Montanari sul cammino della speranza di Enrico Benedetto

Montanari sul cammino della speranza Cuneo, otto secoli d'emigrazione Piemonte-Francia alla ricerca di pane e libertà Montanari sul cammino della speranza DAL NOSTRO INVIATO CUNEO — -Andava così. Verso i Morti lui usciva con il carro sulla piazza e iniziavamo a metterci sopra i bimbi piccoli, qualche fagotto, le cose ingombranti. Aveva un nomignolo, lou courbas, i( corro. Si piazzava fra le stanghe e giù a tirare meglio che i ynuli. Da qui a Nizza ci volevano dieci giorni buoni. E tre valichi da uccidere un toro: Tenda, Braus e Bruis. Noi dietro a piedi. Ma di là, almeno, si mangiava». Caterina Durbano parla svelta, sull'uscio mezzo aperto. Ottant'anni, 18 passati in Provenza. Poi una vecchiaia serena ai Ruà della Val Verde, con Norlna, la figlia. 'Facevo la pourtuse. Ciambella di stracci sulla testa, e sopra biancìieria, provviste, quel che capitava. Ma anche il mercato dei fiori, sa? O le olive, come stagionale. Nella Promenade des Anglais passavano certe damel Chi ha il soldo lo capisci subito. E noi giù a rincorrerle: Mademoiselle, voulez vous des roses, des oeillets peùt-etre? Di noi giovani qualcuno rimaneva, gli altri bisognava tornare a casa per il fieno nuovo. Anno dopo, stessa canzone». Una testimonianza fra le mille ancora da raccogliere su queste montagne. Poteva essere citata nel convegno di Cuneo, che proprio a questa transumanza umana verso la Francia, seconda patria che ha sfamato nei secoli interi villaggi, ha dedicato una tre giorni internazionale. Oggi le ultime relazioni. Comune e Regione ci lavoravano da due anni. Non per accademia: occorreva riprendere, almeno con la memoria storica, il filo di uomini e donne che hanno lasciato nel secoli 11 Piemonte per Savoia, Delfinato, Provenza, Queyras, Var, Tinea, Luberon, Vesubler, alla ricerca di sostentamento e anche di libertà. Oabriel Audisio ne parla in una bella relazione sugli eretici piemontesi, coloni nel Afidi intorno al XVXVI secolo. Quattrocento anni dopo 1' emorragia si ripete, Impercettibile ma di grande valore storico. Obiettivo libertà, ancora una volta. Siamo nel '25'30, espatria la dissidenza antifascista. 'Non dimentichiamo che per ogni 'grande esule' ci sono dieci montanari — dice Nuto Revelll, assente dal convegno ma pronto a coglie re risonanze umane nella storia della «sua» Oranda —, Quanti socialisti di Valle Stura in Francia!» Cosi le Alpi, fatte per dividere — insegna la geografia — hanno tenacemente unito In una sorta d'intcrnazionallsmo montanaro popolazioni che i rispettivi governi avrebbero voluto leallstc al potere centrale. Il massiccio pcndolarlato Italia-Francia — che Parlgi'e Roma tesero costantemente a sminuire nei rilievi statistici, spiega Renata Alilo — ne costituisce la miglior riprova. Una frontiera «estranea», disegnata sulla carta e basta. Neppure i reticolati fascisti riuscirono a renderla invalicabile: la migrazione continuava, limitata, sotterranea, ma vitale. E i primi disertori, tre anni avanti l'8 settembre, furono coscritti valligiani. In quella guerra delle Alpi, sparare a un francese che parla- va il loro stesso patois era bestemmia, come offendere 1' amico o violare la parola data. Molti in Francia c'erano andati bimbi, messi all' asta nel mercati dei servi-pastori (Barccllonette), tutti avevano parenti o anche 11 grosso della famiglia là. Dopo qualche giorno, mentre l'offensiva segnava il passo, I «locali» vennero passati a forza nelle retrovie. Dopo il conflitto l'emigrazione riprende vigore. Non c' è più lo spettro-fame che In anni vicini aveva spinto qualcuno a girare il Midi e le sue piazze con marmotte ammaestrate, ma resta la povertà. Norlna Durbano va oltreconflnc per guadagnare qualcosa, ci resterà fin quasi al 'CO. Proprio in corrispondenza del boom, qui come in Valle Orco o nel Canavcsc, la Francia «Terra promessa» sbiadisce a fronte del nuovo mito, l'industria giù nel fondovalle. Dojx) secoli 11 montanare non cerca il suo futuro oltre le creste innevate ma verso la pianura. Dice Revelll: 'I primi anni alla Mlehclin di Cuneo era quasi rissa: tutti volevano fare il 'twtturno' e avere libero il giorno per i campi. Ma non poteva durare. Con i franchi la nostra montagna viveva, con le lire della fabbrica sta morendo». Eppure la Francia resta un amore, pudico ma forte, anche nel 1984 per 1 montanari di Marittime, Cozle e Orale. Un amore contraccambiato. Ieri Cuneo era già piena di ospiti, che l'estate, quando nessuna frazione d'alta quota sfugge alla targa straniera, si fanno marea. Tornano gli emigrati a trovare vecchi e luoghi. »Non vendono neanche uno sjìicchio di terra» mugugna la gente, un po' risentita. Ma quando ci provano è solo peggio, con otto eredi per due Continenti a disputarsi qualche giornata. Il convegno si ferma al '50. Ha messo In tavola contributi ammirevoli come quello di Rinaldo Comba e Michel Vovelle, senza trascurare clementi di primo plano come la canzone popolare (Christian Brombcrger) o anche 11 tema Idillico degli anni caldi 20-25, Un appunto viene da chi, come Sergio Arneodo e «Coumboscuro», 11 suo grup1M>, si è battuto 25 anni per la rinascita linguistica e culturale della «Provenza italiana». 'Hanno sprecato l'occasione di parlare alla gente delle nostre valli, preferendo chiudersi in un teatro, fra specialisti. Enrico Benedetto

Persone citate: Audisio, Caterina Durbano, Christian Brombcrger, Durbano, Michel Vovelle, Nuto Revelll, Renata Alilo, Rinaldo Comba, Savoia, Sergio Arneodo