La commissione P2 «cestina» il secondo memoriale di Gelli

La commissione P2 «cestina» il secondo memoriale di Gelli Con tre sole eccezioni, ha deciso di rispettare il calendario fissato La commissione P2 «cestina» il secondo memoriale di Gelli Si prepara la relazione finale sull'inchiesta condotta dal Parlamento - Radicali e missini presenteranno un documento di minoranza - Rinnovate smentite di Piccoli e dei repubblicani sulle «rivelazioni» gelliane ROMA — «Se Gelli ha davvero qualcosa da dire, venga qui, e lo faccia di persona-: ieri mattina, nel primo incontro del dopo-elezioni, i componenti la Commissione d'inchiesta non hanno avuto bisogno di molte consultazioni per decidere la sorte del nuovo «memoriale». Anche la seconda parte dell'autodifesa di Gelli Unisce nel cestino: la Commissione, con tre sole eccezioni, è dell'avviso che il documento non aggiunga né tolga nulla a quanto già è stato accertato sulla loggia massonica P2. Le riserve sono giunte, com'era scontato, dal radica¬ le Teodorl, che nei giorni scorsi aveva sollecitato una riapertura dell'inchiesta, e dal missino Pisano U Gelli ci ita mandato questo documento—èie. sua opinione — proprio per spingerci a chiudere i lavori al più presto, nell'interesse dei suoi padrini politici'). Anche Aldo Rizzo, indipendente di sinistra, si era detto favorevole ad un *momento di riflessione'. Alla base di questi dubbi, la stessa considerazione: i documenti spediti da Gelli potranno anche non significare nulla, ma dimostrano che egli ne possiede ancora molti altri, ed è pronto a mandarli. Il rischio è che, dopo aver deciso ancora una volta per la prosecuzione del lavori (il prossimo incontro è fissato per martedì), la Commissione si trovi dinanzi a rivelazioni più concrete proprio alla vigilia del 14 luglio, data per la quale si prevede di dare alle stampe la relazione Lo schieramento che la condividerà è ormai nettamente delineato: con l'eccezione di radicali e missini, che produrranno relazioni di minoranza, tutti gli altri partiti firmeranno il documento finale, probabilmente con l'aggiunta di nutrite «osservazioni a Intere,». In questa fase, il tema che più sta assorbendo l'attenzione dei commissari riguarda piuttosto la parte proposltlva della relazione finale. Raimondo Ricci, senatore comunista e vicepresidente della Commissione, è convinto che un cosi lungo lavoro di indagine non potrà concludersi senza aver individuato «te cause e te condizioni die hanno favorito il fenomeno P2-, e senza una serie di proposte che possano impedire 11 risorgere di simili gruppi Se intervenire sulla principale fra queste condizioni di crescita (la degradazione del la vita politica) appare problematico, secondo Ricci sarebbe opportuno potenziare le attività ispettive e di controllo del Parlamento, assegnare poteri più ampi alle Commissioni d'inchiesta, ma soprattutto intensificare la sorveglianza sul servizi segreti. Questi dovrebbero es sere obbligati a conservare l'intera documentazione della loro attività. Altri ingranaggi particolarmente delicati del sistema: i giornali (della cui proprietà bisognerebbe assicurare l'assoluta trasparenza) e le banche «che necessiterebbero di un controllo più incisivo da parte del Parlamento-. Parte di queste proposte — è stata l'obiezione del sociali sta Andò — rischiano di invadere il campo di lavoro di altre Commissioni, soprattutto quella per le riforme istltu zionall. Aldo Rizzo ha prono sto la nascita di una Commissione permanente di controllo sul funzionamento degli apparati dello Stato. Anche la legge Spadolini, che condusse allo scioglimento della loggia P2, andrebbe dunque «rivista». Archiviati dunque il secondo «memoriale» e le diciasset¬ tsAlrvpg te pagine di «allegati» (uno scambio di lettere fra Gelli, Angelo Rizzoli e Tassan Din; la nomina del venerabile a rappresentante della Rizzoli presso qualsiasi Autorità governativa di Stati Esteri, e in particolare la Repubblica Argentina-; una corrispondenza con l'Ordine di Malta), restano gli straschlchl delle ultime accuse. Il prl ha ribadito la sua secca smentita. Pisano ha definito la vicenda del presunto finanziamento ad Almirante «una barzelletta*. Fu Almirante stesso, ha ricordato, a parlare di quell'incontro, spiegandone le ragioni, lo svolgimento e «te conclusione, tutt'altro che positiva-. Anche Flaminio Piccoli ha diffuso una lunga dichiarazione: «Ho già detto che non ho mai conosciuto Udo Gelli, die ho avuto notizie sulla sua attività dai giornali, e il suo messaggio minaccioso mi giunse come un fatto imprevedibile proprio per la totale mancanza di rapporti con lui. Ho l'impressione di avere ancora a distanza di anni una grave colpa: quella di aver per tre volte dichiarato il rischio di una congiura massonica-. Gjuseppc Zaccaria

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