I «nuovi» giovani? Troppo moralisti!

I «nuovi» giovani? Troppo moralisti! I «nuovi» giovani? Troppo moralisti! L'identikit che emerge ste indica nella famigli MILANO — I giovani si sentono moderni e hanno codici di comportamento più tolleranti rispetto alle generazioni precedenti, ma sono anche dei terribili moralisti. Il sociologo Alberto Cavalli, che ha curato con un'equipe di colleghi l'attesa inchiesta Iard-Doxa (presentata oggi al Palazzo delle Stelline con una ^tavola rotonda' fra studiosi e giornalisti), aggiunge che avere più o meno vent' anni adesso vuol dire «mostrarsl lucidi e sobri, con una forte impronta pragmatica e sema grandi aspirazioni, né per se stessi né per il mondo». La fotografia che emerge dalle 4 mila interviste, rappresentative dell'universo degli 8.773.000 italiani tra i 15-24 anni di età, scolora i ritratti del «diversi»: il giovane medio vive in provincia, indica come valore principale la famiglia, si preoccupa del lavoro e non è per niente trasgressivo. Semmai rimprovera agli insegnanti di non tenere in considerazione il suo «punto di vista* e ai genitori di essere meno progressisti di lui. Per di più, va a messa se si dichiara credente o non ci va affatto se dice di non esserlo. Il giovane tipo, «vivisezionato» dal test, guarda si e no la televisione, frequenta poco i teatri ed è un cliente solo potenziale delle librerie. Ammette il divorzio, l'aborto e la convivenza, ma esclude per sé questi comportamenti, cosi come concepisce i rapporti sessuali prima di arrivare al matrimonio senza essere però altrettanto disponibile a praticarli. Ostenta un certo distacco «informato- dalla politica e, dulcis in fundo, colloca l'omosessualità, nell' ultimo gruppo delle sue possibili scelte, con il suicidio e 1' eroina. Ad aver più sorpreso il prof. Cavalli è «questa immagine del futuro, in cui quasi tutti aspettano di sposarsi, di avere dei figli, con una consistente area giovanile decisa a rinviare ogni scelia, che comporterebbe l'ingresso nell'età adulta, ad un domani indefinito. Quasi volessero prolungare la gioventù, rifiutandosi di drammatizzare l'esistenza così come ubriacarsi di nuovi miti. In fondo, fra le tante facce dell'universo giovanile, quella spaventosa della tossicodipendenza, con quell'I,4 per cento che accarezza le suggestioni delle droghe pesanti: un campione in scala della realtà di tutti i giorni». Significativo è l'atteggiamento verso il lavoro: 11 38,4 per cento del campione privilegia lo stipendio e il reddito, subito dopo la sicurezza e la stabilità del posto. In prima fila, non a caso, ci sono i glo vani in cerca di un'occupazio ne; in ultima, con un certo distacco, gli studenti. Secondo il prof. Cavalli queste sono risposte che ispl rano una visione più laica del lavoro, da cultura post-industriale. Lo confermerebbe 11 minor interesse per il tipo di mestiere o professione (con studenti e lavoratori-studenti più «coinvolti» dei disoccu pati) e quel misero 14 per cento di fiducia nel lavoro come mezzo per Imparare ed esprimere le proprie capa cita. Completano il «quadro* la scarsa propensione a mi gllorare la propria condizione professionale e un 7,1 per cento appena di risposte che considerano la «cosa più- importante» l'autonomia, Il mondo giovanile appare spaccato di fronte alla relt glonc: per un 26,8 per cento che sente «moltissimo o anche solo molto» il problema, vie una maggioranza che divaga nella risposta e un buon terzo di intervistati che ha detto di non essere entrato una sola volta in chiesa negli ultimi tre mesi. Più omogeneo il rapporto con la fami glia, dove si parla assai del .modo di vivere in generale» e meno dei «rapporti con le persone dell'altro sesso». Sono le ragazze a confidar si di più e a dissentire in ugual misura dalle idee dei genitori. A loro spetta pure il ruolo tradizionale di «aiuto della mamma, una figura poco progressista ma tolle rante. religiosa e legatissima alla famiglia secondo 1 figli. E anche qui sono le giovani dei ceti poveri a sobbarcarsi le faccende domestiche, mentre le signorine della buona società appaiono scarsamente collaborativa. Il caso vuole che proprio i «fratelli» di co storo si impegnino di più nel rifarsi il letto. I giovani d'oggi sono abba scsptaps1mmvtagptCspCpdne dalle 4 mila intervia il valore principale stanza soddisfatti del livello' culturale dato loro dalla scuola, ma non delle capacità professionali acquisite: Un terzo ha «ripetuto» uno o due anni tra medie inferiori e superiori, ma pochi ritengono severi i professori. Spendono 11 tempo libero nel solito, modo (bar, cinema, discoteca, musica in casa), pronti a diventare dei sedentari se si tratta di fare un po' di sport. Sono però la classe d'età, aggiunge il sociologo, che legge di più 1 «quotidiani». Forse per questo si dicono informati sugli avvenimenti politici. Certo è che 11 41,2 di loro non sa per chi voterebbe o propende per l'astensionismo. Curiosamente i due maggiori partiti si alternano al vertice delle preferenze: i più giovani sono per lo scudo crociato e dai vent'anni in poi per i comunisti. a. g. Migliaia di perso

Persone citate: Alberto Cavalli, Cavalli

Luoghi citati: Milano