Marchais non si fa vedere Silenzio dopo la disfatta di Bernardo Valli

Marchais non si fa vedere Silenzio dopo la disfatta Resta impenetrabile la fortezza di place Colonel-Fabien Marchais non si fa vedere Silenzio dopo la disfatta Il Comitato centrale si riunirà la prossima settimana, forse ci sarà un congresso anticipato - Nessuno fa pronostici sul successore del leader - Le fasi del declino DAL NOSTRO INVIATO PARIGI —Il titolo è vistoso: *// mistero Marchais». Lo pubblica in prima pagina il quotidiano Liberation. Misteriosa sarebbe l'assenza del segretario del pcf dalla ribalta politica parigina, che egli occupava puntualmente e rumorosamente dopo ogni appuntamento elettorale, favorevole o sfavorevole al suo partito. Questa volta l'ha disertata. Non se l'è sentita di affrontare la luce dei riflettori. Da domenica sera Marchais c invisibile. Neppure una parola. Un'assenza e un silenzio che esprimono per l'opinione pubblica il dramma del gallo-comunismo. Martedì sera l'ufficio politico, riunito nella («fortezza» di place Colonel-Fabien (così' chiamava la direzione comunista il filosofo marxista Althusser), ha emesso un comunicato in cui si ritiene «indispensabile una discussione». Un dibattilo che assumerà inevitabilmente i toni di un'autocritica, prima al comitato centrale, la settimana prossima, e poi durante il congresso nazionale, che potrebbe essere anticipato. Il declino del pcf, che con la clamorosa irruzione del (Fronte nazionale» xenofobo di Jean-Marie Le Pen ha caratterizzato le elezioni europee, può essere riassunto in poche cifre. Nel 1946 il pcf era con il 28,2 per cento il (.primo partito di Francia», nel 1984 è l'ultima delle grandi formazioni con l'I 1,19. La mappa elettorale francese rivela che slenta persino a mantenere il suo impianto nazionale. L'ultimo crollo, che ha ridono al silenzio l'esuberante Georges Marchais, è avvenuto proprio mentre i non sempre amati cugini d'Oltralpe conquistavano a Roma il titolo di «primo partito d'Italia». Un'ulteriore pillola amara per il segretario del pcf, scrive André Fontai-. ne su Le Monde, mettendo in risalto le diverse strategie seguite da Berlinguer e da Marchais. In Val-di-Marna, dipartimento di Cicorges Marchais, il pcf ha avuto il 18 per cento dei voti contro il 29,9 nel 1979 e il 21 nel 1981, anni in cui già si profilava nettamente il regresso comunista. L'ammutinamento elettorale è stato massiccio anche nel feudo del segretario generale. La cintura rossa parigina si era sbiadita da tempo. Ota si è polverizzata. Nel Basso Reno la lista di (.Lotta qvraia», un piccolo gruppo di estrema sinistra, ha superato quella comunista. E non si contano le località definite terre di missione del pcf in cui i compagni di Marchais hanno perduto il loro elettorato. Sia per le astensioni (sei milioni e qualtroccntomila a sinistra), sia per evasioni vetso altri' partiti, non escluso quello di Le Pen. L'unione delle sinistre, creata nel 1972 con l'alleanza tra socialisti c comunisti, è stala fatale al pcf. Marchais l'ha vissuta con riluttanza, poi con slancio, infine l'ha ripudiata per riabbracciarla dopo la vittoria di Mitterrand, che le ha consentito di entrare al governo, con quattro ministri, in posizione subordinata ai socialisti. Si ricorda spesso il filosovietismo di Marchais, ma vi sono stati momenti in cui egli è stato più antisovietico del pei. Nel mezzo degli Anni Settanta, quando si accodò all'eurocomunismo romano, il segretario francese stupì i dirigenti italiani per i suoi attacchi aperti a Mosca. Anche in questo è stato tuttavia incoerente perché più tardi approvò solennemente l'invasione dell'Afghanistan, credendo che da Cuba al Vietnam, dall'Angola a Grcnada stesse per verificarsi cuna grande illutazione del genere umano»: il passaggio dal capitalismo al socialismo. Ripercorrendo gli errori del pcf, André Fontainc ricorda che nel 1980 il settimanale del partito France Notivelie fu ribattezzato Revolution. Un anno dopo Marchais associava il suo partito al governo socialista rimangiandosi molti princìpi ribaditi qualche giorno prima. Successivamente i (.suoi ministri» amministravano l'austerità mitterrandiana deplorata dal partito, contribuivano dai loro dicasteri alla riconversione industriale che L'Humaniié non si stancava di dimostrare quanto fosse deleteria. Raramente un partito tanto disciplinato ha seguito una politica tanto incoerente. Era come se Marchais non riuscisse a capire le evoluzioni della società francese, né a valutare ì mutamenti sulla scena internazionale. Al ventiquattresimo congresso, nel febbraio dell'82, il pcf cercò di analizzare il declino già evidente, palpabile. E affiorò un timido tentativo di scaricare sui dirigenti degli Anni Cinquanta e Sessanta la responsabilità del «ritardo» nell'aggiornare il progetto socialista presentato ai francesi. Ma in quell'occasione furono ribadite anche le posizioni filo-sovietiche prese in occasione dell'invasione dell'Afghanistan e dei fatti di Polonia. Benché partecipassero a un governo «atlantico», benché avessero invitato a votare per Mitterrand, favorevole agli euromissili, i comunisti francesi non nascosero il loro apprezzamento per il (socialismo reato. La «fortezza» comunista parigina è impenetrabile. Nessun esperto nazionale osa azzardare pronostici sull'eventuale successore di Marchais. Ufficialmente i dirigenti del pcf negano clic la que stione del segretario venga di scussa in queste ore. Dai ripe tuli riferimenti al successo del pei, fatti in particolare dal portavoce Pierre Juquin, e dal ministro della Funzione pubblica, Anicet Le Pors, si ritiene che sia emersa in piazza Colonel-Fabien una «corrente italiana». Un fatto impensabile fino a pochi giorni or sono. Bernardo Valli RBBnMBI RBBMParigi. Georges Marchais