I tre nemici del Negus rosso

I tre nemici del Negus rosso La storia recente dell'Etiopia rivela una continuità di stile tra Mengistu Hailé Mariani e i «re dei re» I tre nemici del Negus rosso Nonostante gli aiuti sovietici e cubani, il regime di Addis Abeba non riesce a domare la rivolta in Eritrea - Sempre nel Nord, infuria la guerrìglia del «Fronte popolare di liberazione del Tigre» - Sembra per ora conclusa la partita con la Somalia e gli indipendentisti dell'Ogaden - La piaga della siccità e le «deportazioni» dei contadini del Wollo Non a caso lo chiamano il Nègus rosso. Mengistu Hailé Mariani non ci pensa due volte, quando si tratta di salvare l'immagine del potere turbata da una sconfitta, mettendo in scena un'espiazione solenne e esemplare. Secondo lo stile consacrato da secoli di spietata autorità imperlale, in certi casi la ricetta è una sola: chiedere la testa del responsabile. E' toccato a un oscuro ufficiale di sperimentare sulla propria pelle questa sinistra continuità fra il vecchio regime imperlale e 11 nuovo regime rivoluzionarlo che ne ha preso 11 posto In Etiopia. All' ufficiale che comandava, il mese scorso, la guarnigione dell'aeroporto di Asmara. La guarnigione era stata sorpresa, nella notte, dall'attacco di otto Incursori eritrei. Attacco audacissimo, e coronato dal successo: distrutti sette cacciabombardieri Mlg-23, un paio di elicotteri d'assalto, un Ilyushin da trasporto. E moltljaltrl aerei danneggiati. Il giorno dopo, secondo fonti,diplomatiche, «ras» Mengistu, come anche lo chiamano gli oppositori rievocando il vecchio titolo feudale, si è precipitato sul posto. Furente, perché sette Mlg-23 distrutti è un colpo durissimo per un'aviazione che, di questi aerei, ne conta una venti' ha, 11 nerbo della flotta essendo costituito dai più modesti Mig-21. Di fronte allo scempio, il tenente colonnello che regge le sorti dell'Etiopia ha ordinato, senza esitare, 1' esecuzione dell'ufficiale responsabile. Questo episodio di guerra, e di sbrigativa giustizia militare, dimostra non soltanto la continuità di stile fra il giovane ufficiale rivoluzionarlo e 1 «re dei re» che lo hanno preceduto nei secoli a capo dell'Etiopia. Dimostra anche quanto sia ancora combattiva la resistenza eritrea, sei anni dopo le offensive del '78, due anni dopo V operazione «Stella rossa» dell'82: tutte condotte con 1' aluto potente di plani, di uomini, di materiali sovietici, cubani, tedeschi orientali, sud/emenitl. Le notizie che giungono da quel fronte di guerra quasi dimenticato sono scarse e a volte contraddittorie. Ma è possibile fissare alcuni punti fermi. I partigiani del Fronte popolare di liberazione eritreo (Fple) occupano stabilmente 11 Nord del loro Paese, dove l'azione militare etiopica deve limitarsi agli attacchi aerei. A Nakfa, una cittadina quasi distrutta dalle bombe, l'Eritrea ha qualcosa di slmile b una capitale provvisoria. Le grandi vie di comunicazione, a Nord e a Ovest di Cheren, sono parzialmente controllate dagli Insorti. Anche l'antica strada coloniale Italiana che lega Asmara a Addis Abeba è tutt'altro che sicura per gli uomini di Mengistu. Infatti a tormentare le linee di comunicazione delle forze etiopiche impegnate In Eritrea c'è il Fronte popolare di liberazione del Tigre (Fplt), che opera anche nelle province limitrofe. Si tratta di province, come il Wollo, devastate da anni consecutivi di siccità.. La preoccupazione governativa per la vacillante coesione del vecchio Impero di Halle Selasslé è confermata da una recente inflativa. Si convincono 1 contadini del Wollo a relnsedlarsl altrove, in regioni quaisl disabitate ma risparmiate dalla siccità. E risparmiate, soprattutto, dall'insidia degli insorti. Molte testimonianze concordano nel descrivere come molto contrastata l'attuazione di questo programma, che 1 guerriglieri tigrlni combattono con le armi e la pressione psicologica. ' L'Insurrezione tigrlna è nata con il proposito di saldare le molte opposizioni regionali all'antico centralismo etiopico, che il nuovo regime rivoluzionarlo ha deciso, dopo le Incertezze iniziali, di far proprio. DI fatto, c'è una ovvia collaborazione fra gli erltrl del Fple e 1 tigrlni del Fplt. E ci sono stati contatti con 11 Fronte di liberazione della Somalia occidentale, che raggruppava 1 somali Indipendentisti dell'Ogaden. Ma la partita nell'Ogaden, per 11 momento, sembra chiusa. Da