De Crescenzo: vi faccio col computer il mio film su Napoli e Bellavista

De Crescenzo: vi faccio col computer il mio film su Napoli e Bellavista INCONTRO CON LO SCRITTORE CHE PORTA IN CINEMA IL SUO BEST SELLER De Crescenzo: vi faccio col computer il mio film su Napoli e Bellavista ROMA — Ha abbandonato all'improvviso la carriera di ingegnere; subito dopo ha abbracciato con successo quella di scrittore; poi ha collaborato alla stesura di diverse sceneggiature cinematografiche e ogni tanto è apparso in tv. Ora è anche regista: Luciano De Crescenzo, ex personaggio fisso del clan Arbore, interprete attento della mentalità partenopea, gira in questi giorni a Roma alcune scene di Cosi parlò Bellavista (le altre sono ambientate p Napoli), il film tratto dal libro omonimo, pubblicato nel "77, letto da quasi due milioni di persone. Spiegando le sue metamorfosi De S Crescenzo dice: «Sono un Uomo che ogni volta si inventa una vita nuova» e aggiunge «odio essere etichettato, credo che ognuno, uomo o donna die sia, abbia la possibilità di cambiare, di essere quello che vuole a seconda del vari momenti e dei diversi desideri: La sua esperienza di regista, però, ha un significato particolare: unificare tutte le precedenti, a cominciare da quella di ingegnere: «Ho rea lineato la sceneggiatura utilizzando contemporaneamente due computer — spiega il regista —, sul primo Ito scritto tutte le battute, cosi mano vrando pochi tasti ho avuto la possibilità di richiamare sul video le scene che man mano volevo ritoccare. Con il secondo computer ho disc guato le scene, in modo da poterle comunicare con facilità allo scenografo». •■Il vantaggio sta soprattutto nella flessibilità — spiega ancora De Crescenzo —, tutti i cambiamenti, che in genere richiedono molto tempo, vengono realizzati con grande velocità. E poi in un film come questo, interpretato da tanti attori, la possibilità di passare in modo agevole da una scena all'altra, rivedendo quella che serve e saltando le altre, è davvero preziosa». Come è nata l'idea di trarre un film da «Cosi parlò Bellavista»'?. «L'avevo già in mente quando è uscito il libro — dice De Crescenzo — ma forse non ero ancora maturo per poterla realizzare e in effetti non so neanche se lo sono adesso. Da allora però ho respirato molta polvere di set: durante la lavorazione de "La mazzetta" con Bruno Corbucci e poi con Arbore ne "Il Papocchio" e in "F.F. S.S."». 11 film, le cui riprese termineranno per fine giugno (sarà sugli schermi a ottobre), mantiene fondamentalmente intatta la struttura del libro. Tanti aneddoti, raccontati e vissuti tra le vie di Napoli, ispirati ai temi classici della cultura partenopea: 11 gioco del lotto, la leggenda del «munaciello» (lo spirito buono che abita le case della gente), il commercio inteso come continua e sempre aperta contrattazione, l'abitudine ai mestieri più strani. Certo la Napoli del libro è molto diversa da quella degli Anni 80: «Ho tenuto conto di tutti i mutamenti — precisa De Crescenzo — soprattutto di alcune cose fondamentali, come gli effetti del terremoto,, il rincrudimento della camor-, ra e poi l'aumentare del traffico e del consumismo. La Napoli di oggi non è più. quella delle "persone antiche" descritte dal professor Bellavista — aggiunge — ma il mio film vuole raccontare proprio questo: il cambiamento e le reazioni che esso provoca nel protagonista: A Napoli però c'è anche un. «rinascimento»: «Soprattutto nel mondo dello spettacolo —' dice il regista — e proprio nella miniera del teatro napoletano sono andato a cercare i volti dei 102 attori che recita-, no nella pellicola: non hanno nomi da box-office, ma le loro capacità sono grandissime». Tra i tanti ne nomina solo alcuni, quelli impegnati nelle riprese di questi giorni: Benedetto Casillo, Sergio Som, Oeppy Olejeses e Lorella Morioni nel ruolo della figlia Non è pericoloso fare un film su Napoli: una città già tanto descritta, raccontata, interpretata? «Certo la minaccia più grossa è quella di dare un'immagine macchlettistica — ammette De Crescenzo —; io posso dire che tutto quello che racconto è vero, niente è frutto di fantasia: se poi ne verrà fuori una città da bozzetto non sarà colpa mia, vuol dire che la realtà è proprio cosi». Fulvia Caprara Lasciato il lavoro di ingegnere, sceneggiatore, ex personaggio fisso del clan Arbore, ora è diventato regista. «Racconto i mutamenti della mia città e le reazioni che essi provocano nel protagonista e negli altri personaggi» • De Crescenzo: «Odio essere etichettato, voglio cambiare»

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