Che cosa ci dicono ancora oggi Prometeo e Ifigenia

Lidia Storoni: i miti greci rivisitati Lidia Storoni: i miti greci rivisitati Che cosa ci dicono ancora oggi Prometeo e Ifigenia Tu po costruiti certi percorsi del pensiero e della poesia, recuperate testimonianze dal paese del mito; si parla di Omero, dell'Edipo re,ecc. TI contrassegno saliente del libro consiste nel mettere in correlazione, sino a sovrapporli, i vari volti del tempo: il passato prossimo è sentilo quasi sullo stesso piano del passato remoto e il passalo remoto si configura nella veste di ciò che è successo ieri. Gli accadimenti culturali non sono distribuiti in prospettiva, sono allineati: le molte, troppe suggestioni non si elidono tra di loro, né inducono la Storoni Mazzolarli a cercare qualcosa di immobile, di meno dialettico: essa non rifiuta le contrad-. lo: «Il sacrificio di Ifigenia» (pari.) el l i c. e a l o o e è o a, e, si li mo: -. dizioni, rifiuta gli a sé perfettamente complu ti. Il suo è il diario di un intellettuale che si misura e interpreta disagi e ambasce dell'uomo di cultura in una società che si sta velocemente e violentemente trasformando, di una, società governata dall'astuzia multiforme, da Metls, la dea della tecnica e della produttività, e non da Tlicmis, la dea dell'ordine e della giustizia. I passi in avanti di tipo tecnologico non hanno sciolto nessun nodo etico-esistenziale: jìerclò è utile tornare a chi ha scritto tanti secoli fa, perché può essere il nostro interlocutore, il suo patrimonio non è per noi inattlngibilc. Di fronte a una fuga in avanti di tutto, gli antichi sono ancora là, con l loro grandi interrogativi sul destino, sul bene, sul male; possiamo riascoltarli come se fossero seduti al nostro tavolo. In queste rii>t si fazioni. Simone Weil va a braccetto con Omero, i tempi lunghi di Brande! si affiancano ai silenzi della storia di Le Goff, Medusa rimane una minacciosa forma dcvlante del reale, e Ifigenia non è più vista come una dolce fanciulla, inebriata a un certo punto di gloria, ma come il portavoce del più ortodosso diktat di una classe dirigente. Ogni tanto, riemerge una curiosa nota, insistente: il nemico invisibile contro cui si combatte (e si deve combattere) viene chiamato 'il sistema*. Ma sistema significa una piramide organizzalisslma, con un potere dominante che riesce ad assimilare a se stesso ogni forza e ogni differenza: in senso stretto, dunque, il termine non è valido in riferimento alla società greca. Ma non è questo particolare inesatto (o altre ingenuità del libro, come la fidanzata di Achille) che può contare agli occhi del lettore dinanzi al tentativo commosso, e deciso, di riempire un presente poco allettante, di ritrovargli spessore. Umberto Albini Lidia Storoni Mazzolanl: «Le sacre sponde. Storie e miti del mondo greco». Bompiani, 188 pagine, L.25.000 lire.

Persone citate: Le Goff, Lidia Storoni, Simone Weil, Storoni, Umberto Albini Lidia