I poveri ricchi di Danimarca di Tito Sansa

1 poveri ricchi ili Danimarca Viaggio nell'Europa che voterà per il Parlamento di Strasburgo: l'austerità ha cambiato la vita dei danesi 1 poveri ricchi ili Danimarca I 5 milioni di abitanti hanno un reddito superiore alla media europea ma le tasse sono arrivate al 55 per cento - «Abbiamo la più bassa densità di automobili: la gente ormai si muove in bicicletta» - La «cura» del governo conservatore (il primo dopo 80 anni) è dura ma sta dando buoni frutti - E il sindacato sciopera perché otto «ribelli» non hanno versato la sovvenzione ai socialdemocratici DAL NOSTRO INVIATO COPENAGHEN — -Stre)ke* (sciopero) è la prima parola In lingua danese che 11 forestiero ha Imparato nelle scorse due settimane sbarcando all'aeroporto di Kastrup. Erano In -strejke* gli addetti ai bagagli, sul piazzale non c'era ombra di autobus, chiuse erano le pompe di benzina sulla via verso 11 centro, nel modernissimo «Rlgs Hospltalet» dai corridoi chilometrici (dove ci si sposta sui pattini a rotelle) erano fermi 1400 infermieri e portantini e 400 pazienti erano stati respinti. Su Copenaghen, inondata dal sole e spazzata dal vento, incombeva un'aria da catastrofe imminente. Motivo dello sciopero è stata la dimissione di 8 autisti dal potente sindacato «LO» (1 milione e 300 mila iscritti su una popolazione attiva di 2 milioni e mezzo di persone) per non pagare il contributo al partito socialdemocratico, obbligatorio per vecchia tradizione, e creare un sindacato Ubero. L'astensione dal lavoro non è avvenuta per solidarietà con i colleghi ma, al contrario, per obbligare co storo a rimanere e a pagare. La magistratura del lavoro non è intervenuta. E il governo di centro-destra del conservatore Poul Schlueter, se ne è lavato le mani, dicendo di non voler interferire in un conflitto di lavoro. La pace è tornata sabato scorso, quando l'azienda dei trasporti del comune di Copenaghen ha licenziato in tronco gli otto riottosi. E con la pace una sorpresa. Da un referendum indetto tra gli iscritti al sindacato dei conducenti di autobus (quelli che avevano paralizzato per due settimane il traffico) è risultato che il 69 per cento è contrarlo al pagamento obbligatorio di un contributo al partito socialdemocratico. Perché diamine dunque hanno scioperato, se la pensano come i ribelli? «Per opporsi o uno manovra politica del padronato, dei conservatori e dei liberali al governo, mirante a indebolire il sindacato e il partito socialdemocratico — dice Peer Carlsen, direttore degli affari Internazionali del LO —. E per far rispettare le regole:. -Per poca consuetudine con lo strumento dello sciopero, per una distorta interpretazione della libertà sindacale, forse per ingenuità ed euforia primaverile*, dice Invece Per Socrensen, un piccolo industriale che ha esperienza di lotte di lavoro in Italia, in Francia e In Gran Bretagna. La pace sociale, la tranquilla convivenza tra padronato e sindacati, è infatti uno dei pilastri della Danimarca. Diffusa in tutti gli strati della popolazione è la fiducia nello «Stato che funziona», «i danesi — mi dice un diplomatico — ne sono fieri come noi per la vittoria ai mondiali di calcio*. E si che Poul Schlueter (il primo capo di governo conservatore dopo oltre 80 anni) ha fatto ingoiare loro molte pillole amare: ha abolito la scala mobile, ha bloccato gli aumenti salariali al 3 per cento (con un'inflazione superiore al 6 per cento), ha tassato le pensioni, ha ridotto 11 sussidio di disoccupazione e le sovvenzioni al Comuni, ha taglieggiato 1 benefici di malattia e compiuto altre .malefatte» ancora. Schiacciato da un debito pubblico di dimensioni «Italiane», oppresso da