Mayall, divo che non tramonta di Marinella Venegoni

Mayaii, divo che non tramonta Mayaii, divo che non tramonta TORINO — JMeccoto, il vecchio John Mayall, come se il tempo non sfiorasse nemmeno la sua barba che — a dispetto di un fisico invidiabile—si sta facendo sempre più grigia. A cinquantanni suonati si può essere ancora divi del rock: die era nato come musica del ragazzi in rivolta ed è ormai l'elegia della nuova società senea generazioni, tutta ritmo, elettronica e lampi di nostalgia. Se poi ci si mette che Mayall, più che del rock, è stato leggenda del blues, o almeno del rockblues, allora la storia di questi vent'anni di musica attraversa la sua vita d'artista con la forza intensa di una esperienza che muove tra ritmo e malinconie, balorda, spavalda, commemorativa, ingenua e maliziosa. Mayall è uno che ad ogni concerto — e lo si è visto anche l'altro giorno al Colosseo, fra scarsi ma caldissimi fans — viene sepolto sotto l ritagli della memoria. Prima che lui e l suol Romplblues (Bluesbreakers significa poi questo) si mettano a suonare, tutti sono II a ricordare quello che hanno fatto in questi molti anni: il blues tirato via dalle radici negre e diventato una musica anche dei bianchi, Mick Taylor e i Crearti, John McVie e i Colosseum, Mick Fletwood, Peter Green, Mark Almond. Sembra un ritorno a Balaclava, con i fantasmi del passato che esigono il rispetto del sopravvissuti. E il concerto pare debba essere un memorial. Però poi i Romplblues attaccano a far musica, e lo fanno anche meglio dell'anno scorso, con questa formazione rimpolpata di giovani in cui emerge l'energetico Willie McNetl. E Mayall si mette a saltare per il palcoscenico come se fosse ancora il tempo in cui si vestiva da Tarzan (son storie di vent'anni fa, nella swlnglng London), e il teatro viene giù dall'entusiasmo. Perché nel suo blues e nel suo rock c'è una forza naturale, un vigore di muscoli e di pancia, una vena disperata e mai stanca di passioni semplici e di sentimenti elementari, che riportano la musica alle origini della sua formalinguaggio e la fanno strumento espressivo intenso, sfaccettato, complesso. Certo, Mayall non è più quello di una volta, la sua musica ha meno pathos e robustezza, e i suol Romplblues non valgono quelli del passato. Ma grazie a lui il vigore perduto si equilibra in qualche modo con le sonorità ruvide e tormentose della strumentazione elettrica. My Babe, Little girl, Fly Tomorrow, Room to move tornano ad essere le vecchie gloriose ballate d'un tempo, disgraziate e felici, tra un as solo d'armonica e una lunga variazione di registri alla tastiera. Se poi qualche volta il fiato manca, pazienza: le leggende viventi hanno diritto alla comprensione. Marinella Venegoni

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