L'altro Gesù degli gnostici di Sergio Quinzio

L'altro Gesù degli gnostici DAI VANGELI COPTI L'altro Gesù degli gnostici I testi copti scoperti per caso nel 1945 a Nag Hammadi nell'Alto Egitto e pubblicati negli Anni 70 hanno svelato l'universo della gnosi — di cui si aveva un'immagine fatalmente distorta attraverso le opere degli eresiologi cristiani — proprio nel momento in cui l'uomo contemporaneo appare inquietato da domande non dissimili da quelle degli antichi gnostici. Le oscure origini ellenistiche, giudaiche e perfino indiane della gnosi l'apparentano all'esperienza attuale di una delusione storica che irrompe proprio nel momento in cui il mondo, unificato in una evoluta civiltà, rivela improvvisamente le sue profonde crepe. Allora gli sguardi più esigenti si volgono all'unico grande orizzonte per cercarvi sotto la deludente superficie lontane misteriose, vivificanti vene sotterranee. Come oggi i non pochi che cercano per diversi sentieri in questa direzione, così gli gno stici antichi si aprivano alle rivelazioni del mito e delle rcli gioni, ma la loro sofisticata formazione intellettuale li obbligava a formularle in ragionamenti, dando luogo così a una singolare commistione tra linguaggio mitico-rcligioso e linguaggio razionale di cui anche oggi non mancano esempi. Ma l'antico rivela una forza indubbiamente maggiore, ci attrae con la sua «illuminante enigmaticità» (Moraldi). «La verità non è venuta nuda in questo mondo, ma in simbol e immagini. Non la si può afferrare in altro modo». Lcggia mo queste parole nel Vangelo di Filippo, uno dei quattro Vangili gnostici di cui il semi tista Luigi Moraldi — dopo 1 ampia raccolta di altri Tati gnostici curata per l'Utct nel 1982 — ha ora curato l'edizione italiana per Adclphi. Questi Vangeli, databili al sccÒHdo secolo dopo Cristo, non occupano nel testo italiano'"più di settanta pagine Sono simili dunque per dimensioni ai Vangeli canonici, ma sebbene abbiano anch'essi al centro l'annuncio della salvezza in Gisto ne differiscono profondamente. Tutto quello che nel Nuovo Testamento è riferito alla vita di Gesù e concrete vicende storiche qui è proiettato nello spirituale. 11 sentimento più intensamente e più costantemente espresso è quello dell'estraneità a questo basso mondo materiale, la pena di viverci, la nostalgia delle realtà celesti dalle qua! lo gnostico si sente esiliato. * * Se le varie forme ncognosti che contemporanee tendono per lo più ad accentuare la sai vezza come già in atto per co lui che è pervenuto alla vera conoscenza, nella gnosi antica la condizione dell'uomo illu minato dalla verità resta peno sa, la via che percorre resta dolorosa e faticosa, resa anzi forse, ancora più dolorosa e fa ticosa proprio dal confronto con la liberazione ardentemen te sperata. In questo, gli anti chi mostrano di essere più au tentici di noi, di avere una molto minore attitudine all autoinganno consolatorio. Il Vangelo di verità si an nuncia subito come «gioia pei coloro che dal Padre della ve rita hanno ricevuto la grazia di conoscerlo attraverso la potenza del Logos», e sono stati perciò liberati dall'angosci causata dall'ignoranza e «con densata come una caligine» ma — come scrive Moraldi — «nonostante le parole iniziali suscita un senso di nostalgia dal principio alla fine». 