La Berloni non è morta però deve riprogrammarsi

La Burloni non è morta però deve rinrparqmmqrsi La Burloni non è morta però deve rinrparqmmqrsi di GIANNI MENICHELLI TORINO — Il doppio annuncio della partenza del manager Beppe De Stefano per Treviso (Benetton) e della cessione di «Magic» Sacchetti (quasi certamente a Varese, che ora si chiamerà Ciaocrem) ha creato allarme per 1 destini della Berlonl-basket, soltanto pochi giorni dopo che la squadra di Torino aveva toccato la propria vetta storica in campionato, con un terzo posto non distante, sul piano tecnico, dal primo della Oranarolo e dal secondo del Simac. Giovedì il Consiglio direttivo dell'Auxilium-basket, abbinata Berloni, si riunirà con l'obiettivo di smentire gli allarmisti e programmare 11 futuro di un club che ormai da anni s'è garantito un posto fisso nell'elite del campionato, colmando una lacuna — la presenza ad alto livello di una metropoli come Torino — sulla quale il basket d'Italia aveva pianto per decenni Vediamo qual è, oggi, il quadro della situazione. Capitolo società — La partenza di De Stefano non annienta, istituzionalmente, la società, che ha un suo presidente (Giuseppe Mairino, dirigente della Martini & Rossi, un gentiluomo d'antico stampo), un suo Consiglio, una sua assemblea. Cambia tutto invece sotto il profilo funzionale. Sotto questo aspetto De Stefano era la società: l'aveva creata (o ricreata), portata a Torino, tenuta in vita trovando finanziamenti difficili, strutturata, gestita in ogni minuzia. Trovare un altro De Stefano non sarà possibile. Sarà assunto un manager (il più adatto, sulla piazza, è Alberto Petaz zi, ex Bic. anche perché altri come Giancarlo Gualco Corrado Vescovo non assicurano apporti a tempo pieno), che tuttavia non potrà avere tutti i poteri e le funzioni che aveva De Stefano. Da ciò discende la necessità che, successivamente, la società adegui la sua struttura alla nuova situazione, associando al nuovo manager la figura di un presidente alla Gabetti o alla Allievi, non più prlmus Inter pares fra 1 consiglieri, ma autentico protagonista quotidiano della vita del club. Fra gli attuali soci, il solo che abbia tutti 1 requisiti di competenza, disponibilità, prestigio per ricoprire questa parte è senza dubbio Carlo Ercole, 53 anni, astigiano, titolare della Saclà, già leader della società dalla quale nacque quella che oggi è la Berloni. Capitolo economico — C'è circa mezzo miliardo di passivo, derivato, più che dall'ultima gestione, da precedenti passività. Una squadra di basket di vertice costa oltre mille milioni l'anno (grandi acquisti esclusi). La Berloni non può ancora contare sulle sponsorizzazioni da un miliardo che vanta chi ha vinto In Coppa Italia Simac travolto dall'Indesit Sorpresa nell'andata delle semifinali di Coppa Italia. A Caserta, l'Indesit ha travolto il Simac, privo di Meneghln, con un 105-81, nonostante £5 punti di Galllnari. La difesa casertana ha bloccato Carr (15), D'Antoni (9) e Premier (6). Dall'altra parte, Oscar (31), Carraro (22), Donadonl e Generali (14). Avrà problemi per arrivare alla finalissima di domenica a Treviso anche la Granarolo, che ieri ha battuto a Bologna la Benetton (A2) per 8582 (Van Breda 20, Solomon 36). Mercoledì il ritorno. scudetti e Coppe. E quest' anno ha totalizzato un record di 191 milioni netti d'incasso: il Simac, per dirne una, ha incassato un miliardo 324 milioni; la Oranarolo più o meno altrettanto. La Berloni ha tentato di portar via lo scudetto a Simac e Oranarolo. Chiaro che la lotta è Impari. Il deficit sarà annullato con la cessione, inevitabile, di Sacchetti. Lo sponsor aveva garantito a De Stefano 11 rinnovo del contratto per tre anni, sulla base minima di 700 milioni. Uscendo di scena Beppe, i fratelli Bertoni hanno frenato: ma, con certe garanzie, dovrebbero senz'altro confermare l'impegno. Poiché però non è prevedibile che gli incassi 11 prossimo anno si triplichino, occorre a maggior ragione un presidente che — a capo di una finanziaria — provveda a risanare 11 bilancio e a tenere viva la società sul mercato. Diversamente, sarebbe inevitabile un progressivo ridimensionamento tecnico, perché dui vivaio un Morandotti all'anno non esce di certo (e anche i Morandotti costano). Capitolo squadra — Qui per ora non ci sono preoccupazioni terribili. Il sacrificio di Sacchetti è grave, ma avanzeranno i soldi per un lungo di riserva (come minimo Carraria o Fioretti, meglio che niente, però forse anche qualcosa di più pregiato). Dldo Guerrieri pensa di trovare in America un'ala grande più concreta e continua di Ray, May è confermato, il quintetto con Caglierls, Vecchiato e Morandotti — è del tutto escluso che siano ceduti — resta competitivo. A che livello? Da playoff. certamente. Il resto dipende da mille dettagli, fortuna compresa. In conclusione — Il problema della Berloni sta più nel futuro remoto che in quello prossimo. Ha ragione De Ste fano: «Credo clic nessuno possa rimproverarmi se a 53 anni ho ritenuto professio nalmenie e personalmente gratificante accettare l'avventura di Treviso, dove con la Benetton cercherò di realizzare qualcosa di importante in un ambiente stimolante. Non perderò di vista Torino, dove ho cantato e portato la croce per tanti anni. Sono certo che se tutte le componenti della società opereranno per il meglio, ripartendo con un progetto lungimirante, fra qualche anno, tornando qui, troverò ancora una realtà cestlstica di prima grandezza*.