La domenica appesi nel vuoto con i matti del free climbing di Alberto Papuzzi

La domenica appesi nel vuoto con i matti del free climbing La domenica appesi nel vuoto con i matti del free climbing LE mani sulla roccia, 1 piedi calzati in scarpette colorate di tela e pelle con suola flessibile di gomma liscia, indossando tute leggere o salopette e magliette californiane, col sacchetto della magnesite appeso all'imbragatura. in mezzo al moschettoni, al blocchetti da Incastrare nelle fessure, a dlscensorl, anelli di cordino, fettucce: ecco gli attori della moderna arrampleatura, 1 free climbers che nelle giornate festive affollano le pareti di calcare nell'entroterra di Finale Ligure. Si esce dall'autostrada Savona-Ventlmiglia al caselli di Foglino o di Finale e si entra In questo pezzetto di Liguria, non più di 10 chilometri quadrati. Battuto dal vento di scirocco, odoroso di profumi marini, verdeggiante di macchia e irto di rovi, è sicuramente il luogo più famoso in Italia per quel nuovo sport di massa che è l'arrampicata. Per 11 profano, roccia significa ancora alpinismo. La figura dell'arrampicatore è ancora quella consegnataci dalla tradizione: scarponi di cuoio a suola rigida, calzettoni di lana grossa, calzoni alla zuava, camicia a scacchi, zaino, casco, giacca da montagna, e passaggi acrobatici sii scalette di corda penzolanti nel vuoto. Ma questa è ormai un'immagine d'epoca, come la Ferrari di Ascari o Banali al Tour. Infatti rieccheggia nomi mitici, da Bonattl a Cassln, da Maestri a Rebuffat. Anche allora si arrampicava, In Inverno e nella mezza stagione, sulle corte pareti del più bassi insediamenti rocciosi, le cosiddette «palestre», ma solo per allenamento in vista delle grandi Imprese In montagna. Oggi, invece, l'arrampicata di palestra è un'attività autonoma, separata dall'alpinismo. Oggi si arrampica dappertutto: sugli scogli, sul massi, sui muti. Quello che conta non è conquistare una cima o vincere una parete, ma competere con se stessi e con gli altri In una successione di singoli passaggi. Questa arrampicata, spoglia di eroismi, svuotata della retorica, affascina 1 giovani per un'idea di liberta, di rottura con i valori tradizionali e le gerarchie, che si materializza nel look del divi del climbing, i Berhault, gli Edllnger, della scuola francese, e 1 Manolo o 1 Marlacher; qui in Italia, tutti Immortalati dal poster in quadrlcromla,calzonclnl corti, una fascia per 1 capelli e via nel sole. La storia di Finale e delle sue rocce coincide con la storia di questo divorzio tra alpinismo e arrampicata. Le prime vie furono aperte i In arrampicatore sulla «Testa dell'elefante» e la mappa delle vie sulla «Rocca degli uccelli» :'M'-"' alla fine degli Anni 60, da un piccolo gruppo di scalatori guidati da Olannl Calcagno e Alessandro Orlilo: fu un colpo di fulmine, un innamoramento esplosivo. Quel calcare lavorato e scavato dal vento e dal salso, ricco di minime ma salde rugosità, verticale come 1 campanili dolomitici, con placche lisce rotte da fessure altrettanto lisce, rappresentava una straordinaria possibilità per ripetere anche In Italia le esperienze di nuova arrampicata compiute sugli scogli d'arenaria In Inghilterra, nel leggendario californiano Yosemite, o tra gli arabeschi delle Calanche In Francia. In quindici anni, su queste bastionate che contornano gli altipiani di Verezzl, di Perii, della Rocca Carpane», di San Bernardino, della Rocca di Corno, sono state tracciate più di duecento vie, per un totale di 30 mila metri di arrampicata, come documenta un bel libro La pietra di Finale, di Orlilo e Parodi, che ha 11 raro merito di offrire anche del suggestivi Itinerari escursionistici lungo 1 sentieri che conducono da una parete all'altra, da Pertl a Planarella, da Monte Cucco a Corno, attraverso chiesette medievali, ponti romani, cave e grotte, lastroni miocenici, un castrum del Barbarossa e le guglie dei «Frati». Una delle ragioni di fascino di questo teatrino dell'avventura è proprio il contrasto' tra la mitezza del paesaggio mediterraneo, la dolcezza del vecchi villaggi, questo sapore di terra antica, di luogo remoto nella memoria delle generazioni, con 1 suol riti, le sue «plole» e gesti lenti del contadini, il silenzio della terra crepitante, appena ci si è allontanati un poco dall'autostrada, e l'audacia, la sperlcolatezza, talora la violenza dei percorsi di arrampicata, con quelle denominazioni che svelano i retroscena culturali del climbing: «Zone perviene», «Ombre blu», •Aspettando 11 sole» ; «Mura di Anagoor», fino a «Dan-; clng Dalle», un exploit di Berhault, 20 metri sul mare, con difficoltà 7' secondo la scala francese, vale a dire IX grado secondo la scala tradizionale. C'è anche 11 rischio che l'assalto degli arrampicatori travolga l'assetto naturale e la configurazione storica di questa zona ancora magica, con le sue alture, gli improvvisi avvallamenti, gli anfratti, le erosioni. 1 pini mediterramel In cima al- ' le rocce. Ogni week-end, soprattutto In primavera, giovani e meno giovani arrivano a frotte, dal Piemonte, da Genova e La Spezia, da Milano, dalla Toscana, per¬ fino dal Trentino, perché a Finale non c'è la neve e si può arrampleare tutto l'anno. Comitive del Cai, scuole di roccia, gruppi studenteschi, scalatori famosi che vogliono allenarsi sulle massime difficoltà: tutto un mondo, in cui si ripetono 1 fenomeni tipici del consumo di massa, dal superaffollamento alle mode, dalla competitività al conformismo (per fine settembre è previsto un congresso Internazionale). Le attrezzature sono ancora minime e di buon vecchio stampo casalingo. Il posto di ritrovo, di ristoro e di pernottamento più frequentato è la Locanda del Rio; a cinquecento metri dal casello di Ferllno. VI è la possibilità di sistemazione anche presso molte case private. Nelle osterie si mangia alla buona e a prezzi modici. Ma la coda delle macchine, alla base delle pareti, sembra ogni domenica più lunga. Aumentano tra roccia e roccia gli Improvvisati depositi di lattine. E alla sera della domenica quando la luce del tramonto corre radente gli ultimi ai-pigli mentre già la massa degli arrampicatori scende per 1 sentieri tra un clangore di ferraglia, la pietra di Finale sembra finalmente respirare. Alberto Papuzzi

Persone citate: Alessandro Orlilo, Ascari, Barbarossa, Berhault, Foglino, Parodi