«Ulisse» testimone con passione

«Ulisse» testimone con passione LA MORTE DI DAVIDE LAJOLO: LO SCRITTORE E IL POLITICO «Ulisse» testimone con passione MILANO — E' morto nelle prime ore di ieri, dopo una breve malattia, lo scrittore Davide Lajolo, già comandante partigiano con il nome di 'Ulisse» e dirigente comunista. Lajolo era stato ricoverato alcuni giorni fa all'ospedale »Fatebenefrateili» in seguito a un infarto. Era nato il 29 luglio 1912 a Vinchio d'Asti, dove i funerali si svolgeranno alien. La camera ardente è stata allestita presso la sede milanese del quotidiano l'Unito, del quale era stalo direttore e, dove oggi alle 18 si svolgerà la commemorazione ufficiale. L'ultimo suo libro che mi aveva lasciato sul tavolo, «per recensione sulla Stampa», come aveva precisato nella dedica, è un volume d'arte edito da Augusto Tota di Parma e intitolato CU uomini dell'arcobaleno. Un libro album di incontri con artisti. Un altro pezzo della sua autobiografia attraverso altri, questa volta attraverso nomi disparati, accostamenti perlomeno inquietanti, da Attardi a Baj, da Carrà, a Cazzaniga. Una galleria in apparenza dispersiva, in sostanza una scric di tessere di uno stesso mosaico c -mporaneo, di frasi di uno ..tesso discorso pubblico, sbilanciato sempre più verso il privato. «Ci sono gli uomini e interessano più che i pittori» concludeva la dedica. Singolare personaggio, Davide Lajolo, l'Ulisse della lunga direzione deìYUnità dal 1946 al 1958, in tempi concitati di grandi speranze e di grandi delusioni per i comunisti, il corsivista principe di falce e martello quando Fortebraccio era ancora democristiano, anzi era ancora Mario Melloni. E' stato pur lui, Lajolo, a scegliere il titolo per il suo libro più importante: 11 voltagabbana, storia esemplare di un passaggio dal nero al rosso senza reticenze e senza recriminazioni, l'acccttazione con immutata se non accresciuta foga della sostanza di un dato irrinunciabile del carattere di molti italiani, della continuità, nonostante tutto, della nostra storia di popolo diverso dagli altri e, in definitiva, difficilmente giudicabile. Fascista, volontario con grinta nelle guerre fasciste, poi antifascista per la pelle come partigiano, e comunista con grinta in prima fila, anzi in prima pagina nelle lotte comuniste, poi polemico, critico, non sempre d'accordo con tanti del suo stesso partito, Lajolo negli ultimi tempi, o meglio penultimi, prima insomma del 17 giugno, appariva come contrariato da un rovello, da un'insoddisfazione, da un rancore che gli costava il parlare di politi- ca. Cos'era che l'aveva deluso e contrariato? Si trovava meglio certo a parlar di pittori e. scultori, di poeti e narratori piuttosto che di uomini politici. Un uomo che senta sanguignamente la vita per vocazione e deliberazione rischia di lasciar troppa parte di si tra una condizione e l'altra. Lajolo era sempre troppo robusto e deciso per non finire per conoscere con l'età e l'esperienza un certo sfinimento e per non arrabbiarsi proprio perché lo avvertiva, un simile sfinimento, una cosa non da uomo vero, secondo lui. Cosi si consola con l'arte nell'ultimo libro che ho qui sul tavolo, e con la rievocazione dei momenti indimenticabili di una vita fitta di incontri: <■ Sicuramente è stata quella professoressa di storia dell'arte negli anni del liceo a Torino a Impastarmi la fantasia di segni e co lori. La ricordo rappresa nel marrone dei suoi vestiti, nel suo corpicino snello, gli occhi scat tanti intelligenza e solitudine, la voce dolce o cosi la voleva ren dere per forza di volontà perché, ripeteva spesso, davanti all'arte bisognava riuscire a parlare piano visto che non si poteva farci lezione in silenzio come avrebbe desiderato, lasciando parlare soltanto le Immagini alle quali ci poneva di fronte. Quelle ore di lezione erano per me così intense di emozioni che cambiavo addirittura carattere e atteggia¬ mento. Mi trasformavo, da capintesta dello scherzo e dell'indisciplina, in uno scolaro attento, tutt'orecchi...». Come molti uomini che hanno l'orgoglio e la retorica dell'uomo vero, dell'uomo forte, dell'uomo combattente, Lajolo era perdutamente sentimentale, quando scriveva. Questa era la debolezza che si concedeva. Estremamente sentimentali sono tutti i suoi libri più noti: oltre ovviamente il già citato Voltagabbana, da A conquistar la rossa primavera a Come e perché a Veder l'erba dalla parte delle radici a I ine a Ventiquattro anni a / rossi a Finestre aperte a Botteghe Oscure a Poesia come pane. Particolare importanza hanno avuto per lui di Vinchio d' Asti le due biografie piemontesi: // vizio assurdo, dedicata a Cesare Pavese, e Fenoglio, dedicata al poeta delle Langhe. Sul vizio assurdo di Cesare Pavese aveva continuato a ragionare e lavorando e rilavorando' il testo, che aveva pubblicato presso II Saggiatore, aveva appena consegnato in questi giorni a Rizzoli una più densa c complessa biografia dal titolo meno difficile e meno lirico. Un titolo semplice Pavese e il vecchio titolo trasformato in sottotitolo. Il nuovo Pavese di Lajolo uscirà a settembre. Con Lajolo scompare un protagonista e un testimone più volte discusso e magari discutibile proprio per lo stesso furore delle sue passioni o per lo stesso abbandono emotivo delle sue pagine, ma prezioso per cercar di capire quanto è accaduto in questi anni in Italia: guerra, pace, politica, arte, euore- Oreste del Buono Roma, 1951. Lajolo con Togliatti durante il congresso del pei

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