La frontiera della droga di Francesco Fornari

La frontiera della droga TRIESTI, CHE COSA SI FA PER TENTARE DI BATTERE IL FLAGELLO DEGLI STUPEFACENTI La frontiera della droga Ai valichi di Rabuiese, Pese e Fernetti è un continuo fluire di Tir dove è facile nascondere stupefacenti provenienti dal Medio Oriente - Lo dimostra il sempre crescente numero dei sequestri - Ma la droga non si ferma in città: i tossicodipendenti conosciuti sono meno di 200 e vanno a rifornirsi a Milano DAL NOSTRO INVIATO TRIESTE — Secondo stime del «Centre Pompldou», 1' organismo europeo che riunisce tutti i governi nella lotta contro il traffico della droga, più del 30 per cento degli stupefacenti destinati ai Paesi nordeuropei passa da queste parti, attraverso la frontiera con la Jugoslavia. Le «porte della droga» in arrivo dal Medio Oriente (Turchia e Libano sono 1 principali produttori) sono i valichi di Rabuiese, Pese, Fernetti, lo scalo ferroviario di Opicina e, naturalmente, 11 porto di Trieste. Un migliaio di Tir al giorno, anche più di centocinquantamila persone in transito nelle giornate festive, navi cariche di containers: i controlli vengono fatti ma, come spiega il col. Luciano Marlnettl della Guardia di Finanza, «sono fatti a caso, sperando nella fortuna, fidando nell'intuizlone del doganiere, nel fiuto del cane». A meno che non ci sia stata una segnalazione Il flusso della droga non subisce soste, sembra anzi moltiplicarsi: lo dimostra 11 sempre crescente numero dei sequestri fatti, che rappresentano soltanto una piccolissima parte di quello che circola attraverso la frontiera. Segnalazioni di confidenti, sequestri casuali, ma c'è addirittura il sospetto che alcune volte le grandi organizzazioni che gestiscono il traffico sa crlflno un corriere con un piccolo carico (facendo arrivare una soffiata), per garantire il passaggio di più grosse quantità di droga da un'altra parte. «Quando ci viene fatta una segnalazione — dicono alla frontiera — i posti di controllo vengono messi in allarme e tutti, agenti, carabinieri, doganieri, cercano di non farsi sfuggire la persona o il veicolo segnalato. E magari un altro corriere, con un carico più consistente, riesce a passare indisturbato». Una logorante guerra quotidiana combattuta fra le forze dell'ordine e 1 trafficanti alla perenne ricerca di nuovi sistemi per eludere i controlli. L'Inventiva del corrieri sembra non conoscere limiti: anni fa venne scoperto un grosso traffico di hashish che veniva trasportato da false gestanti, donne che fingendo una gravidanza nascondevano i pani di hashish sotto le ventriere. «E' sufficiente che | cingile o sei "turisti", con un chilo d'eroina addosso, riescano a passare e il rifornimento di droga pesante per tutta V Italia Settentrionale è assicurato per almeno una settimana», dice il col. Marlnettl. Ma il problema più grave è quello creato dal traffico del Tir. Nascondere un carico di pochi chili in un autocarro o in un container è facilissimo: per fare un controllo accurato bisognerebbe scaricare tutta la merce e smontare il veicolo. Non sempre il fiuto del cane può essere d'aiuto, ogni giorno i trafficanti escogitano nuovi accorgimenti: nascondono la droga In mezzo alle cipolle, avvolta In pelli d'animale, nel serbatoi del carburante, dentro al thermos. «Su un Tir diretto in Olanda abbiamo trovato due tonnellate d'oppio — ricorda il col. Marlnettl —, eravamo sicuri del fatto nostro perché c' era stala la segnalazione molto precisa di un confidente, ma non riuscivamo a trovare niente. Alla fine abbiamo scoperto il nascondiglio: la droga era sistemata nell'intercapedine del carro frigorifero, per recuperarla abbiamo dovuto fare il camion a pezzi». Un grosso colpo. Ma sono Importanti anche quelli più piccoli, 1 cento grammi di eroina trovati addosso ad un viaggiatore proveniente in treno da Zagabria (ma in realta in arrivo da Istanbul) possono mettere gli Inquirenti sulla pista di una nuova organizzazione, fare scoprire nuovi itinerari. Certo, non è facile risalire ai .cervelli»: gli organizzatori, i grandi trafficanti non rischiano mal di persona, si servono di corrieri che neppure li conoscono anche se, affermano 1 doganieri, un autocarro che trasporta un grosso quantitativo di eroina non viaggia mai solo ma è sempre seguito da qualche affiliato dell'organizzazione, che lo tiene d'occhio «per evitare che l'autista tenti di fare qualche bidone». DI tutta la droga che passa attraverso questa frontiera, neppure un grammo, però, si ferma a Trieste. Anche se sicuramente 1 trafficanti si servono di qualche appoggio locale, non esistono in zona organizzazioni per lo spaccio degli stupefacenti. I tossicodipendenti conosciuti sono pochi, meno di duecento, e vanno a rifornirsi diretta¬ mente a Milano, oppure a Verona e a Padova, dove fiorisce 11 piccolo commercio. «Ogni tanto qualcuno cerca di impiantare un piccolo smercio, ma sinora slamo riusciti a bloccarli sul nascere — dice 11 sostituto procuratore Roberto 8taffa, giovane e valente magistrato che da otto anni si occupa del problema della droga —. Trieste può essere considerata un'isola felice nel panorama italiano, anche se il numero dei drogati occasionali appare in aumento». Specialmente negli ultimi mesi, con l'arrivo In città della cocaina che si è diffusa rapidamente un po' in tutti gli ambienti. «Ottanta persone sono state arrestate e condannate — racconta il magistrato —, un embrione di organizzazione per lo spaccio della coca, gestito da quattro napoletani, è stato scoperto dopo nemmeno due mesi e i responsabili sono stati condannati a dodici anni di car- Secondo il dott. Staffa, la diffusione della coca è favorita dal fatto che «la clientela per questo tipo di droga, che non si consuma da soli ma in gruppo, è più varia e numerosa. Anche perché, erroneamente, sono in molti a credere die la cocaina non sia dannosa o, addirittura, innocua». Grosso errore, perché un grave pericolo si nasconde proprio nel tipo di .taglio» fatto dallo spacciatore. «La droga comperata a Milano — spiega 11 magistrato — è tagliata con le amfetamine, die ìianno effetti deleteri sul sistema nervoso». Se a Trieste droga se ne consuma poca, la città resta pur sempre uno dei più Importanti crocevia del traffico clandestino della droga. Dice il dott. Staffa: «Fin dal 1976 la mafia turca aveva scelto Trieste come posto di transito perché poteva seruirsi della copertura di molti cittadini . turchi che vi svolgevano attività di import-export». Questa catena è stata scoperta e non funziona più, ma 1 grossi carichi di droga, celati nei Tir e nei containers, continuano a passare attraverso questa frontiera anche perché, dice il col. Marlnettl, «forse in troppi Paesi die vengono attraversati da questi Tir si chiudono troppo facilmente gli ocelli e i trafficanti hanno buon gioco». Francesco Fornari

Persone citate: Luciano Marlnettl