Riciclare il Colosseo

Riciclare il Colosseo RIVOLUZIONE CULTURALE ITALIAN STOLE Riciclare il Colosseo Cè mai stato, nella storia d'Europa, un mito altrettanto tenace e multiforme di quello di Roma Eternai Ne dubito: più passa il tempo e più si rimane stupiti della forza con cui, in un senso o nell'altro, quella favolosa immagine continua ad agire sulle menti della più diversa estrazione culturale, specialmente grazie alla suggestione esercitata dagli avanzi monumentali di quella che fu la Capitale dell'Impero, e che, ridotti all'osso, fungono da catalizzatori per le più discordanti operazioni ideologiche. Lasciamo da parte il Medioevo, con le Mirabilia Urbis, le leggende millenaristiche, Cola di Rienzo, il Petrarca, le incoronazioni di Carlo Magno, degli Imperatori germanici: ma negli ultimi due secoli, tra il 1780 e i nostri giorni, quel mito ha provato di essere una inesauribile riserva di pretesti, buoni a tutti gli usi, rivoluzionari e reazionari, cattolici e marxisti, democratici e totalitari. La storia stessa di Roma si presta (nella sua trama, praticamente unica, di uno svolgimento di valore quasi simbolico) a tali divergenti interpretazioni; gli avanzi dell'antica città, strumenti e vittime della incessante, sempre nuova appropriazione ideologica, finiscono col rimanere ai margini della commedia politicizzata, rimettendoci spesso le penne, nel senso che l'abuso ideologico ne mette in rischio la loro stessa esistenza. Resi baldanzosi dalla presenza e dalla vicinanza di eserciti stranieri, i Giacobini romani, nel 1797, pensarono di celebrare i fasti della libertà (quella beninteso all'ombra dei Francesi invasori e predatori): il Marco Aurelio sul Campidoglio fu provvisto di berretto frigio, e sul luogo dell'antico Foro Romano (allora Campo Vaccino) fu celebrata un'imitazione provinciale di quel tipo di Fète révolutionnaire i cui aspetti e significati sono stati così acutamente descritti da Mona Ozouf nel suo libro edito nel .1976 da Gallimard. Il culmine della cerimonia fu lo scoprimento di un gruppo plastico in gesso e cartapesta, che raffigurava la Repubblica Romana abbracciata e baciata dalla Repubblica Francese; alla sua base la scritta Mairi Magnae Filia Grata (e cioè la figlia grata alla grande madre) fu ironica mente tradotta dal popolino La madre mangia e la figlia si gratta. Da parte sua, il Monitore Romano nel suo primo numero del 21 febbraio 1798 scriveva che un'immensità di popolo si era riunita nell'antico Foro Romano, ripristinato all'antico uso cioè alle adunanze del Popolo e del Senato, quando dovevasi deliberare degli affari pii) gravi della Repubblica. Gli antichi croi venerati in quel momento erano Bruto, Cassio, Lucrezia e Virginia; nella fase seguente, quella della tirannia bonapartista, il culto si spostò sul potere imperiale. Fu per buona fortuna che la caduta di Napoleone impedisse l'edificazione di un gigantesco palazzo, previsto tale da coprire l'arca tra Campidoglio e Palatino: è facile immaginare quali sarebbero state le conseguenze per gli avanzi del Foro. Ad ogni modo, il Governo francese promosse scavi, al Foro Traiano e al Colosseo; dopo il 1815 i viaggiatori, specie inglesi, descrivono i bravi romani che, nei giorni festivi, lavoravano a riportare la terra con carriole per richiudere il catino aperto dai Francesi: non importava la sorte del monumento, bensì 1' ideologia che ne aveva provveduto a liberare gli avanzi, quindi lo scavo era da condannarsi. Come definire un simile atteggiamento, puntiglio o faziosità? Il fatto è che, dopo la parentesi della Restaurazione e dell'Italia Liberale (quando il Foro e il Palatino vennero esplorati secondo metodi molto discutibili ma con risultati positivi) l'arca dell'antico centro di Roma fu, di nuovo, la vittima delle ideologie, questa volta a sfondo nazionalista e fascista. I risultati furono l'ex Via dell'Impero (ribattezzata oggi in Via dei Fori Imperiali), la distruzione di preziosi avanzi della Roma medievale, la