Letteratura

Letteratura Letteratura Li UNITA' di tempo è quella, sancita dalla tragedia classica, delle ventiquattr'orc; l'unità di luogo c rappresentata, con tutte le deroghe che consentono i ricordi, le digressioni, i racconti retrospettivi, dalla Roma del 1935, anno XI dell'Era Fascista. Quella che invece si sbriciola, in questo romanzo giovanile, Moneta del sogno, a cui Marguerite Yourcenar ha dato l'assetto definitivo nel 1959, è l'unità d'azione, ridotta all'avvicendarsi di storie autonome e concomitanti. Sul palcoscenico di una Roma cupa e febbrile, fatto di interni bui e di strade notturne sferzate da improvvisi acquazzoni, si affacciano di volta in volta un notaio di provincia che sopravvive stancamente all'abbandono della giovane moglie; una prostituta che scopre di avere pochi giorni di vita; un anziano profumiere che si rifugia in chiesa a rimuginare le proprie amarezze famigliari; una zitella siciliana che muore nel rogo del suo misero appartamento; una ir¬ che la moglie separata del medico, e cosi via in un intrico fittissimo che il percorso della moneta illumina all'insaputa degli stessi personaggi. Non e dunque la trama delle passioni e degli interessi a cucire il tessuto della storia, ma quella, insondabile c sovrana, del caso, moderna ma non meno bizzarra e inap]>cllabilc reincarnazione del Fato, che offre alle azioni frammentarie del romanzo il sigillo della sua unità. Comandata da questo Fato, ancora tragico eppure già grottesco, la mancata tirannicida può apparire, come vuole la scrittrice, «un po' Fedra e un po' Nemesi», un suo complice ambiguo e combattuto tra la fedeltà e la delazione può far le veci di «Thanatos, l'angelo della morte», come pure dcll'«Arlccchino della Commedia dell'Arte e delle leggende medioevali», l'operaio ubriaco può j>crfino assumere il ruolo di Dioniso. Soprattutto, colata in questo stampo di mito immcmorialc, la contingenza riducibile anarchica che attenta alla vita del duce; un chirurgo alla moda che consuma una fugace avventura con una attrice di successo; una vecchia fioraia ambulante che riflette sulla propria e sull'altrui vita; un celebre pittore belga che vaga per un'ultima volta nella notte romana; e, ormai quasi all'alba, un operaio che in una bettola monologa con la sua bottiglia. A chiamarli sul proscenio, campioni patetici, tragici o grotteschi dell'inesauribile varietà dei destini umani, è il capriccioso itinerario che compie di mano in mano, prima di volatilizzarsi nel vino dell'operaio, la moneta d'argento da dieci lire che il notaio aveva dato alla prostituta. Sembra una riedizione del Girotondo di Schnitzler, solo che qui il cerchio dei destini non si chiude e l'esile e casuale legame della monetina annoda fili che la vita si era incaricata di intrecciare in ben più solide trame: l'attrice che nel buio di una sala cinematografica si è data allo scono-

Persone citate: Marguerite Yourcenar, Schnitzler