Nell'Ottocento un fervore di vita poi un lento inesorabile degrado

Nell'Ottocento un fervore di vita poi un lento inesorabile degrado Dopo il crollo del Palazzo degli Stemmi leggiamo la storia di via Po Nell'Ottocento un fervore di vita poi un lento inesorabile degrado In questi stessi giorni nel 1812 la contrada de Po si dibatteva nella «rivoluzione» del colore del Consiglio degli edili Come una gioielleria dal 1818 ha conservato intatta finora la sua facciata, mentre il patrimonio pubblico cade a pezzi Tra l'aprile e l'agosto del 1812 doveva esserci una certa rivalità tra monsicur Spanna e monsicur Castelli, entrambi con case in rue de Po (via Po), il primo all'angolo della Contrada del Canon d'Oro (via Montebcllo), il secondo con rue Bogin (via Boglno). Si trattava del colore delle facciate come pretendeva 11 Consiglio degli edili e come ms. Spanna aveva prontamente eseguito, mentre ms. Castelli continuava a contrastare. E doveva essere un fermento per gli abitanti dell'Intera via, perchè da questa •rivoluzione» dipendeva 11 decoro e il futuro assetto della contrada e le Ingiunzioni di rifacimenti coinvolgevano più d'un proprietario. Era. allora, una questione, diremmo, di miglioria, per una 'strada che il Castellamonle aveva disegnato, nella seconda metà del '600, tracciandola non proprio diritta, ma In diagonale, porcile 11 Castello del Reali dominasse in una sorta di sontuosa continuità fino alle sponde del fiume. E' questo un frammento d' epoca dimenticato nel polverosi documenti dell'archivio storico del Comune. Una pagina di storia che pone via Po, attraverso i secoli, al ccn tro dell'attenzione come fulcro di vita cittadina, perchè qui, a parte le storielle passeggiate della Corte sotto i lunghi portici, nobiltà, coni mcrcio e borghesia avevano già posto le fondamenta dellaTorino moderna. Certo non immaginavano, a quei tempi, 1 politici ed 1 patrioti che percorrevano la via, i negozianti c le venditrici clic la animavano, 1 proprietari delle case che se ne facevano vanto, ciò che l'Incuria del posteri, l'inerzia della burocrazia, la violenza velenosa delle' lmtemperle avrebbe provocalo all'Ospizio di Carità, inizialo alla fine del '600. Dopo quasi dieci generazioni, nella gioielleria Musy (al n.l) gli ultimi eredi, Roggero, in discendenza per parte ma- terna dagli orologiai di Casa Reale che nel 1707 fondarono un laboratorio In un padiglione di Palazzo Madama e nel 1818 si trasferirono in via Po, e Della Valle, entrato in società negli Anni Trenta, sono annichiliti, sfiduciali, anche rabbiosi di fronte agli eventi di oggi: una via troncala a metà, il Palazzo degli Slcniml ridotto In parte a macerie e In jiarlc pericolatile, un recupero dell'antico decoro della strada tentato dagli stessi commercianti (fin dal 1978) •con buona volontà» andato in fumo in tre ore di un male- bSavadccdlstdcs detto sabato mattina. I -Nel corso dei decenni cambiano le mode — afferma Sergio Della Valle — e con V ampliamento e il rinnovo di via Roma, l'antica Via Nuova, all'inizio del '900, la strada del passeggio torinese per eccellenza, Dia Po, subì un declino. Oggi, con il problema del Palazzo, si rischia la paralisi». Ma non è una questione di sterili recriminazioni. Tra i tanti quartieri della città moderna, via Po è rimasta fulcro di prestigio e commercio, sotto quei portici, per lunghi anni rimasti «in gramaglie, dal nero dello smog, imbrattati da manifesti e scritte sui colonnati, con 1 muri avvelenati dalle macchie di umidità, dal cedimento degli intonaci, dal degrado inesorabile delle antiche strutture. E' vita che intreccia le sue radici con la storia. Perchè se Musy ha conservato, grazie allo sforzo del privati, anche la facciata originale, legno nero e profili d'oro, e il complicato meccanismo delle saracinesche che entrano ed escono su antichi perni rotanti, ci sono opere architettoniche, affidate alle cure delle pubbliche autorità e finanze, che parlano con la loro sola presenza. Come quell'Università, inaugurata nel 1720, che volie Vittorio Amedeo 11°. -degna sede della cultura», e 11 cui vero fronte è su via Verdi. con grandioso cortile, portico e loggia, perchè sulla rue de Po doveva esserci la conti nuità d'impronta non mano messa, pur attraverso diversi architetti, rispetto all'idea originale. Parlano le pietre di Luser- na con cui furono lastricati 1 portici, con quel cangiante verdastro che si riallacciava alla pietra di Malanagglo sulla base del colonnati, perchè Torino è città in cui la storia dell'arte è impastata con la terra del Piemonte e poggia sulle pietre e sui colori delle sue montagne, anche se la pubblica burocrazia ha preferito, in troppi casi, metter mano a casaccio o lasciare che il degrado dominasse in contrastato fino allo sfascio e all'incertezza dei giorni no- str ' Simonetta Conti itiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Nove giorni fa, In via Po, momenti di paura mentre in una nube di polvere si piegava al suolo un'ala del secentesco Palazzo degli Stemmi. Oggi, rabbia e preoccupazione perchè, appena l'altro giorno, una nuova crcpa ha costretto alla chiusura del cantiere. I lavori riprenderanno forse domani. I periti dovranno dire, Intanto, se si può salvare qualcosa dell'antico fabbricato o come fare per recuperare almeno la storica facciata. Nel frattempo, i commercianti chiedono «rapidità pur nella sicurezza» senza l'ansia continua di improvvise chiusure della strada, clic è comunque percorribile a piedi. Proseguono, serrati, 1 sopralluoghi dei tecnici. Ieri mattina sono state collocate nuove «spie» all'interno del Palazzo per verificarne 1 movimenti.

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