Il miglior Count Basie si trova dall'antiquario del disco

Per conoscere gli assoli del jazzista scomparso Per conoscere gli assoli del jazzista scomparso Il miglior Coiint Basie si trova dall'antiquario del disco sono apparsi in circolazione Love cali di Omette Coleman su etichetta Blue Note, The clarinet, Seven Pleces, The four brother's sound, Western suite di. Jimmy Giuffreper l'Atlantlc e un album doppio dal titolo un po' presuntuoso, Outstanding Jazz compositlons of 20th Century (Columbia) che, alla fine degli Anni Cinquanta, ha riunito varie opere riconducibili agli esperimenti di sintesi fra il jazz e il sinfonismo europeo. no state chieste e ottenute fina a centocinquantamila lire. Si noti che questi dischi, malgrado il prezzo e la condizione talvolta non perfetta, riescono a far concorrenza alle loro riedizioni plii moderne, quando1 ci sono, perché non mancano gli appassionati di un particolare tipo di suono •storicizzato» che gli attuali long playing non si curano affatto di riprodurre. Anche l'antiquariato ha le sue ^novità: Di recente LA fase di stanca dell'industria discografica si è alleata con la generale nostalgia del pubblico per il passato prossimo e remoto, dando luogo a un nuovo mercato fino a poco tempo fa impensabile, quello del dischi d'antiquariato. Tornano a circolare i vecchi long playing di jazz degli Anni Cinquanta, perfino i primissimi, il cui diametro era di venticinque centimetri aneiché di trenta. Se ne liberano tiepidi colleeionistl e possessori occasionali d'America e d'Europa, allettati dagli alti presisi offerti dai rivenditori. Questi organieeano poi delie vere e proprie aste alle quali partecipano per corrispondenza i negozianti specializzati d'ogni parte del mondo. E' appena il caso di sottolineare, dato il meccanismo dell'operazione, che sul banco del dettagliante i pesai piti pregiati possono giungere a livelli astronomici: per un Gii Evans d'annata, per esempio, so¬ PAUL Motian meriterebbe una maggiore attenzione da parte della critica che magari oggi lo elogia come leader ma che ne ha sempre trascurato la figura di batterista. Fin dagli esordi (nella seconda metà degli Anni Cinquanta) Motian Imponeva sulla scena Internazionale uno stile nuovo scarnificato, privo dell'enfasi comune a tutti i suol colleghl grandi e piccoli, dove 11 concetto di «swing» veniva diffuso con tratti originali, talvolta ridotti a strutture quasi informali, lontane comunque dall'usuale, dal consueto. Possiamo infatti affermare che il bebopper Paul Motian (come l'altro bebopper Elvln Jones) ha sempre fatto del «Free» antelltteram, precedendo sul terreno dell'Innovazione 1 8onny Murray, 1 Mllf ord Graves, 1 Rashld All. ' - i centurioni del trionfo sessantottino. Il nuovo disco precisa la personalità di Motian sul versante della composizione e della leadership. Un album di musica moderna organizzata con sapienza e Inten¬ Logicamente, la morte di un maestro come Count Basie, avvenuta il 26 aprile scorso, ha subito prodotto un'intensa richiesta dì alcune rarità, per cui si sono rivisti qua e là gli inestimabili assoli di pianoforte contenuti nel vetusto Decca SUI da venticinque centimetri e i brani orchestrali Anni Trenta proposti da un altro Decca (Count Baste and hls Orchestra, DI 8049). Tuttavia l collezionisti meno viscerali possono.procurarsi lo stesso una discoteca essenziale di Basie senza sottoporsi a ricerche estenuanti. Basta che si accontentino di album in comune commercio come il doppio Super chief■ (Cbs), Count Baste and Ella Fltzgerald (Fontana), The bosses, Prime Urne, On the road, Warm breeze. For the first Urne, For the second Urne (Pablo) e delle numerose opere bastane contenute nei cinque album doppi della Lester Young story realizzati dalla Cbs. f ay genti ma non profetiche. Canzoni come prodotti di un'azienda d'avanguardia. Risposta americana al dilagare del tecno-pop britannico, gli Industry sanno succhiare al presente e al passato tutto quanto è necessario per esprìmere la loro individualità in canzone, e nel contempo sanno che questa individualità dev'essere oggetto commerciabile e quindi adeguato allo «stato del prodotto medio in circolazione». Stupisce questa filosofia da piccola azienda aggressiva in un gruppo esordiente? Ma questo è il nuovo rock, frutto di competenza sonora quanto di lungimiranza commerciale. In questi nuovi rockers la voglia di esprìmersi è tutt'uno con la capacità di fare risultato. Probabilmente non avranno tra le loro file caduti per incidenti automobilistici (come nei '50-'60) né per droga (come nei '60-'70). Sanno gestirsi e sanno cosa vogliono: lavorare e guadagnare con piacere, cercando di dare piacere ai clienti. Non sono più i tempi della Grande Illusione Democratica, quando un camionista come Elvis Presley e un venditore di unguenti da fiera come Little Richard potevano debuttare su disco e diventare esponenti di una rivoluzione estetica e di costume. Oggi bisogna partire bravi ragazzi, colti, professionali, simpatici. Progressisti, ovviamente. Ma poi non ci si lamenti se non si vede più (neanche tra gli Industry) il caratteristico «Chisum»: la faccia della Nuova Star che cambia radicalmente il modo di fare e interpretare, musica. Non si può avere tutto. O l'azienda o la vita. Gianfranco Manfredi Industry: «Stranger to stranger» (Capitol/EMI). ak», l'ultimo Lp

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