«Papa Luciani fu assassinato col veleno a letto Furono Gelli e la loggia P2 a ordinare il delitto»

«Papa Luciani fu assassinato col veleno a letto Furono Gelli e la loggia P2 a ordinare il delitto» «Papa Luciani fu assassinato col veleno a letto Furono Gelli e la loggia P2 a ordinare il delitto» Quando il pontefi LONDRA — Papa Luciani, il pontefice designato come successore di Paolo VI il 26 agosto del 78 (restò sul trono di Pietro per soli 33 giorni), non morì per un attacco di cuore, ma fu avvelenato. I responsabili del complotto che portò all'assassinio sarebbero stati i capi della loggia massonica PS, con Lido Gelli in testa. ■La tesi del complotto massonico e dell'avvelenamento di papa.Luciani è contenuto in un nuovo, esplosivo libro («In God's name») che uscirà nei prossimi giorni in Gran Bretagna. L'autore, l'inglese David Yallop. ha svolto una lunga inchiesta in Vaticano, negli ambienti finanziari internazionali e nei circoli mas¬ ce iniziò a interessarsi sonici al termine della quale sostiene die è «assolutamente sicuro die Albino Luciani è stato ucciso». La sua ricostruzione, fondata anche su alcune testimonianze rimaste però anonime, si basa essenzialmente su due pilastri. Il primo è costituito da una serie di episodi inesplicabili avvenuti subito dopo l'improvvisa morte del pontefice che, a 65 anni, non aveva mai sofferto di disturbi cardiaci. Secondo quanto sostiene lo scrittore inglese, dunque, è anzitutto inesplicabile la mancanza di un'autopsia. Secondariamente viene citata la scomparsa dalla camera da letto del pupa di tutti i suoi effetti personali, delle medicine per tener bassa la di finanza, sarebbe sc pressione, del suo testamento. Infine, l'autore asserisce che sono state fornite false informazioni su quello che era stato ritrovato fra le inani del pupa quando fu scoperto morto nel suo letto e sul momento stesso del decesso. David Yallop sostiene che a ritrovare il pontefice morto nel suo letto non fu il suo segretario privato Diego Lorenzi alle 5,30 del 29 settembre, come venne comunicato, ma fu sìior Vincenza, la governante, quasi un'ora prima, alle 4,45. Inoltre, fra le mani del papa non sarebbe stato trovuto, come dice la versione ufficiale, uh esemplare della «Imitazione di Cristo», ma alcuni fogli di carta, che lo scrittore inglese crede di po¬ occata la sua ora - Fon ter identificare in annotazioni su progetti di trasferimenti di personaggi dell'«establishment» pontificio e su operazioni finanziarie del Vaticano. Qui si innesta il secondo pilastro della ricostruzione di David Yallop sulla morte di papa Luciani. Il presupposto della tesi del complotto è che l'arcivescovo di Venezia fosse stato eletto perché gli ambienti più conservatori del Vaticano pensavano di poterlo facilmente manovrare. E in vece si sarebbe rapidamente alienato molle simpatie. Di qui, secondo la tesi del libro, ci sarebbero state molte persone liete di una rapida fine del suo pontificato. Lo scrittore identifica que¬ ti, fatti e testimoni no sti personaggi nel vescovo Paul Marcinkus, responsabile della banca vaticana i cui legami con Michele Sindona e con Roberto Calvi sono stati evidenziati. Minacciati, contemporaneamente, erario gli interessi di Udo Gelli e della sua loggia. Infine, la volontà di repulisti e di rinnovamento del nuovo pontefice si sarebbero scontrate con il segretario di Stato Villol e con il polente arvicescovo di Chicago John Cody. Eindenzlatl i fatti strani della morte di papa Luciani e identificati i pretesi beneficiari di una sua rapida scomparsa, l'autore di «In God's name» passa a sostenere quindi che il pontefice sarebbe stato avvelenato con pro¬ n sono però rivelati dotti a base di digitale, un estratto erbaceo usato per alcune malattie cardiache. E la rapidissima imbalsamazione alerebbe impedito di risalire alle vere cause della morte del papa. Né il cardinale Villot, né l'arcivescovo Cody, né Calvi sono in vita e in grado quindi di contrastare la tesi Non è la prima volta die la morte di papa Luciani viene attribuita ad un avvelenamento frutto di un complotto. La stessa tesi era stata sostenuta un paio di anni fa in un libro dello scrittore francese Roger Peyrefitte, un esperto di cose vaticane. Ma Peyrefitte non si era spinto fino a dare un nome e un volto agli asseriti mandanti. Paolo Patnmo

Luoghi citati: Chicago, Gran Bretagna, La Loggia, Londra, Venezia