11 Vangelo «e gioia perché annuncia che alla fine del tempo la deficienza di quaggiù sarà eliminata». Gli gnostici attendevano in fsrvmtnp — a 1 o à ^ fatti, come unica salvezza, la istruzione finale della matea, nel carcere della quale si sentivano condannati ad abitare. Il fascino della gnosi deriva dall'estrema tensione fra la miserabile condizione presente l'attesa di una redenzione futura, consistente in un evento non puramente interiore: uno hema che, malgrado tanti prestiti eterogenei, rinvia sicuramente a una coscienza del tempo ebraica, e in particolare apocalittica. Il Vangelo di Tomaso, il più antico dei quattro raccolti in ohimè (risalirebbe alla fine lei primo secolo), è una raccolta di detti di Gesù che non di rado ci restituirebbe le sue parole in una forma più vicina all'originale di quanto facciano Vangeli canonici. Ma contiene anche parole non riportate iagli evangelisti, come queste: Beato l'uomo che ha sofferto. Égli ha trovato la via». Giacomo, che dal Nuovo Testamento sappiamo essere stato nelle prime comunità cristiane il più tenace assertore della connuità con l'ebraismo, è detto da Gesù «il giusto, per il quale sono stati fatti il ciclo c la terra». * * Qui la gnosi è molto attenuata. Non così nel Vangelo di Maria, dove Maria Maddalena, proprio in quanto peccatrice carnale che riconosciuta a sua origine celeste vuol farritorno, è depositaria di speciali rivelazioni da parte di Gesù, le quali insistono, lontano dall'orizzonte biblico, sulla riproduzione come unico peccato. 11 testo forse più ricco, malgrado il suo carattere frammentario, è il Vangelo di Viluppo. Ci fa conoscere i cinque sacramenti gnostici, che solo in parte corrispondono a quelli della grande Chiesa: l'eucarestia, proprio perché legata al corpo di Gisto, è tenuta in scarsa" considerazione da un pensiero che, come quello gnostico, 'e orientato in senso docctista; vi assume invece un ruolo importante il matrimonio sacro, che non ha nulla di carnale, ma anticipa la realtà escatologica della riunione del salvato con il proprio angelo. In questo Vangelo s'incon trano le espressioni anche Ict tcrariamentc più belle. «Girando attorno a una mola un asino fece cento miglia; quan do fu sciolto, si trovò ancora allo stesso posto. Grti uomini camminano molto, ma non arrivano mai da nessuna parte; quando per loro giunge la sera non vedono né città né villaggio né creazione né natura né forza né angelo. Miserabili, hanno sofferto invano». I temi dei Vangeli di Tomaso, di verità e di Filippo erano stati esposti da lìlainc Pagels n un libro edito da Mondado ri nel 1981 con lo stesso titolo di questo curato adesso da Moraldi. Ma il contatto con testi è qualcosa di diverso. La studiosa americana semplifica le cose stringendole nella con frapposizione fra gnosi e Chiesa in quanto ortodossia orga nizzata, che con il suo trionfo ne avrebbe cancellato il volto assai più ricco. Invece proprio i testi mostrano incertezze e fluttuazioni tra le diverse posi zioni. L'impasto di quei sccol lontani, e destinati a rivelarsi tanto fecondi, era molto più complicato di quanto può ri sultarc da una elementare con trapposizionc. Tanto meno è possibile separare nettamente, nell'enorme vicenda di un tra passo di epoche, il positivo dal negativo. Se la gnosi come vuole la Pagels, è «mo dernamentc» liberatrice perché insiste sull'ignoranza anziché sul peccato, sull'identità profonda tra divino e umano, perché suscita uno spirito d ricerca, è anche arcaicamente esoterica e «razzista», legando per sempre il destino di ogni uomo alla sua natura «ilica», o «psichica», o «pneumatica» II mondo della gnosi, e in particolare della gnosi cristiana nel suo confronto con la grande Chiesa, è la matrice dalla quale è uscita la nostra storia, il crogiolo nel quale troviamo già tutti gli clcrnent' necessari allo sviluppo succes sivo. E' perciò il limite al di là del quale non ci è possibile andare, e che per noi non può presentarsi se non oscuro, Sergio Quinzio f

Persone citate: Gesù, Luigi Moraldi, Maria Maddalena, Moraldi, Pagels, Tati

Luoghi citati: Alto Egitto, Nag Hammadi