Due santi moderni di Sergio Quinzio

Due santi moderni BOSCO E COTTOLENGO Due santi moderni (A 50 anni dalla canonizzazione) C'è una santità piemontese, clic com'è giusto ha il suo cuore a Torino. Cinquantanni fa questa santità, clic ha caratteri suoi propri, è stata esaltata con la canonizzazione dei suoi due maggiori campioni, o almeno dei due più universalmente noti: il 19 marzo 1934 venne infatti proclamato santo Giuseppe Henedctto Cottolcngo e pochi giorni dopo, il 1° aprile, Giovanni Bosco. Per volontà di Pio XI la proclamazione della santità di Don Bosco avvenne in forma solennissima nel giorno di Pasqua in cui si concludeva quell'«anno santo» della Redenzione. 11 clima era quello concordatario, e «La Stampa» annunciò l'avvenimento con un titolo su tutte le colonne della prima pagina. Ma il santo astigiano, partito da umilissime origini e travagliati inizi, era stato glorificato già in vita, nei trionfali viaggi a Parigi del 1883 e a Barcellona del 1886, quando aveva ormai superato i settant'anni. Anche per la diversa situazione storica, l'azione di Don Bosco aveva avuto una riso nanza molto più estesa dì quella del Cottolcngo; alla sua morte, il il gennaio 1888, 1 opera salesiana aveva circa ottocento case ed era giunta fino all'America Latina. Sebbene da giovane avesse fondato un giornale politico-religioso — L'Amico della gioventù — che ebbe breve vita; sebbene sapesse trarre abilmente vantaggio dagli uomini politici che avvicinava; e sebbene abbia anche compiuto opera di mediazione tra il governo italiano e la Santa Sede, Don Bosco intuì che l'epoca delle unioni fra trono e altare era finita, e abbandonato il politico s'impegnò totalmente nel sociale. Come educatore, compreseche gli antichi metodi autoritari erano destinati a t[amon tare e fondò tutto sulla con vinzionc, che deve nascere dal la continua vicinanza di educatori che vivano la stessa vita dei giovani. Seppe essere un grande organizzatore e fu cer tamente un precursore nel! utilizzare per la «buona causa» gli strumenti offerti dalla tee nica moderna: scrisse infatt molte opere di carattere divul gativo e fu un editore capace di diffondere i libri, suoi e al trui, in tirature spesso cccczio nati per quel tempo. La vicenda del Cottolcngo — nato nel 1786, circa trent anni dunque prima di Don Bosco — è diversa e meno clamorosa. Il soccorritore dei «buoni figli», gli idioti, non ebbe la vivacità d'ingegno di Don Bosco, ma anzi da ragazzo stentava molto ad appren dcre e attribuì il successo che riuscì poi ad avere negli stud all'aiuto della Madonna de Fiori, venerata nel santuario d lira, la cittadina dov'era nato. Non ebbe agli inizi della sua vita sacerdotale altra prospetti va che quella di una modesta attività in una parrocchia di campagna. Consolatore : Canonico nella chiesa tori nese del Corpus Domini Cottolcngo fu colpito dalli sórte di una famiglia francese giunta in città: Giovanna M ria Gonnet, la madre, non era stata accolta in ospedale perché incinta, e non alla maternità perché tubercolotica «canonico buono» le prestò assistenza fino alla morte, per questa via si sentì chiamato alla pietà fraterna per i più disgraziati, soprattutto per malati ovunque rifiutati, che cominciò a raccogliere in una casetta di Valdocco, fra sterpi e- bettole malfamate, trasportandovi su un carretto tirato dà un asino un giovane can crenoso. ; La «Piccola casa della divi n'a Provvidenza» doveva d ventare la città della carità, coi tutti almeno un poco sap piamo. Ma il Cottolcngo non si- ritenne degno di morirci quando a cinquantasci anni consumato dalle penitenze dalle fatiche, venne la sua ora U filosofo Alberto Caracciolo, nel suo recente libro Nichilismo ed