Verde e povera Irlanda di Paolo Patruno

Verde e povera Irlanda Viaggio nell'Europa che voterà per il Parlamento di Strasburgo: una Repubblica giovane e travolta dai problemi Verde e povera Irlanda Staccatasi dalla Gran Bretagna solo nel '37 dopo sanguinosi conflitti, subisce, anche a livello comunitario, la schiacciante vicinanza di Londra - Un record di primati negativi: disoccupazione, industrializzazione, reddito, natalità - Su tutto, la lunga ombra dell'Ulster DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA - C'è voluto il viaggio preelettorale di Reagan, alla ricerca, su quest'isola, più del voti della potente lobby Irlandese negli Stati Uniti che delle sue origini familiari, per focalizzare almeno qualche giorno l'attenzione sull'Elre, uno del membri cosiddetti minori della Comunità Europea, detentore di primati per nulla Invidiabili nel tasso di disoccupazione e nella ricchezza, o meglio nella povertà nazionale, record insidiati solo dalla Grecia. C'era stato, certo, all'ultimo vertice di Bruxelles una clamorosa uscita del primo ministro irlandese Garret Fltzgerald, 11 quale aveva abbandonato la riunione per protestare contro il progetto di ridimensionamento sul latte che colpiva uno dei settori tuttora trainanti dell'economia nazionale. Ma quella protesta plateale era impallidita, come spesso capita nelle relazioni squilibrate, fra la piccola Irlanda e la sua potente vicina, al confronto con la dimostrazione di forza della premier inglese signora Thatcher, che aveva condannato all'impasse il vertice Cce sull'irrisolto nodo dei contributi finanziari britannici alla Comunità. Ancora una volta, l'opinione pubblica europea aveva concentrato la sua attenzione sulla Gran Bretagna e sulle sue pretese, trascurando le rivendicazioni della piccola Irlanda che nel consesso internazionale certo pesa meno della sua preponderante vicina. Eppure anche la questione della produzione del latte e dei sussidi garantiti dalla Cee agli allevatori che in altri Paesi possono rivestire un'importanza relativa, sono per quest'isola alle prese con tanti, troppi problemi, un fattore di grosso rilievo. Basti ri- cordare che malgrado gli sforzi di industrializzazione, l'agricoltura rappresenta tuttora circa un terzo della ricchezza nazionale. E il latte, in particolare, costituisce il 70 per cento della produzione agricola globale, un decimo del prodotto nazionale lordo. E' quindi comprensibile lo sfogo di Garret Fitzgerald, la sua richiesta di aumentare, e non di diminuire, la produzione del latte. Il costo di questa eccezione che Dublino reclama alla nuova politica liberaldirigistica dell'agricoltura europea s'aggira, secondo gli specialisti, sui 150 miliardi di lire. Un importo contenuto, tutto sommato; e la presidenza francese pare aver ormai rimosso quest'ostacolo. Il prossimo vertice di Fontalnebleau, a fine mese, dovrebbe dunque dare parziale soddisfazione all'Irlanda, sempreché, come la storia insegna, non ci si mettano di mezzo gli interessi inglesi, come già era accaduto a Bruxelles, quando proprio la signora Thatcher era stata la piti accesa nel bloccare le richieste irlandesi. Non c'è bisogno di ricordare le circostanze storiche che hanno portato alla nascita della Repubblica Irlandese, staccatasi ufficialmente dalla Gran Bretagna soltanto del '37, dopo sanguinosi tumulti Ma 11 cordone ombelicale fra Londra e Dublino non è affatto tagliato, a tutt'oggi, al di là dei preponderanti, strettissi mi rapporti economici e com mcrciali. Il bubbone dell'Ul ster è ancora aperto, continua a sanguinare, a monopolizzare l'attenzione, la fantasia del politici irlandesi alla ricerca di una soluzione al tragico problema delle province settentrionali, ad avvelenare