quando, nel febbraio del '78,1 giganteschi elicotteri da carico sovietici valicarono in un baleno i passi fra 1' acrocoro etiopico e la pianura desertica, e scaricarono nel pressi di Olglga tre battaglioni cubani, con tanto di carri armati leggeri. Fu quell'operazione a frustrare il sogno somalo della riconquista di Harrar. Non solo, ma grazie all'aiuto del suol alleati «Internazionalisti», sovietici, cubani, sudyemenltl, tedeschi della Rdt, Addis Abeba è riuscita a rovesciare completamente 11 gioco. Infatti ci sono adesso due organizzazioni somale di opposizione al regime di Mogadiscio, 11 Fronte democratico per la salvezza della Somalia (Fdss) e 11 Movimento nazionale somalo (Mns), che hanno 1 loro santuari nell'Ogaden ormai normalizzato sotto 11 segno di Mengistu, e di qui lanciano azioni oltre confine, verso la Somalia settentrionale exbritannica. Cosi 11 governo della SomaIla, alle prese con le conseguenze della guerra perduta, soprattutto con le centinaia di migliala di profughi affluiti dall'Ogaden, e al solito con un diabolico ciclo di siccità ricorrenti, deve anche affrontare la recrudescenza, alimentata dall'esterno, delle antiche opposizioni «nordl- ste». I due movimenti armati e favoriti dagli etiopici affondano infatti le loro radici nel malcontento storico di due etnie della Somalia settentrionale: 1 mlglurtlnt (Fdss) e gli Issa (Mns). Sono varie e complesse le ragioni storiche del duplice o triplice conflitto del Corno d' Africa, che vede gli etiopici contrapposti al somali sul fronte meridionale, agli eritrei e al tigrlni sul fronte Nord. La lotta perenne del pastori nomadi contro 1 contadini sedentari, del cristiani che vivono sull'altopiano contro la marea musulmana che 11 ha sempre circondati. Ma l'elemento che condiziona queste guerre è 11 gioco del rapporti Internazionali. I somali pagano 11 loro Isolamento nel mondo, 11 fatto che un brutale rapporto di forze 11 collochi In secondo plano, rispetto alla potenza regiona¬ le etiopica. Nei calcoli delle cancellerie, non si considera pagante giocarsi le possibilità di recuperare Addis Abeba, scommettendo su Mogadiscio. E anche la lotta eritrea,, che pure si basa su inoppugnabili ragioni di diritto (11 Paese fu annesso dal vecchio Negus, nonostante 11 voto delle Nazioni Unite per una larghissima autonomia) è isolata dalle ciniche reaglont di | Stato che dominano 1 rappor- ti internazionali. Anche se In questo caso la natura del terreno, cosi tristemente nota alla storia militare Italiana, è tale da favorire gli Insorti contro 11 più potente esercito dell'Africa Nera, che non può agevolmente Impegnarvi 1 mezzi terrestri forniti dal russi, e deve limitarsi alle Incursioni aeree. Per cui la situazione appare risolta a Sud, dove 11 terreno ha consentito la grande battaglia campale, e bloccata a Nord, dove del resto una soluzione politica sembra ancor meno praticabile di una soluzione militare. Nonostante 1' abilità di Mengistu, che si muove con disinvoltura sulla scena diplomatica non sol tanto panafricana: ma il solo risultato che ottiene è la verifica dell'isolamento eritreo, che come abbiamo visto è un elemento importante ma non decisivo. Avviene cosi che la tenace, ammirevole resistenza eritrea restituisce flato e speranze al revanscismo somalo battuto sul campo. Come tutte le popolazioni di tradizione nomade, i somali sono combattenti coraggiosi e irriducibili. Dieci mesi fa, per il quattordicesimo anniversario della rivoluzione, 11 presidente Slad Barre ha Inaugurato a Mogadiscio 11 monumento di Ahmed lbn Ibrahlm al-Gha zi. Costui, che gli «abissini» chiamavano Oragn, 11 Mancino, era l'Imam dello Stato arabo-somalo di Adal, che nel Cinquecento portò le sue truppe a saccheggiare l'acrocoro cristiano. Per sloggiarlo dall'Etiopia, 11 Negus dovette chiamare a soccorso 1 porto ghesi. Didascalica allusione al presente: se fossimo soli sul campo, noi e gli etiopici, sognano gli ufficiali somali... Anche a Addis Abeba non più feudale nei mesi scorsi è stato inaugurato un monumento. E' un'immensa statua di Lenin, collocata in una piazza della verde capitale sull'altopiano per 11 nono anniversario della caduta della più antica monarchia del mondo. Un simbolo non molto africano, ma è proprio attorno a quel simbolo che 1 Etiopia rivoluzionarla e antimperialista di Mengistu difende l'antica unità imperlale Alfredo Venturi Mengistu Hailé Mariani