L'attentato al Papa

L'attentato al Papa L'attentato al Papa (Segue dalla 1 ' pagina) Aivasov. Alvasov è il tesoriere dell'ambasciata bulgara a Roma e un agente segreto che usa il nome di battaglia Hot Ir Kolev. In una serie di Incontri, egli «prepara il contratto per l'assassinio di Giovanni Paolo II da compiere nella primavera del 1981». «Il servizio segreto bulgaro — dice il rapporto — ha un interesse jiolitico specifico nella morte del Santo Padre: la nascita di Solidarnosc e le prospettive di convulsioni sociali nell'Europa Orientale hanno aperto ima crisi acuta per i Paesi comunisti*. Qui s'Inserisce il riferimento all'Urss. di cui peraltro non viene fatto il nome: «In qualche posto segreto... qualche figura politica di grande potere prende nota di questa situazione e, per proteggere gli interessi vitali del blocco dell'Est, stabilisce che è necessario uccidere papa Wojtyla». Agca si assume l'incarico alle seguenti condizioni: 1) pagamento di un milione e 250 mila dollari, quasi tre miliardi di lire, da dividere In tre: egli stesso, il suo amico del cuore Orai Cellk e il capo del «lupi grigi» in Germania, Serdar Celibi; 2) Celik accompagnerà Agca In piazza San Pietro e gli proteggerà le spalle per la fuga, Celibi tesserà una rete logistica in tutta l'Europa; 3) 11 pagamento verrà effettuato da Beklr Celenk, che lavora sia per la mafia turca che per il servizio segreto bulgaro e che gli f.errà aperte le porte di Sofia. Agca raggiunge Roma nel novembre del 1980 e all'ambasciata bulgara fa la conoscenza del secondo agente segreto, ossia Zhelyo Vasllev, alias Sotlr Petrov, il segretario dell'addetto militare. Claire Sterling afferma che sono Aivasov e Vasllev a controllare 1 plani, non Antonov, il vicedirettore delle linee aeree bulgare. Viene discussa l'eventualità di assassinare il leader di Solidarnosc, Lech Walesa, durante la sua visita a Roma nel gennaio del 1981 -se possibile eliminando nello stesso attacco, e nel medesimo momento, anclie il Papa*. L'idea viene abbandonata per motivi non accertati né da Martella né da Albano: vale la pena di notare l'atrocità e l'assurdità del progetto di questo duplice omicidio. Segue un periodo di viaggi di Agca In tutta l'Europa, che culmina nella consegna della pistola che sarà usata in piazza San Pietro da parte di un altro turco, anch'cgli incriminato, Omer Bagci. Nell'aprile del 1981. Agca è di ritorno a Roma, si iscrive alla scuola di lingue estere di Perugia e ha un'ultima serie di incontri con i tre superiori bulgari, in vista della fatale giornata del 13 maggio. «Tra il 10 e il 13 — sottolinea il rapporto —, Agca, Celik, che nel frattempo lo ha raggiunto, Aivasov, Vasilev e Antonov ispezionano ripetutamente piazza San Pietro. Il 13 fanno colazione insieme in piazza Barberini, poi Antonov li accompagna in via della Conciliazione*. Celik è armato di una bomba che dovrebbe seminare il panico tra la folla e permettere la fuga di Agca. Ma la Sterling sospetta che in realtà egli abbia il compito di uccidere l'amico, per non lasciare tracce. Per ragioni rimaste inspiegate. Celik non fa né l'ima cosa né l'altra. Scappa con una pistola in pugno e viene fotografato da un telecronista di Detroit. Poco dopo, un Tir internazionale con l'immunità diplomatica lascia l'ambasciata bulgara diretto in Jugoslavia: è l'ultima volta che avviene una cosa del genere e il procuratore Albano è convinto che al suo interno, nascosto in un baule, vi fosse Celik. Nel rapporto, il procuratore Albano fa due notazioni importanti: la prima sul giudice Martella, la seconda sulla Cia, 1 servizi segreti americani: «Nessuna lode è sufficiente per ripagare il giudice della sua immensa fatica e della solitudine spirituale che gli è stala imposta negli ultimianni», scrive. Della Cla afferma che le accuse ad essa rivolte dalla Bulgaria, dopo le confessioni di Agca, non sono altro che «arcaica propaganda da guerra fredde». Ennio Caletto