Albertazzi: un libro per svelarmi di Osvaldo Guerrieri

Albertazzi: un libro per svelarmi L'attore debutta domani ad Asti e prepara il «Cid» di Corneille Albertazzi: un libro per svelarmi TORINO — Un attore con la coscienza infelice, disse un giorno di sé Giorgio Albertazzi con un tono forse narcisistico, o forse sinceramente sofferto. Oggi precisa: «Recito come nessuno in Italia, sono un attore geneticamente anomalo». Che vuol dire? «La personalizzazione esplosa dopo Re Nicolò di Wedekind non la vedo rispecchiata In altri. Nel mio modo di essere attore entra una parte di me scrittore». Eccolo dunque i'«att-autore» Albertazzi. E' una vecchia autodefinizione che ritoma oggi, alla vigilia del Giro del teatro in 120 minuti in scena domani al Festival di Asti. «Da ragazzo scrivevo e,pubblicavo racconti — ricorda — Una ragazza di cui ero Innamorato mi disse: perché non vieni a recitare? Per lei avrei fatto tutto, figuriamoci se non andavo a recitare. Ma siccome ebbi subito un successo strepitoso, continuai. Mi immersi nel divismo, finché non decisi di recuperare il mio modo di esprimermi». Che lei definisce anomalo. «E' diverso soprattutto per una qualità: lo non penso di essere una persona di successo, penso di essere un vincente. Ciò che posso far succedere sulla scena non riesce a nessun altro. E' difficile definirsi. CI proverò con un libro che scriverò per Rizzoli. Forse lo intitolerò Potevo essere Coppi». Perché questo libro? «Per tentare di rivelare che cosa c'è dietro le cose, quindi che cosa c'è dietro di me. OH avvenimenti che fanno la storia sono sconosciuti, la storia è menzogna, il meglio della storia, dice Mario Luzl, avviene in silenzio». Quindi descriverà il silenzio della sua storia. «C'è un episodio importante, che pochi sanno. Nell'inverno dell'81 mi Invitarono ad Assisi per tenere un recital su san Francesco. Io non sono credente, però mi place Francesco, un vero pazzo. Misi insieme vari pezzi dalle Laudi, dal Fioretti e, in una chiesa sconsacrata, col coro di Assisi, cominciai a leggere. Leggevo anche bene, ma non succedeva niente. Dopo cinque minuti ero disperato. Non potevo continuare cosi e mi dicevo: devo Inventare qualcosa, potrei svenire, bestemmiare, ma non può finire cosi. Con questo stato d' animo mi avvicinai al Canti: co delle creature. Lo affrontai con una tale disperazione che, alle prime parole, tutti scoppiarono a piangere. Ero In una situazione miracolistica. Andavo avanti in una specie di esaltazione. Immaginavo che Francesco stesse pronunciando queste parole mentre moriva. Si possono dire tante cose dt me, in realtà chi non era 11 non ha visto quel fatto Importante, elettrizzante, gioioso. Era 11 teatro». Sarà una forma di autoconfessione anche lo spettacolo di Asti. Albertazzi interpreterà i brani a lui più cari, di Wedektnd, di Shakespeare, di Ibsen, di Canetti. Con lui reciterà Laura Marinoni: sarà Alma, una presenza costante e infallibile poiché, spiega Albertazzi, rappresenta l'anima dell'attore ette st rinnova continuamente. «Ma non è un recital. Sotto c'è una favola, la favola del grande attore che fa un provino con un regista dalia lingua incomprensibile, 'dalla parola di luce' che, alla fine, si scoprirà esswa,;Pl*ra illusione». Una polemica vèrs'ó i registi? «Non una polemica diretta. Io non ho mal subito un regista autoritario, ho avuto bravi compagni di lavoro come Marcucci, Enriquez, Cobelli. Però non ho mal lavorato né con Visconti né con Strehler». ■Se lo avesse fatto, cosa sarebbe accaduto? «Forse un bellissimo spettacolo, perché Visconti e Strehler non avrebbero lavorato come prima». Intanto, a settembre, Albertazzi rappresenterà il Cid di Corneille per Venetoteatro. Curerà la regia e si riserverà la parte del Re. «Una vera tinca, come si dice. La fa sempre un attore di secondo plano». Osvaldo Guerrieri Giorgio Albertazzi

Luoghi citati: Assisi, Asti, Italia