Appelli al governo perché si impegni a far consegnare Toni Negri all'Italia
Appelli al governo perché si impegni a far consegnare Toni Negri all'Italia Prime reazioni all'intervista del leader autonomo a «La Stampa» Appelli al governo perché si impegni a far consegnare Toni Negri all'Italia L'avvocato di parte civile Tarsitano: «La sentenza ha confermato le sue responsabilità in numerosi reati comuni» Anche Andò (psi) afferma che «il problema dell'estradizione deve essere visto in una luce completamente diversa» ROMA — -A questo punto, spero che il ministro di Grazia e Giustizia faccia tutto quanto è in suo potere per ottenere l'estradizione. E vedremo quali solidarietà questo governo è riuscito a stabilire con gli altri Paesi dell'Occidente nella lotta all'eversione». L'intervista di Toni Negri a La Stampa, la sicurezza con cui da Parigi l'ex leader dell'autonomia dice che nessuno lo rimanderà in Italia, stanno già producendo le prime reazioni. E l'invito più o e i o o e i o o o a n n a e ! pronto alle nostre autorità parte da Fausto Tarsitano. che in questo caso non parla solo come avvocato, come patrono di parte civile nel processo «7 aprile» per la famiglia del brigadiere Lombardini (ucciso ad Argelato) ma anche come esponente di rilievo del pei. Impegnati a fondo nelle ultime ore della campagna elettorale, molti politici di professione hanno preferito rinviare il problema di due giorni. Ma la tendenza si sta facendo sempre più netta: il governo, e per lui 11 ministero di Grazia e Giustizia e quello degli Esteri, devono fare in modo che l'atteggiamento francese sull'i affaire Negri» risulti, se non altro, chiaro. Negri lascia capire che in Francia è appoggiato dai socialisti, ma in Italia 11 socialista Salvo Andò afferma adesso che «dopo la sentenza il problema dell'estradizione va visto in luce completamente diversa. La qualità dei reati è tale da non lasciare spazio a dubbi. Negri è stato condannato per reati comuni c sarebbe pretestuoso addentrarsi nel retroterra dei singoli episodi». «Adesso — continua Tarsitano — c'è una sentenza che conferma le responsabilità di Toni Negri rispetto a tutta una serie di reati comuni. Il ministro Marttnazzoli deve far sentire forte la sua voce, che è poi quella del popolo italiano, nel cui nome i nostri giudici pronunciano le sentenze». Tutti sanno, conclude Tarsitano, che Negri è fuggi to: pochi, invece, che durante 11 processo l'ex leader degli autonomi ha venduto tutti i suoi beni «per tentare di non risarcire i danni subiti dalle sue vittime». La linea del legale — e prò babilmente anche quella del pel — sembra insomma già chiara: condannato per reati ,-1 comuni, -impegnato a sfuggire a una serie fin troppo «co mune».di sanzioni, Negri dev'essere ricondotto in Italia. E sull'atteggiamento che il governo terrà In questa vi >cenda minaccia di aprirsi un altro «caso» polìtico, non esploso fino ad oggi solo per l'imminenza della tornata elettorale. Mino Martlnazzoll, ministro di Grazia e Giustizia, fino a Ieri non ha potuto esprimere alcun commento alle sprezzanti dichiarazioni dell'onorevole latitante. Il Guardasigilli è rientrato a Roma solo nella tarda serata, da Potenza, ma una sua presa di posizione è prevista per oggi. Anche i giudici del processo i7 aprile», quelli che Negri definisce «giudici politici, autori della sola sentenchc potevano emettere», preferiscono il silenzio. Rispondere a certe affermazioni — è la dichiarazione di Nino Abbate, giudico a laterc nel lungo processo del Foro Italico — non spetta a noi: possiamo farlo solo attraverso la motivazione della sentenza». Ma per questo purtroppo ci vorranno mesi. A stendere il lungo documento sarà lo stesso Abbate, 11 lavoro non si concluderà prima del prossimo autunno. Un periodo di tempo appena necessario per riassumere e chiarire tutti i momenti di un dibattimento durato quindici mesi: probabilmente, però, anche la scadenza che a lungo condizionerà ogni rapporto fra Italia e Francia sul problema dell'cstradizlone. Le ultime previsioni arrivano, informalmente, dalla Farnesina. A giorni 11 ministero di Grazia e Giustizia trasmetterà a quello degli Esteri nuovi documenti da inviare a Parigi. Difficilmente però il solo dispositivo della sentenza «7 aprile» potrà mutare l'atteggiamento delle autorità francesi. Il minimo che ci si possa attendere sarà una nuova richiesta di chiarimenti; ma quali altre «spiegazioni» potranno arrivare dall'Italia in attesa che la motivazione sia depositata? Prima che la situazione si sblocchi, In un senso o nell'altro, passeranno insomma del mesi. Le sole speranze di modificare un'«impasse» a questo punto soprattutto politica, restano legate adesso alla prossima visita a Roma del primo ministro Mauroy. L'incontro è fissato per gli ultimi giorni di giugno, e il principale argomento in mano al nostro governo è già prevedibile. Francia e Italia non sono state fra 1 firmatari, nel recente vertice del Paesi Industrializzati, di una dichiarazione comune contro il terrorismo? g. z.
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