Anatoly e l'ascensore

Anatoly e l'ascensore Anatoly e l'ascensore ARRIGO LEVI Dice Kissinger di Dobrynin: «Parlavamo tra nei in inglese. Non l'ho mai preso in giro per il suo accento». Russo l'accento di Dobrynin, tedesco quello di Kissinger, ma i due si capivano benissimo. Tra loro, ricorda Kissinger, si svolsero «tutti i negoziati preliminari sui massimi problemi», che aprirono la strada agli anni della distensione. Dobrynin parlava «a nome del Politburo» (attenzione: del Politburo, non soltanto del ministro degli Esteri Gromyko); Kissinger a nome di Nixon. I due protagonisti erano personaggi straordinari. Di Kissinger, estroverso quanto astuto, sappiamo tutto. Di Dobrynin sappiamo relativamente poco, anche se è da un quarto di secolo a Washington, dove è il decano del corpo diplomatico: il russo più popolare d'America. La qualità centrale di «Doby» è di essere un uomo duttile e senza retorica, «privo di deformazioni professionali», come dice Kissinger; ma anche un «prodotto classico della società comunista», che per difendere il suo Paese «non avrebbe esitato a usare qualsiasi doppiezza». Afferma però Madclcinc Kalb, che ne ha scritto un penetrante ritratto per il New York Times, che quando Dobrynin accompagnò Gromyko da Kennedy, nel 1962, nel famoso incontro sulla crisi di Cuba in cui Gromyko mentì spudoratamente, garantendo che non era in corso l'installazione di missili (quando Kennedy aveva già nel cassetto le fotografìe rivelatrici), l'ambasciatore era quasi certamente all'oscuro del disegno gromykiano. E comunque, non per questo perse la sua credibilità e prestigio. Kissinger lo trovava un interlocutore valido proprio perche quello che Dobrynin diceva «rifletteva sicuramente le idee del suo governo, non le sue preferenze personali». Quando Henry divenne segretario di Stato consentì ad Anatoly (si chiamavano per nome) il privilegio di entrare al Dipartimento con la sua Zil nera dal portone del garage, invece che dall'ingresso principale, come tutti gli altri 150 ambasciatori, e di salire al suo ufficio de) settimo piano con il suo ascensore personale, senza dare nell'occhio. Racconta Alexander llaig, con ingenuo orgoglio, che, quando divenne segretario di Stato di Rcagan, uno dei suoi primi gesti fu di privare Dobrynin di questo privilegio. Era una classica «ripicca diplomatica», una protesta contro le angherie di cui era vittima il povero ambasciatore americano a Mosca; ma a Dobrynin dovette sembrare una deliberata umiliazione c, peggio ancora, un gesto simbolico: l'America di Rcagan non avrebbe più riconosciuto la specialissima «partnership» tra le due superpotenze rivali? Chissà se Shultz restituirà mai a Dobrynin il privilegio perduto: forse questo gesto conterebbe più di molte parole. In questo momento diffìcile il grande ambasciatore è rimasto il solo tramite diretto tra Casa Bianca c Cremlino. Dice Kissinger: «Se un giorno si allenteranno le tensioni e i pericoli propri del nostro tempo, Anatoly Dobrynin avrà sicuramente dato a eie un contributo essenziale». Ma per ora neanche Dobrynin, dopo Andrcotti e Gcnscher, Mitterrand e Hau, è riuscito a convincere Ccrncnko e Gromyko che il nuovo Rcagan «distensivo» va preso sul serio. Il leader sovietico che ha riabilitato Molotov sembra averne ereditato il gusto del niet.

Luoghi citati: America, Anatoly, Cuba, Mosca, Washington