Ma che divertimento fare sempre le stesse cose

1 Tuttolibr ne, tuttavia cosi precario, legato al filo delle combinazioni riuscite sempre più a fatica. Tutto il romanzo non è altro che la cronaca delle occupazioni che Clara cerca di avere giorno dopo giorno: con vuoti Improvvisi, fallimenti, momenti di disperazione, qualche colloquio piacevole, qualche confessione del vuoto In cui vive al marito, col quale ha conservato un rapporto di confidente bisognósa di consiglio e di aiuto. Non potendo più bere alcoolici per ragioni di salute, Clara passa molto del suo tempo a vuotare bottiglie di succo di pompelmo; ed essendo sessualmente limitata da una malformazione, passa altro tempo a contemplare i giovani che Incontra, a farne una specie di collezione esclusivamente visiva e mentale. Alla fine, incontra due uomini opposti: l'intellettuale Giuliano, che dichiara continuamente di aver perso il senso della vita e fa conseguenti affermazioni di totale nichilismo, passa il suo tempo a letto e soltanto costretto accompagna Clara in qualche giro mondano; il decoratore Pietro, con il quale Clara fa una volta l'amore dopo averlo incontrato casualmente di sera, ma che subito si rompe le gambe; e, per di più, mentre è all'ospedale, gli muore 11 figlio di meningite, finendo con l'allontanarsi per questo da Clara. In entrambi i casi, si tratta di persone che Clara può dominare, o per maggiore forza di volontà o per prestigio di classe: e qui, allora, dovrebbe venire fuori quello che è il dramma di Clara, l'immaturità, la debolezza psichica, che cerca di annullarsi nell'impadronirsi di uomini ancora più deboli e fragili. Se non che Ottieri non riesce a dare né intensità tragica né grandezza nella fissazione e nella nevrosi né spess re di pensieri e di comportamenti al suo personaggio. Tutto nel romanzo 6 ripetitivo, ma senza ossessività e angoscia: semplicemente Clara fa sempre le stesse cose e cosi gli altri personaggi, anche se si tratta di figure nominalmente diverse, si muovono e parlano sempre nello stesso modo, con una monotonia un poco esasperante. Nel personaggio del buon artigiano Pietro 11 romanzo, poi. sfiora certe figure populiste di moda negli Anni Quaranta e Cinquanta (all'inizio). A tratti, soprattutto quando si elencano i bicchieri di pompelmo che Clara beve o quelli di whisky che si concede Invece il marito o le corse in taxi di mostra in mostra o le inutili (per lo più) telefonate all'amica Lisa per combinare con lei la serata, il romanzo rischia il ridicolo. E' un peccato: Ottieri ha saputo, in passato, arrivare mollo in alto, infinitamente più in alto che ne II divertimento. Giorgio Bàrberi Squarotti Otticro Ottieri: «Il divertimento», Bompiani, 185 pagine, 15.000 lire. i - Anno X n. 410 - Supplemento a L evole», 1969 A STAMPA del 9 Giugno 1984 1

Persone citate: Giorgio Bàrberi Squarotti, Ottieri