I sardi presentano il conto ai politici più autonomia e aiuti, meno promesse di Sandro Doglio
I sardi presentano il conto ai politici più autonomia e aiuti, meno promesse I sardi presentano il conto ai politici più autonomia e aiuti, meno promesse I big dei partiti hanno partecipato attivamente alla campagna elettorale nell'isola, attribuendo voto di domani per il Consiglio regionale - Ma i sardi premono per i problemi locali cronici; valore «nazionale» al economia e trasporti ro DAL NOSTRO INVIATO SASSARI — Si avrà la conferma dei risultati delle europee, o ci sarà la rivincita del pentapartito? L'interesse delle elezioni sarde di domani e lunedi è condensato in questo interrogativo: la stessa ..verifica» di governo annunciata da Craxi e ormai propugnata, per motivi diversi, da tutti gli altri partiti, sarà influenzata in gran parte dai numeri che usciranno dalla roulette elettorale di Cagliari, Nuoro. Oristano e Sassari. Di tutti i grandi e piccoli leaders dei partiti, soltanto Mario Capanna, segretario di dp, non è venuto in questi giorni in Sardegna. Ma ha mandato un telegramma: •■Come avvoltoi i leaders di tutti i partiti si riversano in Sardegna...:. De Mita promette una regolazione per gli scioperi dei doganieri, dei marittimi, dei controllori dì volo, dei facchini, che rendono sempre più isolata e lontana l'Isola: «Quando lo sciopero lia per controparte gli utenti, va regolato. Se non lo fanno i sindacati, deiìe farlo la legge». E ha raccolto un mare di ap- plausi assicurando che la de porrà il problema «sema possibilità di rinvìi». Spadolini, spendendo una esplicita carta a favore del pentapartito, ha rivendicato ai repubblicani l'eredità del «filone più autentico del sardismo». Ingrao ha rispolverato il «grande sardista» Gramsci. Marco Palmella, non avendo sottomano un Tortora sardo, ha stretto alleanza con il partito del pensionati. Martelli ha ricordato che fin dall'aprile scorso Craxi è venuto in Sardegna per garantire centinaia di miliardi al rilancio dell'industria e dell'occupazione nell'isola. Il tema comune sono 1 guai specifici della Sardegna. L' avversarlo da battere è per tutti il partito sardo d'azione, che, sotto la bandiera delle quattro teste di moro bendate, domenica scorsa ha raccolto 11 12,7 per cento dei voti sardi: un sondaggio, eseguito per il quotidiano La Nuova Sardegna, gliene pronostica il 17,5 per cento alle regionali di domani e lunedi. Le altre formazioni locali, che si ispirano all'autonomia, all'lndlpendenza, addirittura alla secessione, non sembra abbiano numeri per rappresentare una vera minaccia. Anche se sono molte e chiassose: c'è «Sardlgna e libertade», c'è il ..Fronte per l'indipendenza della Sardegna», c'è il «Paris», parola sarda che vuol dire «Insieme», ma che è an che la sigla del «Partidu indi pendentista sardu», nato da una secessione del partito d' azione, e che fa capo a un au totrasportatorc di Terralba, Salvatore Meloni, sospettato qualche tempo fa dalla magi stratura di essere a capo di un complotto separatista, con legami addirittura con i libici. I pesanti acciacchi dell'economi a Isolana, la massa di disoccupati, 11 clamoroso fallimento delTindustrlallzzazlone «drogata» — come la definisce il sindaco di Cagliari, Paolo De Magistrls —, il fatto di aver fatto certi investimenti non per potenziare o promuovere attività, ma con la speranza di riuscire a de bellare nientemeno che 11 banditismo (come è successo per esempio a Ottana, dove la petrolchimica avrebbe do vuto offrire una alternativa ai nuoresl, con il risultato che forse il banditismo c'è anco¬ rgtrdStdisqmprrvmtctud ra, mentre l'industria è affogala in un mare di debiti e di truffe); tutti questi problemi rappresentano la tela di fondo del gioco elettorale. L'Isolamento naturale della Sardegna, reso più grave — talvolta drammatico — dalle difficoltà conseguenti alle imprevidenze organizzative e soprattutto agli scioperi di questi ultimi giorni (cacio sul maccheroni per chi vuole piangere sulle sorti dell'isola), rappresenta l'alibi di chi vuol rompere con Roma, con il governo, o quanto meno reclamare più autonomia e al tempo stesso più aiuti dal continente. Mal come in questi ultimi tempi si è visto in Sardegna un risorgere e uno sviluppo delle tradizioni, del valori et¬ nipefespgitivriacuchpaninamCPpesenoblAcoMciso nici locali, della lingua: dappertutto è un fiorire di manifestazioni folcloristiche rispolverate, di sforzi per raggiungere il bilinguismo, di attività musicali che si riallacciano al passato e alla cultura Isolana, di gare poetiche in dialetto. Da tutto ciò 1 partiti nazionali sono lontani. Le riserve di grossi personaggi sardi da gettare nella mischia sembrano esaurite: Cosslga sta nell'empireo di Palazzo Madama, Soddu è in pensione, Marlotto Segni sembra In declino, Armandino Corona, massone e repubblicano, ha dato forfait. C'è Arlucclo Carta, nuorcsc, ma come ministro della Marina Mercantile è nell'occhio del ciclone; c'è Giovanni Nonne, socialista, sottosegretario al Tesoro (ma 11 psi qui ha perso, più che altrove). La battaglia si fa allora sposando i temi dell'autonomia, promettendo comunicazioni migliori, cedendo alla tentazione (finora dimostratasi abbastanza funesta) di promettere ai sardi ciò che chiedono, non di dare ciò che sarebbe logico; agitando lo spauracchio del comunismo (11 pel, oltre alla carta dell'op posizione, ha anche 1 quarti di nobiltà sarda In regola con I Berlinguer: la memoria fre sca di Enrico e 1 comizi di Giovanni). La battaglia si fa lasciando intendere che nelle urne non si discute soltanto di Sardegna, ma di tutta la politica italiana. La posta in gioco è grossa. Sandro Doglio
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