Kracauer guastafeste della scuola di Francoforte

«Ginster», romanzo sconosciuto in Italia «Ginster», romanzo sconosciuto in Italia Kracauer, guastafeste della scuola di Francoforte to da lui stesso» sottolinea la natura autobiografica del componimento, la mette anche troppo in evidenza per non suscitare addirittura qualche dubbio, qualche sospetto, che le cose, invece, non stiano cosi. Certo, 11 Ginster romanzesco, come Kracauer, è un laureato in ingegneria che si arrangia a far l'architetto. Il romanzo narra la storia della sua educazione e maturazione contro la guerra in generale e il proprio servizio militare in particolare. Ma, avendo Kracauer operato anche come sociologo e critico cinematografico, il personaggio romanzesco è visto, oltre che architettonicamente e militarescamente, pure sociologicamente e cinematograficamente. I punti di vista si sovrappongono e si scontrano, ma non si eliminano mal completamente, dando luogo a un tessuto di pagina inquietante che partecipa agli avvenimenti da fuori e da dentro. • Dal podio un oratore disse che il popolo era a disposizione del paese, per il quale tutti avrebbero dato volentieri la vita. Lui non era ancora mai morto. Se tutta la popolazione avesse dato la vita, pensò Ginster, il paese sarebbe rimasto solo. La chioma bionda tagliò a pezzi la folla e riusci anche a parlare di sé presentandosi co¬ me una madre che partoriva figli alla patria. Ginster la vedeva librarsi in paracadute; sotto di lei campi di grano e uomini con la falce. In qualche classe di ginnasio un suo professore si era servito di una litografia che celebrava la coltivazione dei campi, per insegnare il francese. Spighe, rondini e aratro: si ripresentarono vocaboli da tempo dimenticati. La bionda terra, gli sembrò di udire. La bionda terra fu liberata anche dai successivi oratori, che dissero le stesse cose del primo. La gente le voleva sentire sempre da capo: sembrava aver bisogno di adunate per sapere cose che già sapeva...*. Ginster narra la battaglia di Ginster contro la retorica imperversante durante la prima guerra mondiale. Ginster non è un ribelle clamoroso e, a volte, si trova addirittura a compiere le sue mosse prima di pensarle e a non capirle dopo averle compiute. Ma questo non importa molto, importa di più, a ogni modo, il fatto che continui ad andare avanti e che il suo procedere fuori dalla guerra, dando quasi l'impressione di non lottare, ma confermando semplicemente di esistere, potrebbe venir assunto tra i pochi, indiscutibili esempi di una cultura della pace veramente degna di un simile nome. Dunque, Ginster è un gran romanzo controcorrente. Non a caso nell'elogio dedicato a quel profetico saggio che è Gli impiegati, Walter Benjamin riconosceva lo stretto legame tra Olnster personaggio e Kracauer sociologo e scriveva: «Quest'autore alla fine se ne sta davanti a noi, di diritto come un isolato. Non è un capo, un fondatore, ma un malcontento, un guastafeste. E se ce lo vogliamo rappresentare nella solitudine del suo mestiere e dei suoi sforzi, vediamo un cenciaiolo che alle prime luci dell'alba solleva col suo bastone gli stracci linguistici, per gettarli nel suo carretto brontolando caparbio e un po' ubriaco, non senza agitare nel vento del mattino, ogni tanto, l"una o l'altra di queste mussole sbiadite l'umanità, l'Inter io-' rità, l'approfondimento. Un cenciaiolo alle prime luci del giorno — all'alba della rivoluzione...*, i La rivoluzione, si sa, è abortita in quella stessa alba. Ma gli stracci messi insieme dal cenciaiolo, dal predatore dell'alba perduta, restano. E costituiscono un bottino che vale la pena di conoscere a fondo e di apprezzare bene. Di ammirare. Niente è più consolante dell'ammirazione, per chi riesce a nutrirla, s'intende... Oreste del Buono Stati Uniti. Ed ebbe fortuna, perché il povero Walter Benjamin non ci riuscì. Fu agli inizi uno dei curatori della cineteca del Museum of Modem Art, poi si lasciò prendere totalmente dall'attività presso il Bureau of Applied Social Research. Nel 1947 pubblicò il primo dei suoi libri di sociologia cinematografica Dal Gabinetto del dottor Caligari a Hitler, la soggettivissima storia psicologica e ideologica del cinema di Weimar che lo rese famoso anche da noi. Il suo secondo libro di sociologia cinematografica Teoria del film usci nel 1960. Kracauer mori a New York nel 1966. Ernst Bloch, nel 1974, dichiarò di avere •sempre ammirato il suo modo di scrivere, il suo gusto per il marginale, per quanto è piccolo*. A ulteriore onore di Kracauer, si può aggiungere che fu un acuto maldicente. Ad esempio, ribattezzò ITnstitut fllr Sozlalforschung (l'istituto per la ricerca sociale), capeggiato da Max Horkheimer, Institu t f Ur Sozialf àlschung (istituto per la falsificazione sociale). Niente male. o. d. b.

Luoghi citati: Francoforte, New York, Stati Uniti, Weimar