Il porto di Genova diventa «Spa» di Paolo Lingua

Il porto di Genova diventa «Spa» La proposta del presidente D'Alessandro ha riscosso ampi coiisensi Il porto di Genova diventa «Spa» Sotto la regìa del Consorzio (che darà una risposta definitiva il 27 giugno) verrà costituita una società di gestione strutturata come una Società per azioni - Ne faranno parte anche i portuali e la finanziaria regionale GENOVA — La .ricetta» per guarire il porto di Genova, il grande malato, proposta dal presidente del Consorzio, Roberto D'Alessandro, all'assemblea dei soci ieri mattina è drastica, ma ha trovato immediatamente un ampio consenso (il suo discorso di oltre due ore e mezzo s'è concluso con un applauso di cinque minuti di tutti 1 mille presenti in piedi), anche se avrà un iter d'applicazione tutt'altro che agevole. D'Alessandro, in sintesi, ha proposto, sotto la regia del Consorzio, ente pubblico coordinatore e programmatore supremo, la costituzione d'una -società di gestione», strutturata come una normale società per azioni privata, nella quale oltre al consorzio con tutti i suoi soci (enti loca li, operatori privati, camere di commercio, ecc;) faranno parte la stessa compagnia unica dei portuali, l'utenza, e per la prima volta una rappresentanza della Regione, ente che non è socio del consorzio, tramite la finanziaria regionale. La nuova «società di gestione» cui è attribuito un ruolo strategico» generale, si articolerà a livello operativo in «unità di servizio» (telematica, edile, smistamento merci, gestione magazzini, ecc.) e in «unità operative», ovvero altrettante specializzate spa (traffici specializzati, merci varie, rlnf use petroli, aeroporto, turlstlco-commerciale, ecc.) D'Alessandro s'è impegnato a realizzare, entro la fine del 1984, se otterrà il placet dell'assemblea consortile che stata convocata per il 27 giugno prossimo proprio per discutere il progetto, la nuova società di gestione consortile, tre delle «società operative» e tre delle «società di servizio». Lo scopo del nuovo presidente è di recuperare, attraverso un nuovo assetto del porto in strutture manage riali, competitive, produttive che mirino all'efficienza e al profitto, non solo la fiducia «degli organismi centrali» ovvero del Governo, per gli investimenti in opere pubbli' che, ma soprattutto la possi billtà di far rientrare in porto le forze e le risorse dell'im prenditoria privata e, di conseguenza, il credito, sia agc volato, sia ordinarlo. D'Alessandro s'è dichiarato sicuro che la città ha le risorse per uscire dalla crisi e ..che sarà possibile «ricostruire Genova attraverso il porto» superando un passato di «assistenzialismo» per il quale — ha detto — «Non 7ui sento portato». La relazione del presidente era molto attesa è stata seguita da oltre mille persone. C'erano tutti gli esponenti del mondo economico e politico ligure, 1 rappresentanti di tutte le categorie economiche e, per la prima volta, una folta presènza di dirigenti dei sindacati pprtuali e .della compa-. ghia ùnica degli scaricatori! Erano presenti anche rappresentanti delle camere di commercio di Torino, di Milano, del Comune di Milano e il sindaco di Torino, Diego Novelli, che al termine ha definito la relazione di D'Alessandro: «Un progetto molto interessante, tutto proteso allo sviluppo». D'Alessandro ha parlato per oltre due ore e mezzo, leggendo una relazione di 96 cartelle, corredata da una trentina di diapositive e grafici che sono stati proiettati su uno schermo grande alle sue spalle, nella suggestiva sala dugentesca detta «delle mercanzie» in Palazzo San Giorgio, mentre per tutvo l'edificio per 1 presenti che non avevano trovato posto in sala; la relazione è stata trasmessa con televisori a circuito chiuso. Hanno destato una viva emozione le argomentazioni che hanno preceduto l'annuncio della 'profonda rivoluzione* dell'assetto del porto: ••Seppelliamo definitivamente qui il «binomio» (vecchio sistema organizzativo che vedeva sullo stesso piano, senza organizzazione im¬ prenditoriale, 11 consorzio e la compagnia degli scaricatori, ndr), «formula divenuta mortale per Vesercieio dell'autorità consortile, e impotente ad attrarre clientele internastonali». Il presidente ha svolto una parte centrale; assai dettagliata, per rldlsegnare l'as- setto urbanistico e produttivo dello scalo in zone omogenee, con' demolizioni, nuove strade, nuovi varchi d'accesso. Ha- confermato l'abbandono del porto-emporio medloeva)e che diverrà, in ossequio al plano regolatore di Genova, un centro turistico e commerciale, relnserlto nel tessuto urbano e ha confermato che entro il 1989, sarà pronta la prima parte di Voltrl. Per chiudere le «falle» del passato (il passivo di cinquecento miliardi), per ricostruire la nuova struttura e tripli-, care 1 traffici occorreranno otto anni e si arriverà alla fatidica data del 1992. D'Alessandro liti insistito sul ruolo di Genova nel Mediterraneo, puntando alla razionalizzazione, alla specializzazione del lavoro all'interno dello scalo e alla lotta contro 11 parassitismo c'alia burocrazia. Per questo ha chiamato «tut-> te le parti in causa» (lavoratori, imprenditori e classe politica) a un «patto istituzionale» che abbia come fine la ripresa di Genova che, nella crisi dell'industria, può venire soltanto dai traffici marittimi. Paolo Lingua Genova. Per il porlo forse una svolta verso l'efficienza

Persone citate: D'alessandro, Diego Novelli, Roberto D'alessandro