La dea dei silenzi

La dea dei silenzi DOMANDE SULLA STATUA DI BUTRINTO La dea dei silenzi Nell'attuale voga dei Mulinali finitici c del Do il yoursclj vedo che manca un qualsiasi titolo relativo agli artifizi retorici utili nel corso di una polemica; precisamente quei sotterfugi grazie .ai quali, fingendo di dar seguito ad una domanda, si risponde in modo deviato e tale da confondere I' ignaro lettore o ascoltatore esterno sui reali termini della questione. Insegnamenti su cavilli e stratagemmi di quel tipo non mancano, se ben ricordo, nei testi di retorica classici, e persino nel De re oratoria di Quintiliano; ma, dato il tempo trascorso da quando lessi quell'aureo libro, non ne saprei adesso citare con precisione pagina o capitolo o anche tomo. Ma se c'è chi si interessa all'argomento, prego rileggersi il mio articolo su Ut Stampa del 1" maggio scorso, relativo alla sottrazione di uno dei ca polavori del Musco NazionaleRomano, la Dm di Butrinto. donata ufficialmente da un noliUaGtagiatmuItcomosaagil•l(tpMapnèsIccapo di Stato sovrano, ed ora vrestituita (secondo modi e prassi non ben chiari) all'Albania. Dato che una ratinatone del genere non è contemplata da nessun trattato internatio naie, e dato che esistono preci se leggi sul patrimonio artistico statale (o della (olletti»itì,\^per usare una parola cosi cara a certa sinistra o sedicente tale) io ponevo alcune doman de inequivocabili: da chi è partita la proposta di alienare un marmo di tale importanza? La proposta è stata discussa dal Comitato di settore? In base a quali leggi il marmo, la scultura è stata depennata da la proprietà dello Stato Italia no? Quale ruolo ha avuto nel-1 la vicenda il soprintendenteAdriano La Regina? lì' davvero straordinario (e indicativo dell'attuale clima in cui versa la pubblica opinionedelia Capitale) che di fronte ad-«niepisodio di ulc,gravità non si sia levata neppure una voce -d'appoggio; Non sor prende il silenzio degli archeo logi nostrani (notoriamente chiusi in torri d'avorio conformiste o legati a carrette politi lizzate); più che sorprendente e dirci sbalorditivo e sintonia tico, è un articolo apparso su // Messaggero di Roma del 5 maggio, che costituisce l'unico e solo cenno di ricevuta del mio scritto. Indicativo è innanzitutto il titolo: Gli aliane si. una «eluvi e tanto chiasso, la cui ultima parte sottintende i completamento del titolo del dramma di Shakespeare da cui deriva: per nulla. Much ado abolii nolhing, Molto rumore per nulla. Ci si sarebbe attesi il con trario, Mollo silenzio per un fai lo inaudito, ma la scelta stessa, denota l'intenzione di affossare la vicenda. L'articolo è dovuto a Fabio Isman, che si è recato al ministero dei Beni Cultura li, dove si dice che la storia e vecchia e non la ricordano molto. Risale ai tempi in cui era miniUro Vincenzo Scotti; forse andò egli stesso, con il soprintendente Ixi Regina, a rati taire la s cult ti ra agli albanesi. Dunque, una vicenda cosi lontana che al ministero la ricordano vagamente; afferma zione davvero straordinaria, specie quando si apprende, ne secondo incontro dell'lsman (quello con leCssidIrqmmttattualc direttore del Museo Nazionale) che la Dea è rimasta a Roma sino a verso la fine dei 1981. C'è solo da invocare una pubblica sottoscrizione, che raccolga i fondi coi quali sottoporre i funzionari del ministero ad una intensa cura per il rafforzamento della memoria. * * Scherzi a parte, le risposteraccolte dall'lsman indicano lacattiva coscienza. liceo il direttore del Musco, Pier Antonio Guzzo, avvilire l'importanza del marmo: una replica... come nel mondo ve ne sono a decine... non era eccezionale... una lesta slaccata dal busto, nemmeno una statua completa... e così viaTanto per essere precisi, rammentiamo che la Dea era esposta nel dopoguerra nel Sa Ione dei Capolavori del MuscoNazionale; ma si sa, minimizzare costa poco, e ricordo daver incontrato un tale che mdiceva, a proposito di sua figlia, è