Così facevano tutti a Glyndebourne cantavano Mozart e non lo sapevano

Così facevano tutti a Glyndebourne cantavano Mozart e non lo sapevano Regista Peter Hall, direttore d'orchestra Gustav Kuhn: che fiasco Così facevano tutti a Glyndebourne cantavano Mozart e non lo sapevano LONDRA — Non era facile, dopo la perfezione de Le nozze di Figaro con la quale Glyndebourne aveva aperto questa importante stagione che segna i suoi 50 anni di vita, proseguire con uno spettacolo di altrettanto splendore. Però Cosi fan tutte di Mozart, per la regia di Peter Hall e la direzione di Gustav Kuhn, è ìina grande delusione musicale: non una gemma, nemmeno una perla coltivata. Perché di buono in un'opera tanto concentrata — anclic se tanto difficile — c'è solo il magnifico Claudio Desderl (vero trionfatore di Glyndebourne quest'anno) nella parte di don Alfonso, c'è la regia, et sono le scene e i costumi di John Bery; tutto il resto * scadente, o addirittura pessimo. Quest'opera buffa che buffa non è (difatti il regista e il direttore d'orchestra la interpretano in chiave lugubre) è difficilissima. La storia, come già scrisse Arbasino, non è diversa da quella di Natasha Rostova in Guerra e pace: 1 promessi sposi di Fiordiligl e Dorabella se ne vanno soldati, come il principe Andrea, e tanto le ragazze mozartiane quanto la giovane russa s'innamorano di chi le assedia, dimenticando chi se n'è andato. Il guaio, in questa edizione inglese, è che l'attesa Fiordiligi (l'americana Carol Vaness) pur avendo una buona voce e una notevole presenza, non ha la minima idea di cosa stia cantando o meglio, recitando. Non parliamo poi del due -ragazzi-: Ferrando (Ryland Davics che non ha più voce) e Guglielmo (J. Patrick Raftery, debole Interprete) non sono cantanti da Glyndebourne: un teatrino dove ogni parola, ogni espressione, ogni gesto conta. La Dcsplna vivace, ma attempata (altroché «una donna a quindici annlU) non è credibile e la grazlosisstma Dorabella (Dolores Ziegler) non ha ben deciso che personaggio sia il suo, o forse non la interessa. Il lavoro di regia esiste, ma si vede solo in Desderi, un perfido don Alfonso, quasi un Voltaire distaccato e arcigno, in ottima'voce, in superba dizione e ben convinto delle parole che dice, del suo ruolo sulla scena. Con gli altri sembra che Hall, dopo aver fatto uno schema molto preciso, dopo aver deciso per un Cosi fan tutte realista, molto pulito, si sia stancato di spiegarlo ai cantanti. Forse perette anche se lo avessero capito gli interpreti, nessuno avrebbe potuto salvarli dai tempi imposti dalla baccìietta di Kuhn, una volta grande pupillo di Karajan e alcuni anni fa considerato astro nascente. Questa cometa ora sembra in fase di rotta: e persino la sonorità della London Phllharmonic Orchestra ne soffre. «La verità — commenta un suonatore dell'orcìiestra — è che ci sono grandi direttori e non grandi orchestre. Anche questa può diventare pessima cosi maldestramente diretta». Appiattita musicalmente, l'edizione è invece azzeccata visualmente, con le scene ispirate a Fragonard, quel maestro della gaiezza triste così vicino, in un certo senso, a Mozart. Kuhn ha anche voluto conservare tutti i recitativi — alcuni per la verità illuminanti, ma ^buttati via,, in bocca a degli interpreti la cui dizione non sarebbe stata felice nean che se avessero parlato la loro lingua (meno Desderi) — ma et ha privati di «(Von siate ritrosi-, quell'elegante dùettlno di Ferrando e Guglielmo che sboccia nella più allegra risata musicale che sia mai stata scritta. Gaia Servatilo

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