un Indebitamento estero astronomico, pari a un terzo del prodotto nazionale lordo (quasi 20 miliardi di dollari, circa 4 mila dollari fin dalla nascita per ciascuno del 5 milioni di abitanti) e pertanto di molto superiore perfino a quelli del biasimati Brasile, Argentina e Messico, tanto che le grandi banche internazionali hanno degradato la Danimarca tra l Paesi «non affidabili» e «ad alto rischio», rifiutandole ulteriori crediti. Costretto a Indebitarsi a lungo termine per pagare a breve, due anni fa il socialdemocratico Anker Joergensen capi che non ce l'avrebbe fatta e gettò la spugna, passando la mano alla coalizione di destra di Poul Schlueter. E questi varò 11 programma di austerità al suo popolo abituato a vivere al di sopra dei propri mezzi. Con 11 ritiro di Joergensen — un'ammissione di fallimento del modello di socialismo scandinavo — ci si aspettava l'Inizio di dure lotte sociali. E Invece non accadde nulla. Il potente sindacato LO (che per decenni era vissuto in osmosi con 1 governi socialdemocratici e ha preso l'abitudine a un rapporto «morbido» con il governo) accettò appena mugugnando la dolorosa cura Schlueter. *Come mai — domando al sindacalista Peer Carlser. — voi paralizzate il Paese per otto autisti che non vogliono sovvenzionare un partito che non è il loro, e non scioperate quando vi riducono il salario reale e i sussidi, quando tagliano i bilanci del Comuni, delle scuole, degli ospedali e vi aumentano le tasse?*. -Siamo in democrazia — risponde 11 sindacalista — e accettiamo le regole del gioco, soprattutto quando ci rendiamo conto che il sacrificio sert>e al Paese. Abbiamo già ac¬ cettalo il prolungamento per altri due anni, fino al 19*7, del blocco delta scala mobite*. E poi, un po' pedagogo, un po' per celare l'Impotenza del sindacato danese, aggiunge con tono aggressivo: -Conosco Lama, so come la pensa. In aprile avete scioperato, un milione di persone ha dimostrato a Roma. Ma è forse cambiato qualcosa in Italia? Servono a qualcosa gli scioperi? E' qui clic sta il problema*. Non soltanto non hanno scioperato né hanno dlmo- strato per le piazze i danesi. Chiamati alle urne 11 10 gennaio, hanno ridato la fiducia a quei partiti della coalizione borghese che gli avevano Imposto la politica di austerità. E' venuto il momento del sacrificio*, ammette anche 11 sindacalista Carlsen. E Per Soerensen, l'industriale con esperienza internazionale, dice che -il sindacato ha reagito benissimo, riconfermando la sua fiducia nel padronato e nello stato sociale*. In quanto al sacrifici, aggiunge: La Danimarca viene internazionalmente sopravvalutata. Sulla carta, a guardare il reddito medio, è tra i Paesi più ricchi d'Europa, ma poi, quando gli portano via il 55 per cento di imposte, in tasca al danesi rimane ben poco. Non a caso abbiamo una delle più basse densità di automobili, e la gran massa si muove in bicicletta*. La «cura Schlueter» comunque ha fatto 11 miracolo: 11 tasso di inflazione è stato contenuto, i tassi di interesse sono scesl, favorendo gli Investimenti, la corona è stata rivalutata, la Borsa ha raddoppiato In un anno. La linea imposta dal governo — sacri fleto e risparmio — è stata accettata dal danesi. Anche per questo motivo ha trovato consensi la riduzione delle spese per la difesa (31 mila soldati In tutto), diventata la penultima voce nel bilancio. E la tesi dello svedese Olof Palme, di creare una zona denuclearizzata dalla Scandinavia al Balcani, 11 alletta. Non dispiace neppure al go verno che — benché di cen tro-destra — rifiuta di pagare le spese per l'Installazione degli euromissili (peraltro non sul suo territorio) a cui si è impegnata. Tito Sansa Comuni» Europea