Nell'architettura di Scarpa pietra e legno diventano poesia

Tutto libri Tutto libri Venezia con una mostra riscopre il «maestro incompreso» Nell'architettura di Scarpa pietra e legno diventano poesia g '!■":,■.."':>7:;'.' trl da Venlni, corretto i compiti e le idee degli allievi di Architettura, dipinto quadri, studiato con immenso amore Le Corbusier e Wrlght, e finalmente cominciato a progettare, anche se non era architetto: diffidato dall'Ordine, fu trascinato in tribunale per esercizio abusivo della professione. Ma lui proveniva da tempi in cui altri erano 1 «diplomi» per diventare architetto, e la storia fu risolta dalla magistratura a suo favore. Lui si amareggiò e soffri, però continuò sempre a lavorare per fortuna nostra e dell'Ordine. Per 1 suoi studenti, da allora, cominciò a diventare un mito, ogni suo intervento di allestimento e di progetto una proposta magistrale, da ricordare per la vita. Nel 1960 allestì a Milano la mostra del suo e nostro nume in terra, Frank Lloyd Wrlght, da poco scomparso; nel 1961 il Padiglione veneto a Torino, all'Esposizione Italia '61; a cui segui una fitta serie di progetti fino a quello della Banca Popolare di Verona nel '74. Negli ultimi tempi ci ha lasciato un'opera d'eccezione, forse il capolavoro: 11 cimitero Brion a S. Vito di Antivole presso Asolo, che sta diventando una vera meta di pellegrinaggio per gli studiosi di architettura di tutto il mondo: giapponesi soprattutto, che ritrovano qui tanta parte dello spirito che informa le loro opere più antiche. Un cimitero-giardino di perfetta bellezza, dove i prati e i sentieri, i tocchi di cemento grigio e l'incombere delle muraglie, e soprattutto l'acqua che pare sempre presente, e quel sarcofago-mausoleo pieno di tensione, in forma di culla, che illude alla morte come a una presenza al tempo stesso attiva e misteriosa, tutto si compone tra confini che superano l'evento risolutivo della nostra esistenza: stabilendo tra l'effimero e l'eterno, per nostra gioia e speranza, la sicura continuità della poesia. La chiesa del cimitero Brion, progettato da Scarpa comlnclava a disegnare: nell'atmosfera del quartiere, sul ponte lungo il Canale, nella luce che Inondava le terrazze. Ogni segno con l'Illuminato rispetto dell'artista che ama l'ambiente fino alle viscere, ma senza sentirsi costretto a nessuna umiliamo rinuncia: pronto a riprovare mille volte, piuttosto, con tutto 11 potenziale stilistico delle sue forme, per resistere alla terribile pressione del luogo antico. «Il tempo,', ripeteva, «/io bisogno di tempo» ; e tornava sul lavoro dicci volte, e altrettante spariva: per riapparire mesi dopo: «A Venezia», spiegava all'allievo stupito, «/a visione cresce tutta su se stessa, sempre più ricca e preziosa: lasciamoci crescere-. Osservava l'interlocutore per un attimo con quella sua inquietudine sottile ed ironica, sorrideva, poi lo sguardo correvaa utjBjrco, a un campanile," a 'una; ' scheggia di legno, e ricominciava con quella sua infaticabile matita a lavorare, o meglio a «raccontare», tanto il suo segno senza parole era vicino alla magia del racconto. Ecco, il racconto. Nel museo di Castelvecchlo a Verona per anni dibatté dentro di sé e con gli amici tutte le ipotesi di quel rac- conto che era per lui un percorso museale: sul collocamento, Incontro e colloquio con le opere, ogni opera: quella statua, specialmente, di Can Grande che alla fine fece uscire dal chiuso, e che ora continuiamo a incontrare da ogni parte: dall'interno e dall'esterno, dal basso e di fianco, dalla passerella e dalla finestra, dalla torre e dal palazzo, dal ponte. A poca distanza da Venezia, a Possagno, verso la fine degli Anni Cinquanta, aveva intanto completato la Gipsoteca del Canova: dove 11 gioco delle pareti in controluce sembra portare a quelle forme neoclassiche, spesso polverose dei gessi canovianl un tocco di storia e di vita in più : la lu- ' ce utilizzata più come materia di composizione che come «rivelatore». Nel '55 aveva anche realizzato la splendida sistemazione della mostra «Ar-i te antica clncsèV In Palnz-1 ' zo Ducale: il suo amore per ' l'Oriente, che doveva vent'anni dopo portarcelo via per sempre, appare qui per la prima volta In tutta la sua forza trascinante. Queste opere, e specialmente le mostre, resero Carlo Scarpa famoso; eppure fino agli Anni Cinquanta pochi lo conoscevano fuori Venezia: per anni aveva creato splendidi ve- Paolo B Antonaros, scrittore italo- E9 abbastanza straordinaria, arisi francamente unica nel panorama giornalistico italiano la capacità di Blagi nell'arte della conversazione a disfama. Non slacca mai il contatto: ogni volta, ad ogni articolo il dialogo viene ripreso al punto in cui era stato lasciato, con la leggera suspense di sapere chi sarà questa i>olta il protagonista. Come se Biagi intrattenesse i suoi lettori nel salotto di casa (ma certo gli ci vorrebbe una casa enorme) e occupasse i rapidi intervalli di silenzio ad ascoltare (la Viano ripiegata sulla guancia, lo sguardo sornione dietro gli occhiali) gli interventi della gente, l'avvocato, il maestro, l'artigiano, il fruttivendolo elle gli rimandano le sue opinioni. Non semplicemente per la virtù del buon senso, usato magari in funzione ironica e difensiva, ma soprattutto per la chiarezza dello stile, di un dettato sintetico che organizza senza parere un giudizio in ogni frase, Biagi è dei pochi cìie possano contare in anticipo sul consenso dei lettori più assidui. Anche se uno è in disaccordo, sul momento trova più divertente non opporsi. La ragione la spiega . /QUESTO libro è per \\\Jvol, compagni, ma lunga eco rimanga e serva alflglijedlal figlile! figli». Con queste parofe Ferruccio Parri, nel '59, chiudeva la sua bellissima prefazione a «Partigiani della Val Chisone» di Angela Trabucco che ora ricompare (Arti grafiche di Pinerolo, 314 pagine, 15.000 lire) in una seconda edizione, poiché la. prima — da lungo tempo — era andata esaurita. L'opera, riveduta e arricchita sia nel testo che negli apporti documentari, ha anclie un titolo arbaro eritreo

Persone citate: Angela Trabucco, Antonaros, Biagi, Canova, Carlo Scarpa, Ferruccio Parri, Frank Lloyd, Le Corbusier, Viano