Venezia ricorda il «suo» Pound di Mario Baudino

Venezia ricorda li «suo» Round Venezia ricorda li «suo» Round Rapallo e Pisa le altre città che ispirarono l'autore dei «Cantos» - Fu molto imitato Nei primi mesi del 1908 Ezra Pound, appena arrivato a Venezia dall'Indiana con 80 dollari in tasca e le poesie di quel che sarebbe stato il suo primo libro, fu a lungo indeciso se lasciar perdere tutto o seguire una volta per sempre il cammino del «poeta esule» rappresentato da uno del suoi grandi modelli, Dante Alighieri Anche quando le bozze di stampa di «A lume spento» furono pronte, i giorni difficili, le depressioni, la disperazione sembrarono per un attl,mo averla vinta. Nel «Canti pisani». Quasi quarant'anni dopo, quando un'altra terribile angoscia occuperà la sua vita, ricorderà il giorno in cui fu indeciso se lanciare nel Canal Grande le bozze di «A lume spento». Non lo fece, e di li iniziò una delle pili contraddittorie, «grandi» e appassionate vite per la poesia del nostro secolo. Prese corpo il sogno di scrivere qualcosa che stesse alla pari con la «Divina Commedia». E soprattutto si sviluppò da allora un ininterrotto magistero. Ezra Pound fu per i plU importanti scrittori del Novecento anglosassone — come è scritto in una celebre dedica di T. S. Eliot — «11 miglior fabbro». Venezia gli ha dedicato un convegno internazionale (•«Ezra Pound a Venezia», appunto) che si è concluso presso la Fondazione Cini venerdì scorso. Perché Venezia? Non solo a causa di quell'opera die non fini nel Canal Grande, ha spiegato Vittore Branca in apertura del congresso, ma perché nella città veneta sono stati scritti buona parte dei «Cantos», l'opera che ha occupato tutta la vita di Pound; e perché a Venezia, nei giorni del grande silenzio, si è conclusa la 'difficile- avventura di un personaggio la cui genialità è forse stata attraversata da fulmini di follia. Ma le città italiane di Pound sono due: Venezia e Rapallo, come ha spiegato Massimo Baclgalupo. E, in un certo senso, tre, perché il triangolo si chiude e si equilibra in un campo di prigionia vicino a Pisa. Là Pound, che aveva appoggiato il fascismo, pur con molti dubbi e angosce .private», venne rinchiuso dall'esercito americano, con l accusa di tradimento. Là, in una gabbia bruciata dal sole e poi in una tenda, senza libri, senza carta, senza nulla, maturò la parte riconosciuta generalmente più importante della sua opera: i «Cantos LXXIV - LXXXIII», noti come i «Canti Pisani», quelli da cui si libra un «grido» fa' maso: «Quello che veramente ami rimane, 11 resto è scorie /quello che veramente ami non ti sarà strappato/quello che veramente ami è la tua vudnizdsgrtcacn(f e i o vera eredità/..../la formica un centauro nel suo monfo di draghi. Strappa da te la nltà, non fu l'uomo/a creare il coraggio e l'ordine e la gra zia/Strappa da te la vanità, ti dico strappala». E l'eredità di Pound, die scrittori come Eliot, Hemln gway, Joyce, William Carlos Williams, Crane «hanno veramente amato», è un lascito talmente complesso die ogni convegno riesce a illuminarne alcuni aspetti. A Venezia spe ctalisti come Sergio Perosa Walton Lite, Neml D'Agosti no, Guido Carboni e Massimo Bacigalupo, Marcello Pagnin ed Emir Rodrìguez-Monegal (il massimo biografo, fra l'ai tro, di Borges) ne hanno esplorato gli aspetti più signi flcativl, l problemi maggiori Pound è stato un grande poeta? Certamente sì, ma forse è stato più importante come «maestro» di poeti e scrittori. Senza di lui non sarebbe DMstato pubblicato /'«Ulisse» di J. Joyce, e non sarebbe stata scritta nella forma in cui la conosciamo «La terra desola ta» di T. S. Eliot, cui Pound impose una lunga serie di cor regioni. Il monumento dei «Cantos», con quell'idea «ri voluzionarla» della contem poranettà di ogni esperienza culturale nella storia, è di ventato il modello principale della moderna scrittura Uri co-epica, anche se il lettore fatica a trovare il suo commi no nella babele di citazioni, fra parole in nove lingue ideogrammi cinesi, afferma «ioni singolarmente dlscutibi li, immagini che si stagliano con una forza assoluta e i uso sapientissimo dei ritmi del linguaggio. Pound grande poeta e mae stro di poeti, dunque. Ma an die «cattivo maestro» sui sentieri della storia. La sua adesione al fascismo, l'antìse mitismo, l'odio per la demo crazla americana vista come un «industrialismo» nato dal \ filo maligno della storia, l usura, fino al silenzio dopo i lunghi anni di manicomio che gli evitarono una durissima condanna per tradimento da parte di un tribunale statunitense: come in un prisma, la vita e l'opera di Pound si moltiplicano in mille immagini sovrapposte. Il lavoro degli «eredi» (e tutti, come è stato sottolineato al convegno, in parte lo siamo) d'un sogno così vasto continua. La sua fu l'ambizione di riassumere in sé il senso ultimo del mondo e della cultura. Ma il suo «fallimento.' in questo compito ha aggiunto molto al mondo e alla cultura: una grande lezione e alcuni libri «Immortali». Magari non scritti solo da lui, ma dai tanti letterati che devono ai suoi consigli una parte importante dei loro risultati. Mario Baudino