Referendum: come ci leggono male all'estero

Dopo i risultati, i giudizi dei nostri scrittori. E Dante risale la classifica Dopo i risultati, i giudizi dei nostri scrittori. E Dante risale la classifica Referendum: come ci leggono male all'estero Ilettori francesi hanno appreso divertiti che il loro scrittore più amato nel mondo è Proust. Gli italiani hanno letto con scandalo che il meno amato è Manzoni. Soltanto gli inglesi non hanno reagito al primo posto di Shakespeare, perché lo sapevano già. E cinque Paesi scoprono di avere una immagine all'estero diversa da quella che credevano. I dieci scrittori d'Europa fanno discutere, dopo i risultati del referendum promosso da «Lire» in collaborazione con «The Times», «Die Zcit», «El Pais» e «La Stampa-Tuttolibri». E, in ogni redazione, si fa l'inventario delle sorprese, mentre arrivano le prime reazioni del pubblico. «Ho visto la lista de los diez mejores escritores espanoles y noto la fatta de Quevcdo, conslderado generalmente en union de. Cervantes, binomio de oro», ci .scrive un lettore spagnolo, Santiago Carrldo Crespo, da Colmenar Viejo (Madrid). Ha ragione, ma Quevedo, nella rispo-, sta alla domanda ausiliaria, non ha' avuto nemmeno l'un per cento dei voti. «/ francesi non potevano rendersi conto che Proust fosse il nostro scrittore più importante—ci ha dichiarato Pierre Bonccnne, di "Lire" —. E sono rimasti molto stupiti nel trovare il nome di Joyce fra i primi dieci». Anche gli italiani si sono stupiti nel vedere che Malapartc è considerato all'estero come Leopardi; e, soprat-, tutto, che Dante è solo al quarto posto, quando gli inglesi lo hanno classificato al primo e i tedeschi al secondo. Molti lettori hanno protestato, sollecitando un chiarimento che abbiamo chiesto a «Lire». E con qualche soddisfazione, sia pure soltanto formale. Il nostro maggiore poeta rimane sempre quarto, dietro Cervantes, per le percentuali del voti — che sono poi la sostanza — ma guadagna una posizione nella speciale graduatoria stabilita sui piazzamenti. «Da dove viene l'errore per il quale, dobbiamo precisare, gli spagnoli non hanno protestato?» si domanda l'editoriale di «Lire» che apparirà nel prossimo numero, in risposta' al nostro quesito. 'Forse il tempo, die durante tutto maggio ha finito per turbare lo spirito cartesiaìio dei francesi... 1 lettori italiani ci perdoneranno se cito il nostro più grande commediografo, Molière, die nella commedia intitolata a proposito "Lo sbadato" scri-i veva: "Gli errori più corti sono sempre i migliori"; e se aggiungo: "Le migliori scuse sono le più corte/"». A Parigi sono rimasti molto colpitlV per il numero delle risposte giunte al nostro giornale. E dobbiamo riconoscere che hanno sorpreso anche noi: non solo per il numero, ma per la provenienza. In questo gioco, che era distribuito su cinque Paesi, sono arrivati alla nostra redazione voti da tutta Europa e alcune decine dall'America, molti in buste di Università californiane, o canadesi. «Si, ho barato, sono francese — era scritto in una delle schede —. Ma se leggo La Slampa ogni giorno, io!... non è un modo di fare curopeano?». i V alstimagpclp'sDt-tdtlPps E sono rimasti colpiti 1 giornali ita' Mani, che hanno dato notevole spazio all'Iniziativa. «Noi il Giocone lo abbiamo preso molto sul serio, visto che tra i votanti c'è andic Giuseppe Saragat — scrive Paolo Mauri su "la Repubblica" —. E speriamo clic sia piaciuto anche a Raffaella Corrà e a Pippo Baudo: cosi forse impareranno (col tempo, si capisce) a distinguere uno scrittore da un dipendente Rai che Ita scritto un ro¬ A colloquio con lo scrittore ottantaseienne stufai tutti, con bottega in Santo Stefano. Il nonno Raimondi, garibaldino, scrisse a Garibaldi dimettendosi dall'armata: "Caro Generale, vi informo che mi dimetto dalla vostra armata perché voi non combattete por la libertà ma per la vostra ambizione. Non consideratemi disertore ma dimissionario". Si chiamava Giuseppe come me». Sul tavolo c'è la foto di un Arlecchino. Proviene dal materiale portato qui dall'ufficio di via Castiglione, che Raimondi ha chiù- seppe ha lavorato fuori casa, in bottegaio nell'ufficio, alutato da una segretaria. L'Arlecchino era un acquerello di Morandl, del '26, sparito nel trasloco. «Era j un acquerella-per un mio dialogo. Scrivevo dialoghi per maschere. Laforgue mi ha trasmesso la passione per le maschere. Nella sua opera ci sono personaggi che sono maschere... Laforgue è stato uno dei miei protettori, come Campana. Eravamo amici con Cam-' pana. Veniva ti Bologna, per incontrarsi con Bino Binazzi, il primo degli amici, giornalista al Carlino. Binazzi aveva una cultura latina, recitava Orazio, ma era malato, e morì presto. Era di Prato