Francia e Germania nel mirino

Domani parte il campionato d'Europa, due favorite e sei outsider Domani parte il campionato d'Europa, due favorite e sei outsider Francia e Germania nel mirino Televedremo buon calcio (gli azzurri a casa...) Platini e il centrocampo eertezze dello squadra Rummenigge e l'armonia rendono Derwall contento Con gli azzurri «proiettati» verso una partecipazione olimpica di relativo prestigio sportivo e di nessuna utilità come passo avanti nella fase di rinnovamento, comincia (domani) a Parigi 11 campionato d'Europa dal quale siamo stati esclusi per chiari demeriti espressi nel girone di qualificazione. Senza la squadra di Bearzot manca chiaramente una parte, e non lieve, di interesse, ma ormai il calcio mondiale è noto a tutti per la pubblicità che gli deriva dalle trasmissioni televisive. Le quindici partite che si giocheranno in Francia sino alla finalissima del 27 giugno saranno trasmesse in tv; se non ci saranno Scirea, Altobelli e Conti, vedremo per altro Platini, Rummenigge e Laudrup. Basterà per garantire spettacolo. Il nostro calcio ha pagato la conquista del titolo mondiale nell'82 in Spagna con una esclusione che ha gettato nella più profonda disperazione gli organizzatori transalpini. Al posto della nazionale italiana si è inserita di forza nel tabellone la rappresentativa romena: quale sia il danno al movimento turistico in Francia è facilmente intuibile, pensando alla differenza di tifosi al seguito. Per i telespettatori italiani, l'occasione è propizia per vedere calcio al di fuori del tifo e delle convenienze di squadra. Un'occasione da non perdere per capire stili di gioco, per apprezzare le qualità dei singoli. Ed anche per constatare come Platini reagirà in una occasione in cui si trova leader e trascinatore ufficiale di una squadra che «deve assolutamente vince¬ Wm MWBB^^^^M re». Come Rummenigge si muove in una nazionale tedesca ricca di nomi e scarsa di amalgama. Come Laudrup '■■ affronta e porta avanti un ' «europeo» che per lui è esame di laurea. Sarà anche l'occasione per apprezzare giocatori i cui nomi non figurano nella bagarre della «campagna» in corso presso molti club italia- ' ni. Elementi che costano poco e secondo la nostra mentalità valgono pure poco. In realtà le società di casa hanno scarsa competenza, ci j si affida ai grossissiml nomi per salvare almeno la co- > scienza se non i bilanci. Avviciniamoci al campiona- ! to d'Europa con voglia di ve- j dere e di divertirci. Il calcio è ; bello anche senza i problemi | di Bearzot, i dubbi di Sordii- ; l0' b.p. ! dal nostro Inviato BRUNO PERUCCA PARIGI — Michel Hidalgo, commissario tecnico della nazionale francese, si sente nella stessa situazione di Nils Liedholm poco tempo fa, prima della finale romana di Coppa Campioni. «Anche noi — dice Hidalgo ammiccando — siamo nella scomodissima posizione di favoritissimi obbligati. La fortuna è che non ci giochiamo tutto in una partita sola, anche arrivare secondi nel girone è più che sufficiente per giungere alla finale, sia pure con 11 rischio di una semifinale più dura». Il et. francese si cautela, ma non nasconde la grande voglia di vincere die lo anima, e che trasmette alla squadra. Questo campionato d'Europa potrebbe essere l'ultima chance di Hidalgo per vincere qualcosa allo, guida della nazionale, il suo successore Henry Micìiel è già pronto, e per la verità con il viatico dell'attuale «numero uno». Intanto, Hidalgo è alle prese con il grosso problema di sempre, quello non lieve del gol. Un difetto cronico del calcio transalpino, tanto che come surrogato (ne sa qualcosa Platini) si chiede ai centrocampisti di arrivare al tiro. Per vincere questo titolo europeo atteso anche come riparazione alla sfortunata semifinale spagnola del Mundial '82, il tecnico ha dovuto appellarsi, in attacco, a cavalli esauriti come Lacombe, Rocheteau e Six, oltre tutto leggeri fisicamente. Al loro fianco i più giovani «italiani» Bravo e Bellone del Monaco, ancora al livello di speranze. Basteranno? Oppure ancora una volta sarà la «banda Platini» a dover cantare e portare la croce? Sicuramente il centrocampo è la forza vera, e concreta, della selezione transalpina. Fcrnandez, Ferreri, Gcnghini, Giresse e Tigana sono i paladini di Platini il quale dice, pur con il massimo ri- dal nostro Inviato CARLO COSCIA PARIGI — Allegri, disponibili, gentili fin quasi al sospetto, 1 tedeschi di Jupp Derwall hanno sposato una tesi. «La grande favorita è la Francia, perché gioca in casa e non può perdere», dice con scaltro sorriso Karl Heinz Rummenigge. E aggiunge: «Però se la Francia è quella die abbiamo inconitrato di recente, bene, allora ìpossiamo batterla». C'è molta sicurezza nell' ambiente tedesco, e molta serenità: l'opposto insomma dei mondiali di Spagna, dove i giocatori litigavano ogni giorno fra loro e Derwall, poveraccio, era trattato a pesci in faccia dal giocatori e dalla critica. Sono usciti di scena Breitner, Hrubesch e Mueller, gli uomini della discordia, e la Germania è tornata ai fasti del bei tempi legandosi idealmente al 22 giugno 1980, stadio Olimpico di Roma, giorno della vittoria sul Belgio e della conquista del campionato d'Europa. «Il successo di Zurigo sull' Italia è stato molto importante — dice Jupp Derwall — perdié ci Ita ridato la fiducia nelle nostre forse. Ora siamo pronti a recitare la parte die ci compete. -Però ha ragione Rummenigge: non siamo i favoriti, siamo gli outsiders di lusso». Jupp Derwall, che sicuramente è una persona per bene, accenna solo di passaggio al tanti problemi, soprattutto umani, che hanno lastricato la via della rinascita tedesca. Dopo i mondiali, la Germania intera chiedeva la testa del tecnico. Derwall era accusato di nefandezze di ogni tipo', la squadra era allo sbando, era guerra aperta. Poco alla volta, però, Derwall ha ricucito le ferite, e attorno al gruppo di veterani è nata un'altra squadra, magari molto simile all'altra per 1 nomi ma certamente diversissima per lo spirito che la anima. del et. Jupp Derwall