Ma quanta eleganza nel pianto delle cento fontane di Tivoli

Ma quanta eleganza nel pianto ili Ma quanta eleganza nel pianto delle cento fontane di Tivoli ii TIVOLI è una citta intrisa d'acqua senza scampo. La prima delle tante meraviglie è quella delle cascate. In passato devono avere anche fatto paura perché altrimenti il priore della Compagnia del Sacramento non butterebbe nelle acque dell'Anicnc ogni anno un cero per scongiurare gli allagamenti nella cerimonia storico-religiosa dell'Inchinata che dura ancora oggi. La manifestazione, che ha origini antichissime, si tiene ogni anno il 14 agosto, sul far della sera. Ma nessuna cosa al mondo piange con tanta eleganza come il parco di Villa d'Este a Tivoli. Alle lacrime delle cento fontane dei parchi fra cipressi e salici secolari, si nutrono le stalagmiti e le stalattiti in antri umidi e sonori. Fu un grande artista, Pirro Ligorlo, a trasformare in un parco incantato un luogo di fredda solitudine Cosi questo pendio stupendo del mondo, chiamato ••gemma,, e «perla» in tutte lo guide per i turisti, è di¬ Se la pizza rappresenta nel cosmo culinario 11 sole, la teglia Intesa come contenente oltre che contenuto, ossia come piatto che si prepara in questi tegami larghi e bassi perché non dovrebbe rappresentare la luna? Pensateci: in teglia si preparano di solito cibi morbidi, saporosi, di gusto amabile e familiare. A volle si chiamano anche torte, o tortini rustici. Simili scambi si trovano spesso nella cucina Italiana: teglie di ventato un paradiso dell'acqua, che produce un'impressione di fantasia teatrale, aulica e fastosa. Villa d'Este fu una mirabilissima invenzione di architetti, giardinieri e idraulici geniali, dimora del cardinale Ippolito II d'Este, suo creatore, e onorata da papi, artisti, letterali e filosofi, ma abitare 11 forse non sarebbe comodo. Nella villa propriamente delta c'è un odore di muffa clic neppure le belle Veneri appese alle pareti riescono a fugare e nel parco, a passeggiarci per più di un'ora, c'è da prendersi un'ubriacatura d'acqua. Si fa un passo ed ceco uno zampillo scaturire da una rosa di marmo. Un altro passo e un altro zampillo, dieci, cento zampilli in fila, steli d'argento o fili di rame, sorgono da tritoni, amorini, obelischi, gigli, fiumi barbutisslmi, botticelle, conchìglie, tutti incrostati e corrosi come gusci d'ostriche, scintillanti e gelidi. Villa d'Este è aperta tutti i giorni, tranne il lunedi. dalle 0 sino a un'ora prima del tramonto. Tra le manifestazioni dell'estate un concerto di Liszl — il musicista visse a lungo a Tivoli — è in programma per la prima domenica di settembre e con l'Illuminazione notturna 11 parco sarà ancor più suggestivo. La romana Villa Adriana (dove si arriva dalla via Tiburtina, poco oltre Ponte Lucano) fa sognare di più. Forse, quando era inlatta, doveva apparire come appare oggi Villa d'Este, che le è sorta vicino molto fastosa. Ma oggi, nel suo abbandono, è più luminosa dell'altra. Il sole riscalda i ruderi sparsi fra ulivi, pini c cipressi, esili e allegri come sui colli toscani. Il marmo dei palazzi, frantumato al suolo, manda candidi barbagli, capitelli e colonne pare che aspettino soltanto una mano potente che li ricomponga. Mentre tutto a Villa d'Este è nobile pianto, a Villa Adriana tra gli scheletri dei templi e del palazzi Impe¬ LA storia della moriadelia e quella della città che le ha dato I natali sono a tal punto legate che i loro rispettivi nomi sono divenuti sinonimi. Le notizie di cui si dispone sull'argomento ci permettano di affermare con sicurezza che le origini della mortadella risalgono al I secolo d.C: lo prova la .stelo romana di quest'epoca, custodita nel Museo Civico di Bologna, clic rappresenta un porcaio con un mortaio in mano. Il Mortarluni seiviva a tritare la carne e ha dato il nome alla mortadella, dice Giancarlo Rovcrsi, dottissimo storico delle tra¬ rlali, in un interminabile cimitero di splendori dal perimetro di circa 5 chilometri spira un'aria di letizia, che forse viene dal colore rosato del ruderi, come un'eterna alba sul pianoro. I turisti vorrebbero sapere di più di quel che accadde a Villa Adriana. Se nelle cento «camerellc» alloggiavano davvero I pretoriani; se proprio la, un tempio cosi fresco e ombroso, Adriano coltivasse le sue più affettuose amicizie; e quanto spazio occupava il grande palazzo e se il complesso rappresentava davvero in sintesi la varietà monumentale delle diverse parti dell'impero. Si esce da questo luogo con l'Impressione di aver avuto una visione troppo rapida di un passato grandioso. Villa Adriana si può visitare tutti i giorni, tranne il lunedi, dalle 9 sino a un'ora prima del tramonto. A sinistra dell'Ingresso — un lungo viale di cipressi due volle secolari — c'è un ampio spazio per il parcheggio. A destra c'è un bar, un ristoran¬ t •■ A. . te c poco oltre è csiwsto un plastico con un'esatta ricostruzione in scala di tulto l'insieme archltcllonlco. Villa Gregoriana rappresala l'apoteosi dell'acqua. Se a Villa d'Este il pianto è elegante e un po' lezioso, qui diventa furore romantico o tragedia eroica. La massa dell'acqua precipita per 1 dirupi giù nella valle con un fragore di carri trascinati dalla piena, bianca e scomposta come i capelli di una vecchia, disperata, glganlcssa. Tivoli, infatti, non fu dimora di celebri sibille. Nuvole di goccioline si levano dal fondo, volano In alto come minutissime farfalle, ricadono sulle felci, sul muschio, sulla roccia, facendo verdissime le piante e l'erba, nera e scintillante la pietra. Il paese pare quasi che tremi e non si sa come possano resistere I tranquilli abitanti a quel rombo continuo che riempie la vallala. Metclla Ito vero Per Informazioni: Azienda di soggiorno di Tivoli.

Persone citate: Giancarlo Rovcrsi, Ippolito, Villa Adriana