etica vede incarnata nel CtczcamtodccndmBpTcdd e . a a i e a e ò aù e a pi ro n p n ci i a o, iel Cottolcngo la vera antitesi di Iitlcr, di quell'IIitler che è troppo sbrigativo archiviare come un'incomprensibile eccezione alle regole del mondo in cui viviamo. Ma non si rende giustizia alla santità torinese se si dimenticano altri nomi, anzitutto il grande nome di San Giùppe Cafasso, il fisicamente deforme «consolatore» dei condannati a morte, che dopo cr assistito per tutta la notte fino all'ultimo istante pregaa poi umilmente invocandoli come «santi impiccati». Misteri Gli altri nomi da ricordare non sono pochi: almeno quell del venerabile Pio Lanieri, morto nel 1830, che fu un po' 1 capostipite di tutti; del sero di Dio Francesco Faà di Bruno, ufficiale di carriera e poi professore di matematica ll'uni-vcrsità; del beato Leo ardo Murialdo, l'unico nato a Torino, contemporaneo e ami co di Don Bosco e fondatore colonie agricole per la redenzione dei giovani sviati; del servo di Dio Giuseppe Al lamano, nipote di Cafasso e allievo di Don Bosco. 11 filone non si è perduto, e le tracce certo non banalmente uniformi di una medesima operosa santità, o di un mede simo impegno sociale cristi» no, si possono ritrovare in pie montcsi di nascita o di forma zionc come don Orione, Pier Giorgio Frassati, don Albcrione, fino a Felice Balbo e a Franco Rodano, e a don Luig Ciotti Se i cattolici avessero la forza, che raramente hanno, d voler capire, dovrebbero ogg interrogarsi sulle origini e su significato della santità «sociale» torinese, anziché livellare tutto in apologetiche generi cita. I precedenti storici più evidenti sono in due santi francesi: San Francesco di Sa les, da cui presero il nome salesiani, e San Vincenzo de' Paoli, che fu da lui influenza to. Il clima in cui operarono è quello controriformistico, che nella Francia della prima metà del Seicento vide nascere molte nuove congregazioni rcli giose per l'educazione, Tinse gnamento, l'assistenza dcgl infermi. Ncll'«umancsimo devoto» di Francesco di Salcs si trova già l'umile benevolenza dei santi piemontesi, e in Vin cenzo de' Paoli l'eroica pietà per il prossimo più infelice, malati, orfani abbandonati, ga leotti. Ma il carattere della santità piemontese è, nella varietà delle esperienze e delle forme particolare e ben riconoscibile, Vi s'incontrano, insieme, un disinibito pragmatismo, che accomuna gli uomini di Chiesa ai politici laicisti del loro tempo, e un tono profondamente cupo, notturno, che ha il suo emblema nel luogo prc scelto dal Cottolcngo, poi d Cafasso, poi da Don Bosco per rendere la loro test imo nianza cristiana: il lugubre Valdocco con il Rondò 'dia PSrca, luogo dei supplizi li' una coesistenza di atteg giamenti contraddittori, chedei resto è stata spesso notat nel carattere stesso di Torino, città moderna e «illuminata dove molte cose nuove sono nate, e città dalle misteriose oscurità, magiche e ctonie Quanto ai santi, la loro aperta e attiva «socialità» accompagna alla consapevole za dell'umanamcntc irrimediabile infelicità umana, all'altra zione esercitata su di loro da: più terribili abissi, all'abbai dono al mistero di Dio, alle visioni profetiche di demoni tentatori e di catastrofi che preparano per la Chiesa e pe il mondo (per esempio Don Bosco, il santo del «servi le Domino in laetilia»). Possono avere una comuneradice atteggiamenti così rad calmente contrastanti? Forse hanno nel sentimento che mondo dell'efficienza c il mondo della morte si toccano, rinviando l'uno all'altro come l'intenso bisogno di redenzio ne rinvia alla continua smenti ta delle sue possibilità Sergio Quinzio

Luoghi citati: America Latina, Barcellona, Francia, Parigi, Torino