Drogati, dalla famiglia aiuto (e colpe)

Drogati, dalla famiglia aiuto (e colpe) Drogati, dalla famiglia aiuto (e colpe) 11 prof. Moro: i genit MILANO — La rivalutazione delle potenziali capacità della famiglia di fronteggiare il dramma della droga: questi, il significato e il monito, del convegno terminato ieri, organizzato dall'-Associazlone don Giuseppe Zilli. e dal •Centro internazionale studi famiglia'. A sintetizzare lo spirito di tre giorni di interventi è stato il dott. Emesto Caffo. «Ciò che caratterizza la qualità del nucleo familiare», ha premesso il relatore, «è la capacità del suol membri di crescere reciprocamente attraverso uno scambio costante di relazioni e di valori». Dopo avere ribadito l'esigenza sia della continuità nel processe di crescita del ragazzo, sta di uno scambio paritario con esso, il dott. Caffo ha smitizzato {'«immagine» della famiglia, che alcuni pretendono completamente positiva ed altri del tutto negativa: valutazioni guanto meno non ori di tossicodipendenti de realistiche, entrambe. «Tutte le famiglie — ha detto — hanno problemi e tutte sono In grado almeno potenzialmente di risolverli». «La famiglia, le famiglie Insieme — ha sottolineato — unite da una solidarietà creativa possono trovare in se stesse quella forza che seppure non a tempi brevi può permettere una prevenzione del problema della tossicodipendenza». L'oratore ha auspicato in proposito un coordinamento fra i settori del pubblico e del privato, l'esistenza cioè di un «progetto strategico» clie presti speciale attenzione alla famiglia del ragazzo che si droga. Il tossicodipendente infatti «rappresenta il sintomo di un disagio più ampio che coinvolge tutti 1 membri di quel sistema In cui il ragazzo vive e da cui proviene». Stessa tesi — anzi, puntualizzata ancor più severamente — nella relazione del prof. Alfredo Carlo Moro, il cui inter¬ vono aiutarsi fra loro sen vento è stato tra i più seguili. «La generalità del giovani — ha detto — soffre per la mancanza di obiettivi, di mete sociali e di stimoli a costruire una vita meno meschina, ma solo alcuni entrano nel tunnel della droga. Dipende dal loro equilibrio, e questo si raggiunge solo attraverso l'acccttazione del principio di realtà: compito specifico degli educatori è proprio quello di portare gli adolescenti a 'saper rinunciare alla illusoria onnipotenza infantile per approdare alla limitata ma reale potenza dell'età adulta». Molte sono le influenze esterne sulla crescita di un ragazzo, oltre alle familiari; ma non si deve pensare che la soluzione della droga sia soltanto effetto di «cattive compagnie» o dell'incontro con spacciatori, esorcizzando ancora una volta il reale problema, che è di revisione del za però autoghettizzarsi modo con cui è impostata la relazione tra genitori e figli. Tra le famiglie «distruggenti» il prof. Moro inette al primo posto quella «instabile», che «non è tanto 11 nucleo già formalmente fratturato quanto proprio una famiglia che, vivendo unita, vede regnare un sordo e profondo disaccordo tra 1 coniugi, una latente ostilità». Carlo Moro lia proseguito citando altri casi deleteri quali «la famiglia del rifugio», «del sacrificio e della riconoscenza», i genitori che caricano il figlio di eccessive attese, quelli assenti (non fisicamente, ma come dialogo) ed altri. Ancìic il prof. Moro ha terminato auspicando che «le famiglie colpite da questo drammatico fenomeno si riuniscano insieme, per discutere, approfondire e aiutarsi stando però ben attente a non autoghettizzarsi». Ornella Ilota

Persone citate: Alfredo Carlo Moro, Caffo, Carlo Moro, Emesto Caffo, Giuseppe Zilli, Ornella Ilota

Luoghi citati: Milano