degradazione dei monumcnti di Cesare, Augusto, Traiano e Costantino a quinte per sfi late militari, a penne di aquila con cui la gallina nostrana tqtrtpcFcmdCCqsIdCBdecmte tentava di spacciarsi per chissà quale rapace di immensa apertura di ali. Gravissimi, tra gli altri, furono due provvedimenti adottati nel nefasto Ventennio; il primo fu l'eliminazione delle cancellate che proteggevano il Foro Romano, col risultato che innumerevoli frammenti marmorei furono rubati, e che, dopo l'arrivo degli Alleati, Casa delle Vestali, Palatino e Chiesa di Santa Maria Antiqua divennero i covili di prostitute di altra fauna picaresca. Il secondo ignobile atto fu la devastazione delle Terme di Caracalla; nell'Ita/ietta, così vipesa da Mussolini, Guido Baccelli ne aveva fatto oggetto di una sistemazione stupenda ed esemplare. Ora il magnifico roseto, fitto di fiori e di pini, venne distrutto, per sistemarvi le gradinate di un teatro all'aperto: basta con il eulto della rovina, il popolo deve entrare negli antichi monumenti, deve goderli, deve conoscerli! Tutto finì con lo scempio del meraviglioso edifìcio, sino ad utilizzarne i sotterranei per la coltivazione degli ebampignons. Ma se torno su questi brut ti episodi è per sottolinearne la curiosa affinità con quel che sta avvenendo sotto i nostri occhi: si assiste a una bizzarra ripresa dei temi Giacobini e Fascisti, ma in senso rovesciato. Oggi la parola d'ordine parrebbe esser quella di Basta con la Romanità, avvilendo gli avanzi antichi sotto il segno di una demagogia di nuova etichetta ma di vecchio senso. 11 via per tale operazione è stato fornito dagli aberranti progetti relativi al Musco Nazionale romano, tra cui quello, inaudito, di allontanare la Collezione Ludovisi trasferendo i marmi al Quirinale. lì1 seguito poi il disegno di eliminare la Via dei Fori Imperiali, che dovrebbe essere sottoposta ad uno scavo stratigrafico. Infine ecco il piano di adoperare il Colosseo per una mostra di macchine e di altri prodotti industriali, quel medesimo Colosseo che, ai Cattoici; appare un luogo sacro, al punto che lo stesso Pontefice vi si reca annualmente per una Via Crucis. Ma non basta: i Fascisti distrussero la Chiesa di Sant'Adriano per ritrovare la Curia, la veneranda aula del Senato di Roma, eliminando persino una più antica Chiesa medievale; oggi lo splendido ambiente (vilipeso da Antonio Ccdcrna in quel funebre testo manicheo che è il suo Mussolini urbanista) è servito per una mostra di manufatti delle tribù selvagge dell'Amazzonia. Qualcuno potrebbe parlare di perdita dell'identità culturale; invece si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale italia» style. Che importa se miliardi verranno sperperati per una moquette che ricostruirà il Colosseo secondo il presunto aspetto originario (mentre i ladri saccheggiano allegramente Musei e collezioni, appartenenti alla collctti vita)? Non sarebbe meglio spendere questi soldi in im pianti di allarme e di custodia? Che importa se da un se colo molti pezzi del Foro Romano attendono di venir ri composti? E' invece urgente i procedere a nuovi scavi, anche se resta dubbio chi ne sorveglerà i reperti. Il connotato più tipico della mentalità del sottosviluppo è l'ignorare pas saio e futuro per concentrarsi soltanto sul presente: e questo qui da noi viene a svolgersi nella parata degli intellettuali ognuno con la sua microteoria. il suo progettino, la sua ideina il suo sfilare sulla passerella gridando'.(he ;il.popola.-deve, grazie ad una rivisitazione e ad un riuso, riappropriarsi dei - monumenti. Per valutare tale risibile e ripugnante show sarebbe necessario conoscere con esattezza 1 estrazione sociale di questi in gcgni, esplorandola con il metro del Marxismo, quello au tentico, che è una cosa molto seria, c che quando cade in mano ai figli di una classe media ricca e opportunista di viene marxullismo, cioè popu' smo demagogico. Federico Zeri

Luoghi citati: Europa, Italia, Repubblica Francese, Roma, Virginia