Le Belle Addormentate

 Le Belle Addormentate METAMORFOSI DI UNA FIABA CHE VIENE DA LONTANO Le Belle Addormentate Un libro indaga su com'è cambiato il modo di percepire una storia fantastica - Il tempo in cui si ascoltava o si raccontava con candore - Il divagare sul sonno come morte apparente - L'interpretazione maschilista, la rivendicazione femminista - La principessa in letargo dovrebbe far da sé, senza bisogno del bacio del principe L'età che mi ritrovo presenta molti guai nel presente e nel futuro, ma ogni tanto mi rallegra con il ricordo dei jìrivilegl goduti immeritatamente nel passato. A esemplo, il gran privilegio di aver sentito raccontare le fiabe dall'unica mia nonna superstite sema interpretaeloni psicoanalitiche, ricostruzioni storielle, aggiornamenti attuali. Mi rendo conto di quanto sia stato grande, un simile privilegio, leggendo il libro che Giovanna Franci dell'università di Bologna ed Ester Zago dell'università, di Douldcr hanno dedicato a La Bella Addormentata per le Edizioni Dedalo di Bari. Non che sia un brutto libro; ami, è un libro intrigante, addirittura affascinante, ma soprattutto per chi come me ha ascoltato con credulità, se non con ingenuità, questa patetica vicenda dalla bocca di chi me la ripeteva con ingenuità se non con credulità. Ormai il tempo del possibile candore è lontano, confinato nell'altra metà del secolo. E cosi oggi mi concedo, pur nell'aumento dei miei acciacchi, delle mie vulnerabilità, dei miei difetti, un privilegio diverso, forse meno grande, ma certo più consapevole, il diletto indiscreto e magari pruriginoso, se non un poco corrotto, di consultare questa «genesi e metamorfosi di una fiaba», eccitato di commenti e testi appetitosi e lussuriosa delle sfavillanti illustraeioni raccolte dall'esperta in immagini Paola Pallottlno, pure lei dell'università di Bologna Come è naia, quando è nata questa fiaba? Quanto si è trasformata? E cosa significa? «Il mito della donna che prende vita dall'uomo è antico quanto Adamo ed Eva. I misogini, e fra 1 più celebri, bisogna citare 1 Padri della Chiesa, se ne sono serviti per avvalorare la tesi dell'inferiorità della donna nel confronti dell'uomo. La letteratura femminista ne ha fatto invece la sua immagine di battaglia, Incoraggiando appunto la donna a dare un senso alla sua vita, Indipendentemente dalla presenza di un uomo al suo fianco affermano Franci e Zago nella prefazione. Ma è solo un punto di partenza, poi non son più cosi schematiche. Infatti, i primi esempt di letargo che rinvengono nelle letterature occidentali coinvolgono esclusivamente uomini. Nelle Vite dei Filosofi di Diogene Laerzio, III secolo dopo Cristo, si parla di un antico pastorello greco, Epidemidc, perdutosi in cerca di una pecora perduta e addormentatosi in una spelonca, per tornarne fuori 57 anni dopo. E' vero, Diogene Laerzio suggerisce con delicatezza che, invece, di assopirsi, Epidemide avrebbe potuto starsene al riparo a meditare, comunque, secondo alcuni, sarebbe poi vissuto sino ai 154 anni, secondo altri sino ai 157. Prosit. Il capitolo 95 del primo Libro del Miracoli della Storia Becicsiastica del Franchi, opera di San Gregorio vescovo di Tours, l'issuto forse tra il 538 e il 594, parla di ben sette fratelli, processati al tempo dell'imperatore Decto per il rifiuto di abiurare la religione cristiana, addormentatisi in una caverna in attesa del giudizio e risvegliatisi sotto l'imperatore Teodosio. Jacopo da Voragine, vissuto forse tra il 1228 e il 1298, riprende il tutto nella sua Leggenda aurea eccependo solo circa la lunghezza del sonno del sette fratelli. A suo parere, non sarebbe durato 367 anni, ma appena 196. Insomma, nelle letterature occidentali non si tratta di donne in letargo sino a quando non cominciano a trovar la via dell'Europa le fiabe orientali in cui si raccontava già da tempo di belle addormentate per sortilegio. Ecco perché come primo testo, per cosi dire antefatto, della Bella Addormentata Franci e Zago presentano la storia orientale di Surya Bai pubblicato da Mary Frere, figlia di un ufficiale inglese in India, solo nel 1868, ma risalente senza dubbio a un passato più remoto. Surya Bai è la figlioletta di una povera lattaia indiana. Vien rubata da due grandi aquile che ne fanno la propria erede. Ma, ferendosi con l'ungtiia spezzata di un orco, Surya Bai cade nel sonno come nella morte. Un grande raià, a caccia net paraggi, scopre la bella addormenta- ta, le estrae la specie di spina che ha nella mano, la risveglia alla vita, se ne innamora, e la sposa. Però il rata ha anche una prima moglie, e questa non è dell'idea di andar d'accordo con la seconda, le renderà la vita difficile. Accenni a belle addormentate