha 66 anni Figlia del Pandit Nehru, a sua volta il più stretto collaboratore del Mahatma, è stata educata alla politica da sempre. Ha visto nascere l'India ed è cresciuta con l'In dia. Dal grande Gandhi non ha preso molto, neppure la pazienza. Ha preso più dal padre, che non era un profeta ma un uomo politico, però idealista, ciò che lei non è. Ha preso soprattutto dagli inglesi, che certo non ama, ma ai quali deve la .Realpolitik- e il senso pratico. Sotto la sua guida. l'India è diventata una potenza atomica, ma non ha trascurato neppure I problemi dello svi¬ luppo interno e dello sfruttamento delle risorse naturali. Il Paese è autosufficiente per tre quarti sul plano energetico, ha superalo, almeno In linea di massima, 11 problema alimentare, ha sviluppato un'industria di base. In politica estera, Indirà ha cercato ncll'Urss, ma attenta a non esporsl troppo, 11 contrappcso al Pakistan e alla Cina. Ha fatto tutto questo, non senza ambiguità, per dare un destino e un'identità comuni a un Paese .impossibile-, un crogiolo persino assurdo di razze, lingue e religioni. Ora tutto 6 di nuovo in gioco, anche per I suoi errori; ma in primo luogo per la disperante e quasi filosofica complessità del .caso indiano-. Aldo Rizzo Militari indiani disperdono una manifestazione nel territorio del Punjab, dopo scontri tra hindu e musulmani

Persone citate: Farooq Abdullah, Gandhi, Mahatma Gandhi, Mohamed Shah, Mohan, Pandit Nehru