vero, a dieci anni ha asscusinolo sua nonna, ma era unapovera veccliia malata e non è /'/caso di far tanto rumore. Il soprintendente La Regina non è stato interrogato da Palio Isman, perché eia negli Usa; invece è stata registrata a risposta del prof. Giorgio Gullini, presidente del Comitato di settore per l'Archeologia, e le sue argomentazioni asciano interdetti. Intanto, non tpisco lo scandalo. lì chi ha mai fatto scandalo? Io sono un cittadino della Repubblica Italiana, che vuol rendersi conto della gestione del patrimonio artistico nazionale: è olpa far domande? E' illecito saper qualcosa sui modi di agile dei funzionari pagati con il denaro pubblico? Diciamo •libito che si trattava di un dono (trinilo di Zog a Mussolini. C'è da osservare che, se la proprietà del marmo era di Mussolini, è stato restituito agli albanesi un oggetto af partencnte agli eredi Musso! ni; con qual diritto? La verità è che la Dea tra stata passata subito in proprietà dello Stato Italiano, e recava, sin dall'epoca del dono, un numero di in¬ ventano del Museo. Incredibi \^Uo le è poi l'affermazione del Cìullini che il dono sarebbe stato di poco precedente all'amia sione dell'Albania all'Italia. Il lono è del 1928, l'annessione del 1939; evidentemente i irof. Cìullini pensa clic gli Italiani non conoscano la storia, oppure egli ha nozioni Ma ancor più singolare t quel che segue, e cioè l'aftermazione di quel che egli chia ma un fallo di principio: quel the si trova in uno scavo appartiene al Paese dove lo scavo avvie- nls l ne e non a chi lo scavo ha degnilo, lo (continua il Gullini) sono ventanni che lavoro nel/' Irai: e non mi sono mai sognalo di portarmi a casa qualcosa. La verità è che si tenta qui nascondere un fatto preciso, cioè gli accordi che sempre ntcrvengono tra scavatori e governo del territorio in cui avviene la ricerca archeologica. Che in Irak la Missione italiana non abbia avuto nulla dei reperti è perché gli accordi ufficiali erano in tal senso; altrove invece una parte delle cosescoperte spetta a chi ha sostenuto le spese dello scavo. Dobbiamo pensare che gli innumerevoli oggetti portati a Roma dall'Ismco, in seguito ,igli scavi nel Pakistan eseguiti lai compianto prof. 'l'ucci e lai suoi allievi, siano frutto di rapina? Oppure gli affreschi di Dura Iìuropos oggi nella Yale University? O gli splendidi mosaici ritrovati in Antiochia ed esposti a Worcester, a Baltimora e altrove? * * lìnorme è infine il sostenere che la mutazione del marmo li Hutrinto sia stata sollecitata la un fatto di correttezza, proprio nel momento in cui, sulla base di un principio analogo, chiedevamo agli Usa la ratinizione dtl famoso vaso etrusco di El/fronio. Ogni commento è inadeguato: il prof. Gullini presidente del Comitato d settore per l'Archeologia, pone quindi sul medesimo piano una grave violazione della leg ge (come fu l'esportazione clandestina del vaso di lìufronio) con un atto perfettamen te legale quale fu il dono del marmo, eseguito da un mo narca regolarmente accreditato presso tutte le capitali. Quan to alla logica implicita in tale lagionamento, non c'è davvero da complimentarsi. lì infine se è vero che la Dea di liutrin to con la documentazione archeologica dilla città di Roma, cui il Minto delle 'fertile l dedicato, "■non c'entra proprio• per nulla, vuole il prof. Gullini farci sapere le sue vedute sulla Venere di Cirene! Attendiamo di co noscerle, debbono essere intc ressanti. Ma siamo certi che non ci perverrà nessuna risposta; piuttosto, molti chiedono il parere del ministro dei Meni Culturali su questa inaudita vicenda. Ci consenta l'on. Gullotti di sollecitare il suo personale intervento, tranquillizzando chi esige dati precisi, cioè la fonte della proposta, I' iter seguilo, e gli atti di legge grazie a cui è stato possibile togliere dal patrimonio dello Stato la Dea. Le risposte raccolte da Fabio Isman aumentano, anziché diminuire, i gravi sospetti sulla questione. Federico Zeri