Oltre novecento docenti a Palermo alle urne per eleggere il loro rettore

INTERNO INTERNO Aosta, gran festa per i 50 anni della scuola alpina Oltre novecento docenti a Palermo alle urne per eleggere il loro rettore Anno 116 - Nu Si prevede che al primo scrutinio nessun In 5000 allo stadio Puchoz Il prof. La Gratta, «Magnifico» da dodici anni, se fosse rieletto accetterebbe l'incarico Gli altri tre candidati sono un biologo, un architetto e il preside della Facoltà di Agraria - Il prescelto dovrà gestire un'Università fra le più affollate d'Italia: 42 mila studenti L'attività va dall'addestramento militare al soccorso in montagna AOSTA — Nel dicembre del 1933, pochi giorni dopo l'atto istitutivo firmato dal re a Napoli, la Scuola militare di alpinismo (oggi nota come Smalp) sfiora livelli di povertà francescana. L'attività comincia lo stesso e al Sestrlères viene organizzato il primo corso di sci per gli ufficiali delle truppe alpine. Il comandante, il tenente colonnello Giuseppe Maslnl, toscano piccolo e infaticabile nel suo andar per monti, si dice sicuro che verranno tempi migliori. Infatti si è appena entrati nel '34 che la scuola trasloca, ottenendo come sede un castello, con parco, sulla collina della città. Il maniero, venduto dai baroni Jocteau per un milione e 200 mila lire, si chiamerà prima Duca degli Abruzzi poi Generale Antonio Cantore. Da allora la Smalp si è guadagnata fama internazionale ed è divenuta la madre di tutti gli alpini italiani. Ieri allo stadio Puchoz si è svolto il giuramento solenne di 150 allievi ufficiali e quasi 200 reclute: c'erano più di cinquemila persone «schiacciate» sulle gradinate e al bordo del campo. L'attività della Smalp va dall'addestramento dei quadri alpini al soccorso in montagna con l'ausilio degli elicotteri, dalla partecipazione alla rete di Protezione civile regionale e nazionale con interventi su valanghe e contro gli incendi alle imprese alpinistiche e sportive. Le affermazioni agonistiche sono state innumerevoli e fra queste la medaglia d'oro nella pattuglia alle Olimpiadi invernali di Garmisch del '36 e cinque primi posti al Trofeo Mezzalama. Per l'alpinismo basta ricordare la conquista dell'Everest nel 1973 di Minuzzo, Carrel, Epls e Benedetti e gli alpini Compagnoni e Lacedelli sul K2 Nel settore dello sci il Centro sportivo Esercito di Courmayeur ha sempre fornito alla squadra azzurra campioni di razza. Sono Zeno Colò, i fratelli Stella, Serafini, Stuffer, Confortola, Demetz. Poncet, gli sfortunati Troyer e Leonardo David. E oggi Zingerle nel biathlon, Albarello nel fondo, Grlgls, Cornaz, Tonazzl, Magoni e la giovane promessa Pramotton dello sci alpino, Un comando, tre battaglioni, uno squadro^ ne elicotteri: complessivamente più di 900 alpini in Valle d'Aosta. d. c. PALERMO — Oltre novecento docenti domani voteranno per eleggere il rettore dell'Università di Palermo. Si prevede che al primo round nessuno del candtdati otterrà i voti necessari e viene dato per scontato il rinvio ad una seconda tornata elettorale. Tra i più affollati e malconci atenei d'Italia, questo di Palermo è ad una svolta dopo i dodici anni di rettorato di Giuseppe La Grutta, 57 anni, docente di fisiologia umana nella facoltà di Medicina ed ex preside della facoltà di Scienze. «Facevo il ricercatore e sono diventato un burocrate mezzemaniche», si è sfogato La Grutta con il «Giornale di Sicilia» raccontando le sue pene di «Magnifico» che ha avuto per così tanto tempo in mano l'estremamente composito microcosmo dell'Università palermitana. Con 42 mila studenti (7146 a Giurisprudenza, 3540 a Medi dna, 3327 ad economia e Commercio, 3241 a Lettere e Filosofia) e cinquemila dipen denti 2237 dei quali docenti ordinari, ricercatori ed associati, la maggior università siciliana è uno dei punti di crisi dell'isola. «Sento il bisogno di ricominciare — ha anche detto il rettore uscente —. Mi rendo conto che il mio ciclo è finito e che i partiti debbono restare fuori dalla competizione». Eppure sull'effettiva volontà di La Grutta di gettare la spugna e tornare all'attività scientifica f«sono saturo, i problemi sono soverchianti e sempre più farraginosi», nota il rettore) molti a Palermo