Moser insegue Fignon: 81 secondi da colmare di Gian Paolo Ormezzano

Moser insegue Fignon: 81 secondi da golmqr® IL GIRO FINISCE Ieri il trentino ha recuperato 10", oggi a cronometro l'ultima speranza Moser insegue Fignon: 81 secondi da golmqr® Francesco ha buone possibilità, ma il francese è in gran forma - L'importante è che vinca lo sport, sui 42 km da Soave a Verona (ieri Fignon chiuso in volata, per oggi si teme qualche stupidaggine dei tifosi) DAL NOSTRO INVIATO TREVISO — La radiotelevisione irancese sta presentando la Grande Congiura del ciclismo Italiano perché Francesco Moser vinca oggi su Laurent Fignon 11 sessantasettesimo Giro d'Italia. Non hanno tutte le ragioni, ma non hanno tutti i torti: anche se Moser è l'ultimissimo, il meno impegnato, ancorché il più interessato, degli eventuali congiurati. C'è in effetti un eccesso di tifo nella gente, un eccesso di zelo nazionalistico in alcune componenti del Giro d'Italia: noi, che forse per primi abbiamo scritto del grande vantaggio per tutto il nostro ciclismo se Moser vince il Giro, onestamente rifiutiamo, e per iscritto, in questo che è un articolo ^antipatico», di essere complici di un «lavoro» che potrebbe anche prendere la mano, sfuggire al controllo. In parole povere e chiare, temiamo che oggi, sui ,42 lisci chilometri a cronometro da Soave a Verona, possa accadere qualcosa di brutto, di antisportivo. Troppa gente vuole Moser maglia rosa ad ogni costo, troppa gente sta scambiando il rosa di Fignon per una tragedia nazionale. A sette giorni dal voto pe 1' Europa, si può tornare ad un clima da match Francia-Italia postbellico, con Bartali picchiato sui Pirenei. La situazione del Giro, dopo la penultima fatica, la Arabba- Trcvlso vinta ieri da Bontempl redivivo su Rosola e su Moser che ha preso dieci secondi di abbuono, è questa: primo Fignon, secondo Moser a l'21", terzo Argentili a l'56". Otto giorni fa, da Pavia a Milano, 38 chilometri, il cronoMoscr in rosa prese l'28" a Fignon, nonostante una foratura. Oggi soltanto se non ci sarà bava di vento (ieri è tornato 11 sole, sin troppo caldo) Moser userà la bicicletta con due ruote lenticolarl (allora utilizzò soltanto quella posteriore), con il telaio normale, visti i problemi «di guida» su strada della bicicletta, del record dell'ora, con il difficile manubrio a corna di vacca. Fra Milano, Moser e chilometraggio, si può pensare a Francesco vincitore oggi della tappa, capace di recuperare a Fignon 81 secondi, quindi vincitore del Giro. Però ci sono quattro problemi da risolvere: 1) Moser non è più quello di Milano, è consumato nonostante 1 prodigi degli scienziati, che dopo il Messico hanno preparato il miglior Moser mal visto al Giro, 2) Fignon non è più quello di Milano, lm morale, ha «punch», . 3) Fignon partirà dietro a Moser (fra i due anche Van der Veldc e Argentin), saprà tutto del suo rivale: di regola chi ha la maglia rosa o gialla, a cronometro non la perde mal nell'ultimo tic-tac. 4) Ieri Moser, per fare lo sprint e prendere l'abbuono, lia consumato un altro po' di se stesso: nel 1981 Saronni fini secondo sfiatato nello sprint alla vigilia della conclusione del Giro, cioè della cronotappa, sempre da Soave a Verona, in cui tentò invano di togliere 11 rosa a Battaglili (vinse Knudsen, norvegese, ai 48,617: che media oggi? Per questo speriamo Moser, temiamo Fignon, speriamo di sbagliarci. E torniamo al tema della regolarità della prova. Il Giro, da un' po' di giorni, è come in stato d'assedio: gran folla e sin troppo tifo. Sostenitori moserlani intemperanti oggi potrebbero dimenticare lo sport. Manciate di chiodi per Fignon, insomma. Sono cose già accadute, in un passato neanche lontano. Qualcuno dice: scrivere certe coso significa fornire certe idee: ma è una specie di alibi, una sorta di paura. Essere con Moser e intanto con lo sport è possibile, doveroso. Lo vuole anche Francesco, sangue nuovo di ciclista (ma non c'entrano le autoeinopcrfusionl, tecnicamente quasi impossibili al Giro) e sangue antico di sportivo. E ora il gran finale, e che vinca 11 migliore: mal questa frase fu cosi attuale, necessaria. Gian Paolo Ormezzano