Saggistica

Saggistica Saggistica studi precedenti e avere consultato tutte le fonti, anche straniere, hanno pubblicato documenti Inediti di casa Trlvulzio e altre carte conservate In archivi pubblici e privati. Proprio per l'importanza del lavoro compiuto da Incisa e Trlvulzio, vengono spontanei alcuni appunti: la bibliografia italiana è meno esigua di quanto non sembrino pensare gli autori e, fra le donne, non furono soltanto !a Maclocchl e la D'Eramo a scrivere della Belgioioso. Nel tono ponderato della biografia Irrompono, d'Improvviso, trovate di tipo giornalistico: 11 termine «dolce vita», applicato più e più volte alla Milano asburgica e una volta a Parigi orleanista, Emilio di Belgioioso visto ora come «playboy» ora come «principe fusto», un frenologo spiegato come «uno psicanalista di quei tempi», l'atmosfera patrizia ottocentesca definita «alla Marlenbad» e via dicendo. L'inconografla, poi, è assai povera e, per di più, sparsa qua e là nelle 500 pagine di testo; l'immagine della Belgioioso in copertina è, Invece, bellissima, trattandosi del quadro che le fece l'Hayez raggiungendola In esilio, e che abbiamo visto esposto nella recente mostra milanese. Ma qui, 11 ritratto, riprodotto senza riferimenti ambientali e sentimentali e, In particolare senza 11 busto marmoreo che Cristina contempla, risulta orbato del fascino romantico di «bella sventurata». La personalità di Cristina offerta dalla biografia è, al contrarlo, completa e definitiva, anche se, di necessita, contraddittoria per 1 suol vari e contrastanti aspetti. Come già diceva Carlo Cattaneo, la Belgioioso è certamente la prima donna d'Italia della sua epoca, ed è dav. vero un'onta che né Milano né Roma abbiano mal pensato a dedicarle una strada un viale o una scuola. Ma Cristina fu un personaggio scomodo; tanto è vero che la figlia, divenuta conformista dopo l'avventurosissima infanzia, nel dettare la lapide per la tomba della madre, non trovò niente di meglio che nascondere la patriota, la rivoluzionaria, l'Intrepida sotto la curiosa etichetta di «costante e generosa soccorritrice dei poveri». Angela Bianchini Lodovica Incisa e Alberica Trlvulzio, «Cristina di Belgioioso, la principessa romantica», Rusconi, 540 pagine, 28.000 lire. "TJ 5 11 3 agosto 1849 e Cristina Trlvulzio di Belgioioso, fuggendo da Roma, dopo 11 crollo della Repubblica, si imbarca sul «Mentor» diretto a Malta: l'accompagnano la figlioletta Maria con la governante Inglese e due finti domestici, in realtà due ufficiali lombardi che hanno combattuto con Garibaldi e al quali Cristina ha offerto la protezione del suo passaporto. La principessa quarantaduenne, ma ancora bellissima, nel 1848, a Napoli, aveva riempito un battello di «lazzaroni- e, In testa a questo manipolo, 117 aprile, era entrate in Milano liberata: un anno dopo la partenza da Civitavecchia rappresenta per lei 11 crollo di tutte le speranze nell'Indipendenza italiana. Proclamata da Garibaldi direttrice delle ambulanze militari, durante la Repubblica romana essa aveva creato un'organizzazione infermieristica laica che non aveva precedenti e s! era prodigata presso 1 feriti e 1 morenti fino alla resa e fino allo stremo. Ora, invisa a Pio IX, odiata dall'Austria che da anni le ha sequestrato 1 beni In Lombardia, vilipesa da profughi di varie correnti, compresi 1 monarchici che non le perdonano di avere scongiurato Carlo Alberto di non abbandonare Milano, Cristina sceglie quella che sarà la via dell'Oriente. Dopo una sosta in Grecia, si stabilisce in una valle isolata in Anatolia, alternando le cure del malati alle attività agricole: 11, compiuto un viaggio di undici mesi (sempre con figlia, governante e poca scorta) attraverso l'Asia Minore fino a Gerusalemme, di ritorno alla stia tenuta, è ferita da un dipendente. Allora, sofferente, persa salute e bellezza, rientra in Italia, a Locate, dove aveva, da anni, dato vita a esperienze socialiste di promozione contadina e, nel 1871, chiude gli occhi: Roma era capitale e l'antico sogno di indipendenza italiana, alla meno peggio, si era compiuto. A quel sogno, Cristina si era dedicata fin da giovanissima, quando lasciata Milano, perché non gradita agli austriaci, e moglie delusa del principe Emilio di Belgioioso che aveva sposato per amore, aderì, a Genova, nel 1829, almeno spiritualmente se non In modo formale, alla carboneria e ai primi circoli mazziniani. A Parigi, poi, come scrittrice, giornalista e, soprattutto, dominatrice aristocratica della società lntel-