nutrono seri dubbi. Anzi, parecchi credono che tutto sommato egli sarebbe «disposto» a rimettersi in Uzza e tra l'altro l'interessato ha esplicitamente detto che, se dovesse essere rieletto, accetterebbe. Ma altri qandidati, tutti «cavalli di razza», sono pronti a scattare al via. Sono Giovanni Giudice, scienzato conosciutissimo anche all'estero, un biologo di alto livello che peraltro ha non comuni doti di humor, già deputato e già senatore della sinistra indipendente, considerato uno del «padri» della riforma sanitaria ^«potessi tornare indietro, altro che riforma! Cosi com'è non funziona proprio», dice Giudice), docente di biologìa e chiaramente appoggiato da quasi tutta la sinistra. Quindi Leonardo Urbani, docente di architettura, moderato ma stimato, abbastanza aperto al nuovo, esponente dell'Opus Dei e perciò cottolino integralista, autore di nu merosi piani regolatori. Infine Ignazio Melisenda, preside della Facoltà di agraria, di simpatie democristiane con un'area di consenso piuttosto vasta, esperto di tecniche di irrigazione, considerato un uomo molto dinamico ed un illuminato pragmatico. Chi la spunterà? I bene informati portano notizie del l'ultima ora ed assicurano che la via d'uscita è già pronta perché, dando per certo che domani nessuno dei quattro otterrà il quorum, nella successiva tornata Giovanni Giudice e Leonardo Urbani sarebbero pronti a stringere un patto d'azione facendo blocco. «L'intesa è già operante, ci slamo decisi non già per un accordo di potere ma perché abbiamo chiara in effetti la visione di quel che c'è da fare, insomma perché abbiamo un disegno comune sia politico sia programmatico», assicurano all'unìsono i professori Piraino e Santangelo, sostenitori rispettivaménte di Urbani e Giudice. Ma chi dei due prevarrà, chi si scanserà per far posto all'altro? L'accordo prevede che se ne andrà chi nella prima votazione avrà avuto meno suffragi. Nel suo splendido studio nel trecentesco Palazzo Steri, che fu del viceré di Spagna ed è accanto alle prigioni dell'Inquisizione, un angolo della Palermo d'un tempo che torna ad avere un certo rilievo per la riscoperta del centro storico, il rettore La Grutta auspica che i docenti trovino l'unità: «Un rettore debole parziale e che non abbia un consenso largo non servireb be — afferma —. L'importanza è che si dia una svolta con i dipartimenti dotati di autonomia amministrativa». Sullo sfondo della competizione scorre un fiume di miliardi che l'Università di Palermo si accinge a spendere, 300 miliardi per la costruzione del nuovo Policlinico (il vecchio è angusto, superato e in qualche caso semicadente) e 50 miliardi della Regione per la ricerca scientifica sono soltanto due delle voci che ren dono ancor più importante il ruolo da svolgere per il rilan ciò dell'ateneo. Per Giovanni Giudice il problema principale è di raggiungere unintesa tra i rettori del Sud «per un'equa distribuzione delle risorse e per l'incentivazione dei settori più sofisticati». In quest'ottica, per Giudice appare fondamentale ed irrinunciabile la massima incentivazione dei dipartimenti die, appena attivi, dovranno raccordarsi pienamente con la Regione. Secondo Urbani c'è bisogno di un'azione politica e culturale che sappia guardare alle scelte tecnico-produttive nell'ambito del Mediterraneo, «ma bisogna anche volgere lo sguardo alla Cee e alle varie istituzioni europee». Quanto a Melisenda, spera in un decentramento didattico «da vagliare con attenzione» e in un'effettiva collaborazione tecnico-scientifica attraverso centri di ricerca finalizzata da trasformare successivamen te in consorzi. Nelle grandi linee, comunque, i programmi elettorali dei quattro candidati combaciano e, quando non coincidono completamente, quanto meno offrono spunti per analisi che finiscono per arrivare a soluzioni simili. Il contrasto, quindi, è sulle persone e sulla loro qualificazione politica. Un invito è partito dalla neonata Unpua, l'Unione nazionale dei professori universitari associati, che ha sede a Palermo e la cui presidentessa, la professoressa Peifania Giambalvo, dice: «Attenti a non accontentarci delle soluzioni di ripiego, è giunto il tempo delle grandi scelte Antonio Ravidà