con diffidenze e sospetti reciproci i rapporti tra Eire e Gran Bretagna. Recentemente, Dublino ha inviato a Londra una serie articolata di proposte sul futuro dell'Ulster, presentando, oltre alla storica rivendicazione della rlunlficazlone nazionale, anche proposte piti moderate, fino a una sorta di condominio sul Nord. Ma la risposta inglese tarda. E nel frattempo si continua a morire nel Nord, mentre nel Sud 11 terrorismo fa apparizioni improvvise, e la questione dell'Ulster invischia e condiziona tutto il gioco politico irlandese. E' un grosso handicap, perché, in realtà, Dublino avrebbe bisogno di concentrare tutte le sue forze sulla ricerca di una soluzione al suoi numerosi problemi, Perché qui la crisi economica ha colpito duro. Il tasso di disoccupazione è il più alto d'Europa, ha raggiunto 11 16,8 per cento, raddoppiando negli ultimi cinque anni; il reddito agricolo è diminuito quasi del 30 per cento; 11 tenore generale di vita si è abbassato; 11 reddito pro-capite è sulla media della Turchia; le tasse sono aumentate; lo Stato assorbe il 66 per cento del prodotto nazionale lordo; l'inflazione, pur dimezzata, resta supcriore al ; dieci per cento. Un terzo della popolazione (neppure tre milioni e mezzo di abitanti) è inferiore ai 15 anni, 11 tasso di natalità è uno del più alti d'Europa. Sarebbe ' un segno positivo, di vitalità In un Paese che nei secoli è stato una delle maggiori valvole per l'emigrazione nel mondo, tutto questo se si accompagnasse a un'espansione economica, a un solido processo di industrializzazione. Ma non è ancora questa la realtà, malgrado gli sforzi nei settori di punta, malgrado gli allettamenti e le facilitazioni concesse agli investimenti privati. Un terzo della popolazione deve mantenere gli altri due terzi. Davanti a questo schematico quadro, appare giustificata la delusione degli irlandesi, anche nei confronti della Cee. A differenza del vicini britannici, Dublino aveva caldeggiato e accolto con sincero entusiasmo l'adesione alla Comunità Europea nel '73; oltre l'ottanta per cento degli irlandesi aveva risposto si al referendum sull'ingresso ln.Europa. Per l'Elre, la Cee significava la fine della politica economica del repubblicanlsmo (rappresentato fino alla fine degli Anni 50, da De Valera e dal suo partito, 11 Fianna Fall), del protezionismo che aveva fallito su due punti principali: la mancata industrializzazione e la sempre elevata emigrazione. . Ma, dopo qualche anno di moderate speranze poggiate sull'ammodernamento dell'agricoltura e sul rilancio degli insediamenti Industriali, il secondo cftoc petrolifero dell'78-'79 ha inceppato la ere scita, attizzando l'inflazione, bloccando il ritmo d'espansione, aggravando il deficit esterno. Forse è eccessiva la diagnosi del Guardian che parla di «cinque anni di fallimenti» in Eire, perché il governo di coalizione presieduto da Garret Fitzgerald ha con seguito ultimamente qualche successo (l'inflazione è stata dimezzata, ad esemplo) e sta cercando di ridare slancio all'industrializzazione nei settori d'avanguardia appoggiandosi su Investimenti stranieri. Ma di certo queste per l'Europarlamento sono elezioni di crisi, Sarà probabilmente la que stione agricola a essere determinante per 11 voto. E gli auspici sono oscuri, per il governo e gli europeisti: per quanto l'Irlanda sia beneficiaria net ta della Cee (circa quattro miliardi di sterline, oltre 9 mila miliardi di lire) grazie agli in trotti agricoli e al Fondo regionale, solo 11 42 per cento degli elettori (contro il 58 del 1979) oggi si dichiara soddisfatto dell'appartenenza alla Comunità Europea. Paolo Patruno de

Persone citate: De Valera, Fall, Garret Fitzgerald, Garret Fltzgerald, Reagan, Thatcher