Tokyo, il manager di Budda di Vittorio Zucconi

Tokyo, il manager diBudda STORIE SEGRETE DEI GRANDI IMPERI INDUSTRIALI GIAPPONESI Tokyo, il manager diBudda Il vicecapo sezione Kiohide Takami indotto a farsi prete e «cappellano aziendale» della «Matsushita Industrie Elettriche», la più grande fabbrica del settore nel mondo - «Una famiglia per bene come la nostra deve avere un luogo di culto, ma chiamare preti da fuori costa» - Ora Takami officia nei 49 templi dei vari stabilimenti, nel nome di Budda e dei sette dragoni privati della dinastia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — Giunto atleta di 44 anni, dopo 10 anni trascorsi nel settore lampadine e 5 nel reparto pentole a pressione della « Matsushita Industrie Elettriche*, il vicecapo sezione Kiohide Takami fu convocato, naturalmente d'urgenza, in direzione. Infilandosi la giacca e raddrizzandosi la cravatta il vicecapo sezione Takami compi l'ansioso e rapidissimo autoesame mentale che tutti noi subordinali affrontiamo quando i capi ci chiamano inaspettatamente. Infrazioni? Ritardi? Negligenze? V esame di coscienza non rivelò nulla di grave, nemmeno in famiglia. I due figli studiosi e tranquilli. La moglie, per quel che ne sapeva lui, devota. Gli affari andavano come in sogno — 750 miliardi di profitti netti quest'anno — e le pentole a pressione davano il loro umile, ma tangibile contributo al totale. E comunque, riflettè realisticamente Takami inghiottendo una mentina per l'alito, la direzione non avrebbe mai chiamalo lui per discutere di strategie aziendali. A voler proprio essere pignoli c'era, ammise con se stesso il vicecapo sezione, una piccola eccentricità nella sua vita: gli piaceva, ogni tanto, assistere il prete buddhista del suo quartiere durante le funzioni religiose nel tempio, fare un po' il sacrestano volontario, insomma. Ma ancìie nell'universo conformista di una grande azienda giapponese,, si rassicurò entrando nell' ascensore -diretto* per l'ultimo piano, fare il chierichetto non può giustificare una convocazione d'urgenza in direzione. L'occasione £ int'ece proprio di quello si trattavi:. «Caro Takami — gli disse il direttore generale del reparto "Piccoli elettrodomestici" —, ti osserviamo da tempo e sappiamo che ti place frequentare il tempio.. «SI, ma non sapevo, non immaginavo...» cominciò a giustificarsi il vicecapo sezione, e il direttore lo interruppe subito con un gesto della mano: «Non devi affatto scusarti, caro Takami, al contrarlo, l'azienda apprezza molto I sentimenti religiosi. Anzi, 11 presidente ha deciso di venirti incontro offrendoti l'occasione di farti prete... Secondo quanto racconta lui stesso, a questo punto il vicecapo sezione pentole svenne. Non tanto all'idea di farsi prete, quanto per il sospetto die la proposta di indossare i paramenti fosse un modo indiretto, involuto, per licenziarlo. Quando rinvenne, il direttore gli offrì un té caldo e ricominciò da capo: «Il nostro presidente e fondatore, Konokue Matsushita, ha pensato che la grande famiglia nella quale lavoriamo ha bisogno, come tutte le famiglie per bene, di un proprio luogo di culto, di un proprio sacerdote e di proprie divinità protettrici». •Ma per questo ci sono decine di preti buddhlsti pronti a venire nei nostri stabilimenti e tenervi funzioni», obiettò debolmente Takami. «E' vero, ma il presidente e fondatore pensa che l'azienda abbia bisogno di qualcuno che venga dalle nostre file, e non da fuori». E poi, concluse il direttore a bassa ' voce facendo appello alla complicità manageriale di un «collega*, «i preti chiamati da fuori costano un mucchio di soldi, lo sai». Sono trascorsi due anni e mezzo da questo colloquio surrealista e reale, e oggi la «Matsushita Industrie Elettriche* di Osaka è la prima azienda in Giappone (forse nel mondo) ad avere un «cappellano aziendale*, con un bilancio proprio, un numero di impianti fissi — 49 templi e cappelle distribuiti fra gli stabilimenti e gli uffici — e il rango di manager. Due anni clic il prescelto ha dovuto trascorrere nel tempio di Daigoji, sulla «Montagna Sacra* del Giappone, presso Kyoto, per fare quello che noi chiameremmo il seminario. La direzione, esigente ma umana, gli ha concesso di prendere «soltanto* gli ordini minori, per poter conservare moglie e figli. Disciplina Qualcuno mormora, fuori orario e ben lontano dalla sede centrale, die la nascita della «Sezione Affari Religiosi* sia un parto della mente ormai senile, ma incontestabile, del padre, presidente e fondatore della ditta, il vecchio Matsushita, che, ben oltre gli 80 anni di età, continua a occuparsi della sua creatura, ma fortunatamente solo da posizione onoraria. Altri sospettano invece che il nome del «Grande Vecchio* sia solo un pretesto per coprire l'ennesimo trucco manageriale, in chiave religiosa, per rafforzare lo spirito di corpo e la disciplina, quindi la produttività e gli utili. Di fatto, il lavoro fra i 32.038 dipendenti della società