MOSER NELLA LEGGENDA DEL CICLISMO

Il trentino ha vinto il Giro a Verona fra l'entusiasmo di una immensa folla Il trentino ha vinto il Giro a Verona fra l'entusiasmo di una immensa folla MOSER NELLA LEGGENDA PEL CICUSMO Ivan Lendl re a Parigi In un meeting di atletica in Germania il campione cinese Zhu ha battuto il primato mondiale di salto in alto volando a metri 2,39 In una riunione in Germania Da Soave all'Arena, nella cronotappa decisiva, ha superato i 50 di media - Una impresa straordinaria, che ricorda quella del Messico e ripropone la splendida vittoria nella Milano-Sanremo - Un campione ricostruito scientificamente e un uomo-primato dal nostro Inviato G, P. ORMEZZANO VERONA — Francesco Moser, che da ieri entra nella leggenda del ciclismo, ha stabilito un altro record dell'ora, per vincere ieri a Verona il 67° Giro d'Italia: è andato sul 42 km a cronometro da Soave all'Arena alla media dei 50,977, pedalando per 49'26". Su strada, nel sole anzi nel caldo, con una bicicletta slmile a quella del record, è rimasto sui livelli altissimi, sensazionali del 19 gennaio (km 50,808) e del 23 gennaio (51,151) al velodromo messicano, in quota (2277 sul livello del mare). Come estro, violenza e intanto poesia atletica, Moser ieri si è invece allacciato al se stesso dell'ultima Milano-Sanremo, il 17 marzo. Non pensavamo Moser in grado di ribaltare la classifica, che venerdì sera ad Arabba, dopo i cinque colli dolomitici, vedeva primo Fignon, con T36" di vantaggio poi ridotti a l'31" dalla giuria (penalizzazione di 10" a lui, di 5" a Moser, rispettivamente per borraccia proibita e per spinte accettate) e a l'21" dal terzo posto di Francesco, sabato a Treviso nel volatone della penultima tappa. Del nostro parere era anche Moser, il quale non pensava di poter ,f mettere in strada» tutti i sacri principi scientifici impa rati e usati a Città del Messi co. E' stato molto bello sba gliare, quasi bello come in Messico, quando era impossi bile, sulle basi del ciclismo fin 11 frequentato e diciamo pure studiato, credere al primato dell'ora. Il successo di Moser a Verona, città che ha accolto il Giro con ordinato splendido amore, come già nel 1981 quando vinse Battaglin, sempre con arrivo all'Arena trasformata in ideale teatro della bicicletta, il successo dicevamo ha aspetti poetici, sentimentali, umani vistosissimi, e cosi è stato ieri inteso e celebrato. Però bisognerà pure sistemarlo, e presto, nella tematica del ciclismo nuovo, anzi ormai del ciclismo postmoderno, se oltre all'uomo si considera anche la macchina, che davvero è una scultura del Duemila: la bicicletta cioè con le ruote lenticolarl, con il telalo arcuato e proiettato in basso, con la ruota anteriore più piccola, con 11 manubrio a corna di vacca, più o meno cioè la bicicletta del Messico che Moser ieri ha messo su strada, dopo aver depistato un po' tutti, anche i suoi parenti stretti, 1 fratelli Aldo ed Enzo, parlando di telalo normale, di paura a usare, nel sempre possibile vento, le ruote piene con «effetto vela», di timore a impugnare, nel percorso a molte curve, 11 manubrio a corna di vacca. Moser invece ha usato quasi tutto del Messico, soprattutto se stesso, bisogna dire. Perché se Fignon e tutti gli altri hanno fatto a Moser i complimenti, questo significa che tutti sono certi di una cosa: nessuno, se non Moser, poteva ricavare quei vantaggi dalla bicicletta speciale, poteva estrarre cosi tanto dal nuovo strumento. SI ripete lo stupore del Messico, ma anche la logica del Messico, quando gli scienziati dicevano di Moser: ci siamo limitati a mettere a punto, a ritoccare uno splendido motore di Formula 1, incarnato poi in un personaggio straordinario per intelligenza, umiltà, volontà. Avevamo avanzato riserve non su Moser, ma sul contorno al suo personaggio. Tifosi troppo caldi, cioè, e non sempre profondamente sportivi (si ricordi Vlsentinl; e anche ieri ci sono stati brutti fischi per Fignon), Giro d'Italia disegnato facile per lui e fatto facilissimo, almeno quanto a salite, da decisioni non sempre chiare, come ad esempio la ridicola tappa di riserva al posto dello Stelvlo, la cui impraticabilità era nota da tempo. E giuria tollerante con lui, dura con Fignon. E Visentin! lapidato, Visentini colpevole ma criminalizzato, sino a che, i nervi a pezzi, ha dovuto scendere di bici. Soltanto un enorme Moser poteva essere superiore a certe piccolezze; e cosi è stato, a cronometro ha vinto con un margine che lo stesso Fignon ha definito perentorio, inequivocabile. La bicicletta di Moser ha vinto il Giro da sola, nella tappa a.cronometro? Proprio no: ripetiamo che la stessa bicicletta, usata da altri, quasi sicuramente non sarebbe servita. Ieri quattro ciclisti della Murella, cioè Chioccioli, Pedersen, Willlems e Baron- Comlnciato il 18 maggio, il 67° Giro d'Italia si è concluso ieri, dopo un prologo a Lucca, 22 tappe e 3798 km, con il successo di Francesco Moser. Ecco la classifica finale: 1° Moser (It) 98h32'20" 2° Fignon (Fr) a l'03" 3° Argentin (It) 4'26" 4° Lejarreta (Sp) 4*33" 5° V. der Velde (Ol) 6'56" 6° Baronchelli (It) 7'48" 7° Van Impe (Bel) 10'19" 8° Breu (Sviz) 11'39" 9° Beccla (It) 11'41" 10° Pedersen (Nor) 13*35" chelfi, hanno usato la ruota lenticolare posteriore, mentre uno dell'Atala, Glsiger, ha usato le due ruote lenticolarl. Quello che ha finito più vicino a Moser è stato Glsiger, terzo: si tratta di uno specialista del cronometro che altre volte aveva strabattuto Francesco. E dunque questa è la prova che Francesco è cambiato, cambiatlsslmo in meglio. Gli altri quattro sono andati bene, ma niente miracolo: con una sola ruota lenticolare, Moser nella cronotappa di Milano aveva vinto. Moser ha" conquistato il Giro perchè, alimentato bene, attrezzato bene, preparato atleticamente bene:facciamo adesso il nome forse più importante nella vicenda ultima del campione, quello di Aldo Sassi, preparatore atletico, non presente alla corsa proprio perché, da vero docente, ha insegnato tutto a Moser, e tutto bene, compreso 11 modo di allenarsi da solo. A quasi 33 anni Moser ha piallato le strade, Intanto che ha «eretto» se stesso. Siamo qui a scrivere le stesse cose che in Messico quattro mesi e mezzo fa. La vicenda però, questa volta, è stata infinitamente più lunga, e molto più sofferta. Proprio come Moser aveva detto in Messico, subito dopo il primo record, quando si era trattato di parlare del Giro d'Italia, di come provare finalménte a vincerlo, dopo dieci fallimenti: «Non sarà cosi semplice» aveva detto, e in quel momento se non altro avevamo compreso che /il record dell' ora era stato una cosa semplice, per un campione amico della scienza (mentre era stato una cosa tremenda per un campionissimo solo, come Eddy Merckx). Parigi. Ivan Lendl ha sconfitto negli Internazionali John McEnroe in cinque set dopo oltre quattro ore di lotta spettacolare