Bertolucci: la mia Parma è una rosa nella camera della storia di Nico Orengo

Bertolucci: la mia Parma è una rosa Bertolucci: la mia Parma è una rosa nella camera della storia PARMA — -Era finito da dieci anni. Stava in un cassetto, pensavo che si potesse leggere solo in casa, fra i miei. Erano centinaia di pagine, un mare orizzontale difficile da navigare... poi è successo qualcosa, sono stato da un medico, ho diviso il poema in tre parti, ho lasciato che uscisse». Attilio Bertolucci, »in questa plaga mediana fra Po i e Appennino in cui si apre Parma come un fiore», si gode il distacco, dopo ventotto anni, dal suo romanzo in versi La camera da letto (Garzanti, pagine 254, lire 20.000). Uscito da pochi mesi ha conosciuto attenzioni e riconoscimenti, diffusione sul grandi mass-media, come assai raramente può accadere ad un lavoro in versi: è stato ristampato e questa sera gli verranno consegnati i 10 milioni del Premio Biella. Ma quello di Attilio Bertolucci è anche un caso atipico nella letteratura del secondo Novecento, di un poeta che si «mura» per 28 anni fra le stanze di un poema, per uscirne solo nel '71, con una superba raccolta di poesie Viaggio d'inverno. Una sfida a quel «genere», il poema, che Poe considerava impossibile da sostenere, destinato a cadute di stile e di tensioni, e i cui ultimi grandi esempi, ricorda Bertolucci, sono stati YOneghin di Puskln, Alettone di D'Annunzio, i Cantos di Pound. Ma la sfida al poema era complicata anche da una sfida verso se stesso e verso un ambiente culturale del quale.Berto-.. lucci'faceva amichevolmente parte ma' restandone «poeticamente» indipendente, fuori da correnti e mode. Attilio Bertolucci (Foto Orlando) Nato vicino a Parma, a San Lazzaro, nel 1911, Attilio Bertolucci fin dalla sua prima raccolta Sirio, che è del '2&, si dimostrava estraneo all'ermetismo a favore di una lingua naturale, che indaga il tempo, che si smorza nel paesaggio del quotidiano e dell'esistere, e che più tardi, da La capanna indiana, del 1955 a Fuochi in novembre, ritessera e frantumerà nei ritmi e nei toni crudeli dell'ansia. Ma l'esiguo numero dei versi, la voluta marginalità, il nascondersi o l'esser nascosto fra i «minori» del Novecento costituisce per Bertolucci la carica morbida, lenta, per affrontare una *longue réverie divisée en chapitres», quella che sarà La camera da letto. E' 11 1956, l'unico «romanzo» che Bertolucci finora ha scritto è una poesia lunga nove versi, ma 11 nuovo «romanzo in versi» «avrà il tempo che avrà<, ci devono stare dentro storie di generazioni, transumanze di pastori, le immigrazioni, dall'Appennino alla Toscana, degli avi del poeta, nascite, matrimoni e morte, 1 grandi cambiamenti dell'Italia contadina, la costruzione araldica della vita e della conoscenza, immersa in una «pietas» virgiliana. • Se si sente questa "pietas virgiliana" — dice Bertolucci — non è frutto di un calcolo. Il libro nasce da un atteggiamento onirico, è il frutto di una stagione di felicità e di crisi. Viene dall'interno. Forse sentivo la stanchezza per la perfezione della "piccola lirica". Volevo infrangere il tabù del poema. Inseguivo il grande amore della mia vita: Proust, anche se lut, al contrario di me, è uno scienziato moralista, commenta le cose, io le offro soltanto». Un lavoro continuo: una tensione a strappi? Bertolucci ha un sorriso celeste, dice: »No, no, a strappi. Magari per due mesi, in paese, lavoravo lamattìna di continuo, passeggiando fra i boschi, con grandi quaderni, poi lasciavo il pomeriggio all'ozio e alla dissipazione. Il giorno dopo rileggevo le mie sequenze. Un, verso nasce dall'altro finché una mattina sento che la sequenza è finita, che è arrivato l'ultimo verso. L'ho scritto cosi, fra continuità e intervalli, in campagna, al caffé. Il posto che lio usato di meno è lo studio di casa. Bernanos non diceva di scrivere in motocicletta? Io sorrido quando sento dire: "una fatica di trent'annl"...». A tanti anni di distanza l'esclusione che fecero della sua opera Contini e Sanguinei i nelle loro Storie della letteratura, che effetto le fa? «Atei coso di Contini — risponde Bertolucci—rimane un mistero. Ma si sa, Contini si infiamma per Albino Pferro che scrive in lucano... è cosi. Per Sangutneti è diverso. Fu una chiusura di tipo neoavànguardistico, di movimento. E lo — Montale lo aveva ben compreso — sema teorizzarlo avevo a suo tempo già preso le distanze dall'ermetismo o dalle posizioni accademiche. Amavo Gozzano in anni che, a dirlo, c'era chi si sbellicava dalle risa. Apprezzavo che un avvocato torinese scrivesse ciò che scriveva, negli stessi anni in cui tuonava Marinetti». B' vero che lei si sente 11 meno leopardiano fra 1 poeti del '900? ET giusto 11 richiamo, soprattutto per «La camera da letto», a Pascoli? «Alo — dice Bertolucci —, i poeti che ho letto di piti sono proprio Leopardi, Baudelaire e D'Annunzio. Forse ho cercato di forzare Leopardi alla mia poetica. Con Pascoli c'è una condizione sociale e agricola comune. Ma di Pascoli mi interessa il traduttore dei latini e di Omero, non il poeta plurilinguista, cosi come amo il Baudelaire meno demoniaco e, di D'Annunzio, le "Laudi"». Ma questa «rosa gialla primamente guastata da nebbie e da vespe», questa Parma, di cui lei parla, esiste o è una città inventata? «£' vista — risponde 11 poeta —da chi ci è nato, ma vissuto anche altrove, da chi parte e poi ritorna». B la storia, quella che tocca con temporaneamente, molti destini, non.rimane , uno sguardo, un accenno fra 1 sentimenti? Bertolucci dice di no. nel suo poema la storia si muove con nomi di oggetti, i primi trattori, le prime stufe elettriche, le nuove architetture liberty di Salsomaggiore, gli Impermeabili burberry, fra 11 ricorrere delle stagioni, il ciclo della vita. « La storia—aggiunge—non tocca in modo eccezionale le famiglie. Forse è il mio modo di essere che vede cosi». Ma la Storia, per gesti, a frammenti scaglia le sue punte nel grande affresco di famiglia, fra campagna e città. Ci sono, nella «Camera da letto», come un bambino li ha sentiti raccontare o visti, 1 primi scioperi, la prima guerra mondiale, 11 dopoguerra, il fascismo, libri e scrittori: la «Gerusalemme amata», Welninger, Rosamond Lehmann, gli echi del dottor Freud che «descrive casi clinici / prolungando il romanzo, moribondo genere», colori di Bonnard, gli Anni 30. «Non ho mai rifiutato la Storia — aggiunge Berto' lucci —. Ci sono quasi pronti altri 15 capitoli, fino agli Anni 50, che continuano la nostra storia. Terribile sarà andare avanti, parlare del trasferimento a Roma. Rao contare questi ultimi trent'anni». Non lo dice, ma, come già in nove versi aveva cominciato il suo «Romanzo», anche di questo «stacco» da Parma, di quest'avventura a Roma, ha già cominciato a parlare nel Viappio d'inverno, con Piccola ode a Roma, dedicata all'amico, oggi perduto, Pier Paolo Pasolini. Nico Orengo