madre ha preso, da quando è arrivato il «mana■ ger di Dio* a vocazione coatta, una dimensione mistica. Spolettando fra i 49 templi e cappelle della sua «Sezione Affari Religiosi*, l'ex impiegato del settore pentole celebra funzioni, benedice i nuovi impianti, esorcizza gli uffici e le fabbriche dove certi folletti maligni, altrove chiamati sindacalisti, creano conflitti di lavoro. Guida le processioni per celebrare V uscita di un nuovo prodotto e intona l'equivalente buddhista del Te Deilm quando f video registratori della «Matsushita* vendono più della «Sony* o della «Hitachi*. «Sono un po' stanco — dice fn un'intervista — perché il lavoro è tanto». Da un tempio all'altro, si sposta in bicicletta. Non chiede molto, gli basterebbe «un motorino*. Facciamo una pausa. Il nome della «Matsushita* non è celebre, come altre case nipponiche nel mondo, perché si nasconde sotto marchi diversi. Ma la «Matsushita Industrie Elettriche*, alias «National*, alias «Panasonic*, alias «Jvc*, alias «Technics*, alias «Tdk* cassette e nastri magnetici, alias una dozzina di grandissimi nomi dell'elettronica europea e americana che da lei comprano le parti da assemblare, è semplicemente, secondo l'annuario delle so¬ cietà quotate alla Borsa di Tokyo «il più grande produttore di apparecchiature elettriche nel mondo». Esporta, in un anno, per 3500 miliardi di lire. Ha utili, netti, pari al 10%. Persino la Ibm ha comperato e commercializzato, quest'anno, 50 mila dei suoi personal computer*, col proprio marchio. > L'idea di avere «un cappellano aziendale* non è venuta dunque al padroncino di una fabbrichetta familiare, ma a una delle «grandi potenze* dell'industria mondiale. E se è stala generata dalla inente un po' surriscaldata del grande fondatore, essa s'inserisce perfettamente nell'arsenale delle tecniche manageriali giapponesi: l'azienda non è solo un luogo di lavoro e di guadagno, l'azienda è un universo riprodotto, con i suoi cieli, le sue galassie, i suoi inferni. E, naturalmente, le sue divinità. Anche ad esse ha provveduto — come a tutto — il presidente. Nei 49 templi della «Sezione Affari Religiosi* si venerano, insieme con gli dei della tradizione buddhista, i protettori privati della famiglia Matsushita. Con infinita benevolenza, il fondatore ha trasportato i suol «sette dragoni* privati dalla casa alla bottega, perché tutti i suoi «figli* aziendali potessero adottarli. C'è il «Drago giallo*, che provvede alla prosperità, il «Drago nero* che veglia sulle donne per bene, il «Bianco* per V onestà, il «Rosso* per la felicità, invocati a turno dal «manager di Dio* secondo occasioni e processioni. Si lancia un nuovo frigorifero? Ecco il Dragone nero, che accompagna il corteo di operaie e impiegate, vestite con lo «happl*, la corta casacca di cotone, per portare, su una sorta di sedia gestatoria, in corteo, un esemplare del nuovo frigo. Il «portatile stereo* vende meglio del previsto? Il Drago giallo sorriderà benevolo sul reparto vendite, raccolto nella cappella, in devota letizia. E una volta al mese et si ritrova tutti nel tempio della sede centrale, il più importante, dove dormono per sempre le anime di tutti l dipendenti della «Matsushita* morti. E' la rivincita di una cultura contadina e animista sopra le effimere pretese della «rivoluzione industriale*. Gli dei che benedicevano il raccolto di riso, che regolavano il flusso delle acque e la caduta della pioggia, che guidavano le reti del pescatori e la freccia del cacciatore, rivivono dentro i tubi catodici, si aggrappano alle resistenze elettriche, camminano per i microscopici sentieri dei circuitf integrati. I millenni sono più forti dei decenni, la campagna tradita rinasce nella città industriale, riaccolta nel cuore di un Paese che più cammina avanti e più si guarda indietro. Ogni anno decine di persone che lasciano «Matsushita* per altre compagnie meno feudali chiedono, implorano di ritornare nella «Casa del Padre*. «Non è questione di soldi, o di carriera», spiegano contriti. «E' 11 calore dell'atmosfera. Il sentimento di essere famiglia». Alle 8,30, ognt mattina, è il prete che intona adesso negli altoparlanti l'inno dell' azienda (Vendi, vendi, cresci/ nostra Matsushita elettricità...) e che proclama la parola d'ordine: «Actionl», Azione, Costi, Tradizione, Iniziativa, Organizzazione, Novità. «Actionl ». Ed è ancora lui, l'ex vicecapo della sezione pentole, a salutare la fine della giornata lavorativa, alle quattro e mezzo, dopo che l direttori di reparto hanno ringraziato i dipendenti, reparto per reparto, «per un'altra giornata di vita dedicata alla nostra compagnia». «All'inizio non volevo farlo — sorride come scusandosi il manager di Dio, mentre ripone l vasetti con l'incenso, le candele, i sonagli, i paramenti —; oggi ho capito che 11 popolo della Matsushita aveva bisogno di questo». Forse gli daranno il motorino. Vittorio Zucconi

Persone citate: Storie

Luoghi citati: Giappone, Tokyo