Una voce d'oro per Mozart
Una voce d'oro per Mozart VICENZA: L'OPERA «APOLLO ET HYACINTHUS» CON UN DODICENNE STRAORDINARIO Una voce d'oro per Mozart Un'operina modesta con la gemma sublime del duetto padre e figlia - Melia interpretata da Allan Bergius delle Voci Bianche di Monaco DAL NOSTRO INVIATO VICENZA — Continua, nel quadro attivissimo del secondo Festival, che comprende anche numerosi concerti, V esplorazione delle opere giovanili, anzi, infantili di Mozart. Questa volta slamo arrivati ad Apollo et Hyacinthus, un'operina scolastica, su pedante testo latino del reverendo padre Ruflnus Weidl, professore di sintassi all'Università di Salisburgo, testo tratto dalle Metamorfosi di Ovidio debitamente espurgate. Uno di quei surrogati di teatro di cui Mozart doveva accontentarsi a Salisburgo. Tre piccoli atti, che dovevano essere infilati, a guisa di intermezzi, tra un atto e l'altro d'un ponderoso lavoro in cinque atti dello stesso noiosissimo Weidl. Mozart aveva undici anni. Non aveva ancora vissuto 1' esaltante avventura italiana, anzi, neanche le deludenti esperienze viennesi da cui nacquero Bastiano e Bastiano e La finta semplice (che si potrà vedere il mese prossimo ad Aix-en-Provence). Aveva si e no visto qualche teatro, forse a Parigi, più probabilmente a Londra, dove aveva goduto dell'amici zia di Giovanni Cristiano Bach e del famoso castrato Rauzzlni. Era proprio un bambino, ancora interamen te al di qua di quella crisi adolescenziale che soffonde del suo patos l'Inquietudine di Lucio Siila. Come musicista era già un maestro, più che un allievo. Da suo padre non aveva più niente da imparare. Apollo et Hyazlnthus è una monotona sfilza di sei arie, due duetti e un terzetto finale annegati nel brodo del recitativo secco, Ma intanto le arie non sono tutte uguali, grazie allo studioso tentativo di variare la forma sacramentale dell'aria col da capo giocando, appunto, sulla forma di ripresa abbreviata quale usava spesso O. C. Bach, e in due casi omettendo la sezione di mez zo del solito A-B-A per un còrso più veloce." " " Inoltre si afferma già una completa integrazione della scrittura orchestrale con quella vocale: gli strumenti non si limitano ad accompagnare con un ozioso basso continuo, ma nel decorso delle frasi musicali già si istituisce un sistematico bilanciamento tra la voce e l'orchestra. Sono arie assolutamente non inferiori a quella eh' era la media del melodramma settecentesco. Inoltre c'è già, come in ognuna delle prossime prove teatrali del giovane Mozart, una gemma sublime: 11 duetto di padre e figlia nel terz' atto, di compianto sulla morte del fratellino Hyacinthus, ucciso dall'Invidioso Zefiro e non da Apollo, come quella carognetta aveva raccontato. Più che un vero duetto, è un'aria a strofe alternamente cantate dai due personaggi. E' una pagina di dolore assorto e attonito (Invece 11 padre, prima, apprendendo la verità, aveva cantato un'agitata -aria di collera- prece duta da un drammatico reci tativo accompagnato). Sopra 11 lieve e costante pizzicato del violoncelli trascorre una melodia calma, dolente ma serena che entra di diritto, e forse al primo posto cronologico, in un'ideale antologia della tenerezza mozartiana, Bello anche il terzetto finale, ma insomma, qui slamo pur sempre nel campo della maestria, sorprendente finché si vuole; 11 duetto Melia-Ebalo, Invece, è poesia pura e semplice, oro a dlclotto carati. Tutto sommato, però, un' operlna modesta, e ci si do¬ mandava se valesse la pena di portare nel Teatro Olimpico la diligente esecuzione di questi tedeschi, appena giunti da Israele, orchestra giovanile bavarese diretta da Oerhardt Schmidt-Qaden, regia tradizionale di Georg Rooterlng, volutamente arlegglante 11 clima d'uno spettacolino scolastico (in costumi settecenteschi), scene di Lothar L. Bruegel, sommarle ed essenziali, naturalmente, tanto all' Olimpico la scena c'è già, ce 1' ha messa il Palladio. Ma non avevamo badato, e del resto il programma generale a stampa non lo diceva, che gli interpreti erano le voci bianche soliste del Tòlzer Knabenchor di Monaco. Cioè, del cinque personaggi dell'opera, soltanto uno, 11 re Ebaio, è sostenuto da un adulto (tenore Reinhard Salomonsberger, vestito come un ritratto di Bach). Gli altri sono bambini come erano stati quel 13 maggio 1767 a Salisburgo, e tra questi bambini uno è semplicemente un fenomeno. L'unico personaggio femminile dell'opera, che porta il nome piemontese e pavesiano di Melia, è una personcina adorabile, un vltlno di vespa serrato nel vestito bianco, una testolina seria e sognante inquadrata nel capelli biondi, una voce pura, limpida, agilissima nel vocalizzi, sicura a sparare 1 suoi acuti, abile a scendere in cantina senza perdere minimamente di volume; un volume straordinario. Ma di dove sfodera tanta voce — ci chiedevamo reprimendo turpi pensieri satireschi — questa Lolita cosi acerba, tutta pianura padana, non un'ombra di petto né di sedere, quando tanti soprani debitamente popputi non ne hanno nemmeno la metà? E facevamo scommesse sull'età: dodici, tredici anni al masslm , dicevo lo. Quattordici o quindici, supponeva un collega più scettico. Nell'Intervallo, ci precipitiamo a chiedere informazioni. Dodici anni, come dicevo io. 81, ma calmati: è un maschietto, si chiama Allan Bergius. Sfido che aveva quel volume di v.ocel E va bene, pazienza. Non solo avrò sfiorato con turpi Istinti le forme immature d' una bambina, ma per di più con una sfumatura omoses suale. Ne valeva la pena, perché questo piccolo e purtroppo effimero fenomeno è l'unica immagine attendibile che oggi si possa avere di quello che era la voce del castrati settecenteschi, e non quel gallineschi chiocciolii artefatti che ci vengono dal controtenorl anglo-americani. Bisognerebbe afferrarlo subito questo camplonclno, per fargli fare 11 Giro di vite di Brltten, e magari — perché no? — un Haensel non femmineo nell'opera di Humperdinck. Gli altri, bravini ma non come lui, erano: Panlto Iconomou (Apollo), Arndt Autenrleth (Hyazlnthus), Michael Ktlian (Zephirus). Tutti di dodici e tredici anni, ma qualcuno già sul viale del tramonto, almeno come soprano. La sera dopo, replica con cast tutto cambiato, meno Ebaio. Chissà se ne hanno una provvista di bambini prodigio? Applausi e fiori, ,9prne ,per le .prime, dorine^ di sesso femminile.' ' Massimo Mila IL. ,_*.'< SX ■ Allan Bergius (a destra), il dodicenne-prodigio all'Olimpico
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