appaiono, nelle letterature occidentali, nel romanzo Cligès di Chrétlen de Troyes e nel racconto Eliduc dello stesso secolo XII, ma il secóndo testo della Bella Addormentata di Franci e Zago ci offre la storia di Trotto e Zclìandina, tratta dall'interminabile Romanzo di Perceforest, scritto tra il 1320 e il 1340 da un prolisso autore di cui non ci è giunto il nome. Prolisso, ma attento alle proprietà terapeutiche dell'amore fisico. Il cavaller Trotto aspira a risvegliare Zellandina dal sonno in cui è sprofondata, mentre filava, per qualche maleficio. Prega Venere di aiutarlo e ne riceve il consiglio di trovar per via della fessura il frutto die dà la medicina. Sul momento Trailo non capisce molto, e, davanti a Zellandina che se la dorme tutta nuda, esita persino a togliersi l'armatura. Venere deve incitarlo a far l'amore. Alla fine, la bella addormentata, rosea per il piacere, tira un gran sospiro. Ma non riapre ancora gli occhi. Li riaprirà 9 mesi dopo alla nascita di un figlio. Una storia simile a quella di Trotto e Zellandina viene presentata verso la metà del XIV secolo da un anonimo poeta catalano in Fratello di Gioia e Sorella di Piacere. Una principessa è in stato di morte apparente, per giungere sino a lei e rompere l'incantesimo, un figlio di re si rivolge a Virgilio considerato un mago. Virgilio gli regala un màgico uccello parlante. Al principe basterà posarlo sulle mani della bella addormentata. Da noi, la traduzione del Romanzo di Perceforest, pubblicato a Venezia da Michele Tramezzino nel 1558, risulta più prudente e banale. Venere è sostituita da Zefflro die non dà consigli audaci, dt fessura e frutto neppure parlarne. La damigella, dice ipocritamente la traduzione, viene a perdere il suo nome chiamandosi don na. Zelanda diventa una brava ragazza madre ansiosa di fuggirsene con il suo Trailo lontano dal marito che le ha scelto il padre. Auguri Inutile aggiungere: e figli maschi. Uno ce n'à già. Arriviamo a Giambattista Basile, 1575-1632. In napoletano, con II Pentamerone, la Bella Addormentata entra ufficialmente nel mondo delle fiabe. Un re, ovviamente male sposato, mentre se ne va a caccia, capita in una casa dove giace la bella Talla abbandonata in letargo per una resta che le è entrata nell'unghia. Assatanato dal caldo, il re la possiede, e se ne torna al regno suo. Ma dopo 9 mesi, gli nascono un maschietto e una femminuccia, e Talla si sveglia per allattarli. Non c'è paragone con la regina, il re ritrova e ama Talia e battezza i propri figli Luna e Sole. La regina s ingelosisce e vorrebbe la morte della rivale con tutta la prole. Ma tutto poi va bene, ovvero, la cattiva finisce male. Ci sarà un'altra regina: Talia. Siamo alle versioni classiche, ormai. Per il gran borghese Charles Perrault, 1628- 1703, le fiabe sono un ironico intrattenimento alla moda nel tardo Seicento. I gemelli, questa volta, si chtaman Aurora e Giorno. Ma l'adulterio non scandalizza nessuno. E' più piccante che, al risveglio dal sortilegio, la Bella Addormentata debba lottare non contro la solita prima moglie gelosa, ma contro una suocera che non vuol cedere alla nuora il figlio imbeclllotto. La suocera, comunque, finisce male come una prima moglie, anzi suicida. La versione di Jacob e Wilhelm Grim.ro, 1785-1863, riprenderà quella di Perrault, ma trascurerà il seguito della love story, si concentrerà sul sonno e il risveglio della principessa di turno. Addormentata con l'intera sua corte nel castello tra i rovi, la bella si ridesterà alla scadenza dei 100 anni dell'incantesimo in occasione del bacio di un principe speranzosamente convenuto a onorar la ricorrenza. Un bacio casto, ma formidabile risolve Rosasplna, 1859: «Era cosi bella che egli non poteva distogliere gli occhi da lei, e si chinò su di lei e le dette un bacio. Non appena egli l'ebbe baciata, Rosasplna apri gli occhi e si svegliò e lo guardò con grande tenerezza. Scesero insieme, e 11 re si svegliò e la regina e tutta la corte si guardarono con grande sorpresa. I cavalli in cortile si scossero, 1 cani da caccia scattarono sulle zampe dimenando la coda La versione di mia nonna Filomena era quella dei Grimm, più semplice e radiosa. Me la raccontava nel giardino del Poggio in cui, dopo il fallimento di mio nonno Pilade, mancavano cavalli e cani, ma c'erano ancora almeno scuderie e canili. Mia nonna aveva perso un dito per l'infezione di -una spina di rosa. Forse era stata una bella addormentata. Certo, sposare il suo principe o il suo re non era stato un grande affare.... Oreste del Buono Un'anonima litografia del 1901 tra le immagini di «La bella addormentata» (ed. Dedalo)

Luoghi citati: Bari, Bologna, India, San Gregorio, Talla, Venezia