Chiede por l'ennesima volta il «bagài» e accende un'altra sigaretta, ■■ilo ottantasei anni, poco sugo dentro, e mi sento svuotato Parliamo di bachi, che ronzano nella mia memoria da belle e note pagine di ieri. «"£' vero. Alcune pagine erano già uscite Alcune o tutte?... Penso a libri come: \mlAS névi dell'altro anno» ("69), «La chiatte regina» ('73), «7/ nero e l'azzurro» ('70). Difficile dimenticare la musica bolognese di queste pagine, e certe immagini di memoria pennellate sul bianco del tempo e della vita che si ferma prima di precipitare. Ricordo bene d'aver letto quel bachi lontani. • Questo mio libro — dice Raimondi alzando la fronte e scandendo le parole — è giustamente l'ultimo e forse il mio più bello. Sarebbe troppo lungo spiegarne la ragione. Devi prendermi sulla parola. Leggi, o rileggi, il racconto di mia madre all'osjKdale. E' un racconto duro, com'era dura lei,comesonoduro io. Io sono come mia madre, die era una contadina». Cervantes c Dante in un di Claudio Marabini marito. Sempre in scena, la donna è un'attrice intellet- '■< tuale e sofisticata sui trentacinque, trentasette anni, moglie di un uomo ricchissimo, impegnata a recitare Tre sorelle di Cccoi>: e Cecov è molto presente net testo, molto importante. £' un dramma tra borghesi ricchi, intellettuali, uomini dimando, artisti: si svòlge. Insomma, in quella società mista così tipica di Roma. £ la cintura del titolo è soltanto una cintura, una cinta vera e propria, senea alcun significato metafisico». . per cui si è spostato il piano dei valori. La cultura oggi riposa su persone suscettibili di questa egemonia. Mentre una cultura che era più di élite era salvaguardata dalla influenza massificante del politico». Piero Chiara: «Ci sono stranezze incredibili nella scelta di questi nomi: Malaparte confuso con Sliakespeare mi pare spropositato. Condivido il volo a Shakespeare, a Cervantes, condivìdo i primi posti della classifica. Ma mi fa un po' ridere che Boccaccio sia finito nel gruppo, insieme a Malaparte, sullo slesso livello. £ >ede nel complesso che c'è una cattiva informazione sulla letteratura italiana all'estero. E' uno dei risultati di questo referendum da tenere presente». Maria Corti: -Mi lia molto interessato il fatto che Dante sia riuscito primo in Inghilterra. Questo mostra che la preferenza non è tanto per il valore in sé; ma dipende dal tipo di cultura che esiste in un dato Paese. In Inghilterra, fin dall'Ottocento, ma soprattutto nel nostro secolo, con Eliot, Dante ha preso molto rilievo. Si è creata una conoscenza che fa diventare popolare anclie un autore difficile. Contrariamente a quanto noi pensiamo, la cultura viene assorbita e assimilata; ed è arrivata ai votanti. E' un atto di fiducia nella cultura alta, die offre i suoi modelli. Senza Eliot, gli inglesi non avrebbero votato Dante. Io non credo che le masse inglesi leggano la Commedia: ma hanno fiducia nella cultura che gliela propone». 1.1. ci sono ancora dei signori die lianno ancora qualcosa da dirci dai loro secoli lontani». Quali sono le reazioni degli altri nostri scrittori? Alberto Moravia ha partecipato con 11 voto, altri ci hanno dato il loro giudizio, anche critico: Giovanni Arpino: -Mi vergogno moltissimo die dodicimila lettori non abbiano ricordato Tolstoj. E mi vergogno infinitamente die Leopardi sia a pari merito con Malaparte». Oreste del Buono: -Era ora die le classifidie dei libri si occupassero dei libri veri. Essendone un tifoso da sempre, sono mollo contento die si sia af'ermato Shakesjìcare. Non mi avviitsco per II quarto posto di Dante perdié Dante non è in concorso, è unico. Dante non è un narratore di storie, appar-tiene al gruppo dei profeti». Mario Lu/.i: «Questo referendum ci dice die a un certo punto anche la cultura obbedisce inconsapevolmente alla legge delle egemonìe politiche, che Ppoi diventano egemonie culturali. Non si spiega diversamente die alcuni autori grandi non figurino solo perdié sono scritti in una lingua che pochi parlano e fanno parte di una realtà etnico-polltica ai margini. . «/( quarto posto di Dante? Anche questo non fa che confermarlo. Ma c'è di peggio. Leopardi è appena nominato, altri autori grandissimi non sononeppure ricordati. Per noi italiani ci sono molte amarezze. Questo denota il livello scaduto della cultura mondiale, segno di Bevilacqua manzo». Sullo stesso giornale, Luigi Malerba — «non amatore dei giochi e delle competizioni letterarie», come si definisce — ritiene di dover fare una eccezione proprio per questo concorso: «Credo sia servito a ricordare a qualcuno die non esistono soltanto gli umanoidi che noi vediamo ogni giorno dal finestrino del teleschermo o leggiamo sulla prima pagina dei giornali, ma