Un salvagente per l'olio d'oliva

Un salvagente per l'olio d'oliva L'Imperiese, che produce le qualità migliori, tenta un difficile rilancio Un salvagente per l'olio d'oliva La Camera di Commercio, con convegni e mostre, vuol far conoscere il suo inconfondibile prodotto Ma il reddito che l'olio d'oliva fornisce all'agricoltore è troppo esiguo - Per questo si chiede soccorso al turismo, alla difesa del territorio, alla protezione civile: se l'ulivo se ne va, tutta la collina muore DAL NOSTRO INVIATO IMPERIA — L'olio d'oliva è in pericolo: insidiato dal cugino olio di semi, che 1 buongustai disdegnano ma che la crisi economica rivaluta per il suo basso prezzo; quasi abbandonato dalla Cce, che non Ita più soldi per continuare a sostenerne la produzione; considerato come un troppo faticoso impegno da molti coltivatori; ora attaccato anche «in famiglia», nel senso che quello genuino, prodotto secondo le antiche regole, e che logicamente costa caro, deve subire la concorrenza di oli d'oliva, spesso stranieri, fatti chissà come e venduti allo stesso prezzo dell'olio di semi. Se questi sono i problemi generali dell'olio d'oliva, quelli di zone particolari, come la Liguria, sono molto più complessi, come ci dice Gianfranco Cozzi, presidente della Camera di commercio d' Imperla, un'ente che sta facendo molto per difendere questo classico e Insostituibile prodotto mediterraneo. Per comprendere le enormi difficoltà in cui lavorano gli olivicoltori liguri, è necessario rifarsi alle tre fasce in cui si suddivide l'olivicoltura italiana. La prima è quella di pianu ra, o comunque di collina ma con pendenze non superiori al 15 per cento. Qui la coltivazione è meccanizzabile e con vertiblle (cioè si possono to glicre le vecchie varietà e so stltuirle con barbatelle radi cale, che producono già dopo cinque anni); la produzione è buona, comunque copre bene 1 costi di produzione e le eie vatissime spese di manodopc ra, lasciando un certo margi ne. La seconda fascia è quella collinare con pendenze superiori al 15 per cento. Si incominciano ad avere costi di produzione più elevati, non sempre c'è un reddito sicuro. Però la qualità dell'olio è migliore rispetto a quello di pianura, quindi il prodotto può essere esaltato attraverso la qualificazione dell'olio d'oli va, con una legge che ricono sca la doc (denominazione di origine controllata). Poi c'è la fascia semimargi naie. E' situata in collina ( montagna, le pendenze sono elevate e non consentono di lavorare i terreni con le mac chine. O addirittura, come in Liguria, il terreno dev'essere trattenuto da muri a secco, le cosiddette «cattedrali degli ulivi. In queste zone produrre olio d'oliva costa carissimo, perché si deve fare tutto a mano, e si trova sempre meno gente disposta a sacri-, flcarsl per un lavoro che non rende. 'Allora — dice Cozzi — V olio d'oliva deve chiedere soccorso a chi può darglielo, a chi dalla coltura dell'ulivo trae vantaggi non indifferenti». Il concetto è questo: coltivare l'ulivo in certe zone dell' Imperiese non conviene più, ma se questi uliveti venissero abbandonati a soffrirne non sarebbe solo l'agricoltura, perché queste aree verrebbero abbandonate dall'uomo (dissesto idrogeologico, problemi di territorio), e scomparirebbe anche un paesaggio che è fa parte della storia di certi paesi, che oggi traggono la maggior parte delle loro risorse dal turismo. «Per integrare il basso reddito che dà l'olio d'oliva — dice Cozzi — dobbiamo dunque farci dare una mano (in senso economico, naturalmente) dalla Prolesione civile, dagli enti che si occupano dell'assetto del territorio, dai tanti fondi di cui dispone il turismo». Queste proposte emergeranno il 29 e 30 giugno, al convegno che la Regione Liguria ha organizzio, in colla-, borazlone con la Camera di Commercio d'Imperla e 11 Comune di Luclnasco. in questo antico borgo, punto carismatico per la viticoltura imperiese, d'antica tradizione olearia. «Il convegno di Lucinasco è giunto alla sua tiona edizione — ricorda Cozzi — e. insieme con altre iniziative della Camera di commercio d'Imperia, è servito a sbloccare la situazione: è vero che in Liguria c' è stato l'abbatidono, però da circa tre anni qualcosa si muove, anche per la situazione economica di crisi e per i problemi dell'occupazione. Il lancio della 'cucina mediterranea' e quindi la valorizzazione delle cucine regionali ha dato una nuova spinta all' olio d'oliva». «Senza dimenticare che la Cee — aggiunge 11 segretario generale della Camera di commercio Orazio Sappa — pur avendo tagliato una parte di aiuti, ha dato un apporto considerevole, con una propaganda intelligente e fina-, lizzala alla valorizzazione e al consumo del nostro prodotto... Livio Burato I .n fidili a illustra quattro fasi successive che, attraverso tagli graduali, partendo dalla chioma attuale, portano in tre-quattro anni alla formazione di una pianta di altezza contenuta

Persone citate: Gianfranco Cozzi, Livio Burato I, Orazio Sappa

Luoghi citati: Imperia, Liguria, Lucinasco